La spada di Damocle
Part III sent by Packy and uploaded on data 15/May/2003 03:11:15
Sorseggiando avidamente la sua cioccolata fumante non mi perdeva d’occhio, i suoi innocenti lineamenti facciali tipici di una ragazza di vent’anni nascondevano invece una malignità indescrivibile, e questo lo stavo sperimentando sulla mia pelle, l’immenso piano in marmo levigato del bar della cucina faceva da cornice ad una mia prossima battaglia, che ahimè, avrei perso da li a poco, appoggiata l’immensa tazza della cioccolata si era alzata dallo sgabello e pigliando qua e la dalle scansie della cucina in un batter d’occhio imbandì una ricca colazione, c’era di tutto, dalle fette biscottate fino marmellata, Nutella, burro ecc. Io m’aggiravo impaurito e attonito in mezzo in quel nuovo scenario, lei “Allora, non dici niente? Vuoi favorire?…”, notando un mio ostentato silenzio “…Fa niente allora decido io come iniziare, vieni qua, eccoti piccolino eh eh” sollevato per una gamba fui portato sulla verticale della tazza fumante, mi dimenavo come un forsennato, “Non dimenarti troppo, pensa che bello una piscina di cioccolata mhmm” SPLASH, solo a stento riuscii a guadagnare la superficie, non era densa come quella che servono nei bar, però nuotarci, appiccicaticcia com’era, e soprattutto per il calore non era cosa evidente, emersi, non mi fu difficile sentirla ridere e il suoi commenti tutt’altro che benevoli “Oh mi è caduto il biscottino nella tazza, eh eh eh, così è più gustoso…”, uscire da li mi era impossibile, infatti, il bordo non era alla mia portata, la particolare forma a scodella del fondo me lo impediva, cercavo d’arrancare verso l’alto, ma inutilmente a mezz’altezza scivolavo nuovamente verso il basso, vedendomi così disperato disse “Ma dove vuoi andare, aspetta che prima voglio assaggiarti….”, un tremore e il recipiente s’inclinò, lentamente e inesorabilmente la mia caduta verso il fondo ora dava verso il bordo, e in breve tempo mi trovai al cospetto delle sua enorme bocca, non sapevo le sue intenzioni, inghiottirmi certo no, ma quelle gigantesche labbra sporche di cioccolata mi terrorizzavano, oramai vi ero contro, e per non venir risucchiato allargai le braccia e le gambe a croce, da li mi era possibile sentirla deglutire, bevve tutto e allontanando la tazza vi scrutò dentro e ridendo “Eh eh eh, mhmm, mi sa che una leccatina te la devo, così solo per pulirti un pochino, vieni qua, oplà, così va un pochino meglio non è vero?”, capovolgendo la tazza mi aveva riposto sul suo enorme palmo, li non avrei avuto scampo, avevo già intravisto il provocante sporgere della sua lingua, la bocca sempre più vicina e… SLURP “Mhmmm, piccolo, ma buono…” SLURP, posso dire che si deliziò a gustarmi con tutto, se la prese con calma, credo impiegò un’oretta buona a fare colazione, una volta finito mi depose di nuovo sul bancone e fissandomi disse “Allora, credo hai mangiato abbastanza, oggi ho promesso ad una mia amica che mi sarei trovata con lei a studiare, tu potresti accompagnarmi, mentre noi studiamo ci massaggi i piedi, che idea, su forza ora m’aiuti che mi devo vestire…” deposto a terra, proprio davanti ai suoi enormi piedi, guardai verso l’alto, ridendo disse “Tu ora, mentre io mi faccio una doccia, vai in camera mia a prendermi, un paio di slip, la mini e le calze di nylon, e senti portami questi nella cesta dei panni sporchi…” dicendomelo sollevò velocemente una gamba e poi l’altra per sfilarsi le mutandine, me le fece piombare addosso, inutile dire che il puzzo di piedi di poc’anzi era niente a confronto, mi liberai mentre lei stava ancora proferendo con il suo monologo “….su forza ubbidisci, sappi che gli stronzetti che escono con me hanno due possibilità, viaggiare comodi, comodi in un taschino oppure per i più cattivelli e disubbidienti nelle mutandine, scegli tu, e adesso scattare ah ah ah”, le possibilità di non finire nelle mutandine per tutto il giorno erano poche, infatti, trascinare degli slippini maleodoranti fino alla cesta dei panni sporchi, poi correre in camera, e trascinare un indumento alla volta, fino in bagno, era impossibile, comunque iniziai il mio lento calvario, dopo una decina di minuti mi chiamò “Ehi, dove sei, allora le mie cosine dove sono?”, non avevo nemmeno adempiuto al primo compito, ero a metà strada, in un attimo me la trovai sopra, nuda e gocciolante con un asciugamano a mo di turbante in testa, allungando un piede mi scaraventò in mezzo alle mutandine e iniziò a giocherellarmi, inutile dire che la miscellanea di odori, era nauseabonda, mancava fino il respiro e malgrado fosse appena uscita dalla doccia i suoi giganteschi piedi, vuoi anche per le mie minuscole dimensioni emanavano già il loro tipico olezzo.
Non riuscivo nemmeno a ribattere a quanto mi stava a dire, me lo impediva apposta, e lei continuava il suo sproloquio, “Ma che bel topolino abbiamo nelle mutandine, allora vuoi veramente farti una bella giornata in mezzo alla mia peluria, mhmm, il mio piccolo porcellino, O.K. , così almeno ti potrai allenare per stasera, quando ti dovrai fare la mammina…. “ , io con uno sguardo apatico, segnato dall’impotenza, con il tipico gesto la mandai a fa un culo, lei in risposa terminò la sua frase “…a la metti su quel piano, io fossi al tuo posto mi preoccuperei, non hai nemmeno la più la pallida idea di cosa significa dover soddisfare una quarantenne esigente e pure libidinosa. “
I suoi massaggi di piede m’avevano stordito, chinandosi raccolse le mutande con me dentro, afferrai appena in tempo un lembo estremo e in men che non si dica mi trovai ad una quarantina di metri da terra, penzolante ad alcuni metri dai suoi occhi, la stronza si stava divertendo, giocando con la lingua mi sbavò tutto, poi appese gli slip ad un appendi abiti e se ne andò, sicura che da li non sarei scappato, e ne aveva ben donde, infatti l’altezza a cui mi trovavo e la parete liscia, mi impedivano qualsiasi possibilità di fuga, e poi fuggire dove? Una cosa dovevo fare, arrancare negli slip, fino ad poter raggiungere una posizione più sicura, sfortuna volle che la mia precaria sistemazione era proprio nella parte più sporca, malgrado il tanfo, avevo poca scelta. La sentivo canticchiare mentre abbigliandosi si stava preparando ad accogliermi in mezzo alle sue gambe.
Infatti, dopo cinque minuti mi raggiunse con il ghigno di chi sa d’aver il coltello dalla parte del manico, mi pigliò ad una gamba e senza dir niente, sollevò la mini di jeans e con la stessa mano a dita raggruppate allargò l’elastico e una volta sulla verticale mi mollò dicendo “Divertiti e ricordati che se fai il cretino non mi fa niente strapazzarti un pochino con qualche massaggio eh eh eh”.
Il caldo e l’umidità sommate al puzzo vaginale era insopportabile, ma da li non mi era possibile fuggire, gli slip molto attillati e non da ultimo la sua folta peluria m’impedivano qualsiasi movimento. Lei non se ne rendeva conto, ma i suoi normalissimi movimenti, come il camminare, il chinarsi mi stavano letteralmente massacrando, m’accorsi ben presto che il peggio non era ancora arrivato, infatti, il percorrere di corsa, la rampa di scale si rivelò un’esperienza terribile. Sonia non aveva la macchina, e per i suoi spostamenti si avvaleva dei trasporti pubblici, d’altronde in una grande città questo non era certo un problema per lei, ma per me corrispondeva ad una tragedia, di riflesso tutti i suoi spostamenti a piedi si tramutavano in martorianti massaggi, come m’aveva detto, oggi doveva andare a casa di una sua amica per studiare assieme, sotto, il caldo aumentava, era una giornata soleggiata, l’unica mia speranza era che il tragitto fosse il più breve possibile, le mie gambe stavano sprofondando nella sua vagina, vuoi per la pressione delle mutandine, ma anche perché lei si stava bagnando, più mi muovevo più la mia situazione peggiorava. Non so quanto tempo trascorse, percepii le scale dai suoi movimenti, il campanello e poi entrammo, in casa dell’amica, la quale dai discorsi supposi era già a conoscenza del fatto che Sonia amasse trastullarsi con le piccole vittime della madre, i saluti e poi un bagliore e finalmente una boccata d’aria fresca e salubre, non riuscii a proferir parola unico mio riflesso fu l’alzare le braccia verso l’alto, come gesto d’imploro.
L’amica chinandosi “Ohhhh, ma è un tesorino, guarda che carino, su dai vieni fuori, fatti prendere…”, le sue imponenti dita mi avvolsero in una mostruosa morsa, ero viscido e lei di riflesso fu costretta a stringermi più forte, ad un mio grido di dolore mi posò velocemente sul suo palmo, e massaggiandomi delicatamente con l’indice mi tastò tutto il corpo, in particolare si fermò a toccarmi l’uccello, le piaceva, lentamente mi ripresi, non era bellissima in ogni caso aveva un non so che, la ragazza mi affascinava, il suo completino rosso, metteva in risalto il suo corpo, grazie ai provocanti rilievi dei bordi del suo intimo che traspariva, non era bella come la madre di Sonia e forse non era carina come Sonia stessa, ma la sua faccina acqua e sapone abbinata a modi gentili e cortesi completavano il suo profilo di gigantessa gentile. Le sue moine nei miei confronti irritarono non di poco Sonia la quale “Ehi, Nicole io chi sono, senti guarda che ti faccio giocare con le mie bestioline ad un patto e questo lo sai, non è vero?”, Nicole, l’amica, sbuffo e con una vocina triste “OK, avvicinati, ma questi uomini in miniatura mi eccitano di brutto, pensando che gli posso far fare tutto quello che voglio, sai è il controllo su di loro che m’arrappa…” , non ci credevo eppure dai loro atteggiamenti supposi fossero lesbiche, Sonia di sicuro, invece Nicole credo di no, però non disdegnava. Qualche sbaciucchio, alcune carezze sotto i vestiti, io le fissavo allibito sempre bloccato sul palmo della manina di Nicole, con un movimento repentino verso l’alto, e in un batter d’occhio mi trovai all’altezza delle loro bocche bloccato fino alla vita dal pugno di Nicole, sporgevo con tutto il busto erano sempre più vicino alle loro labbra, e improvvisamente una lingua m’investì poderosamente, venni piegato da una parte e poi subito a seguire arrivò puntuale l’altra lingua, in meno che non si dica venni sballottato in avanti e in dietro, mi senti soffocare quando venni raggiunto in contemporanea dalle loro leccate. I quei disgustosi attimi, sentivo solo il rumorio delle loro lingue strusciare sul mio corpo, questo causato dalla loro esagerata e gigantesca salivazione, a tratti mi sentivo perfino soffocare, in più l’ambiente era pervaso da uno sgradevole puzzo di nicotina, evidentemente Nicole fumava, non ero certo a mio agio in quei momenti, al contrario loro, come posso dire, mi stavano assaporando. Dopo interminabili minuti Sania rivolgendosi a Nicole le bisbigliò qualche cosa all’orecchio, mi guardarono e ne risultò un antipatico sghignazzamento, sempre bloccato dalla poderosa morsa di Nicolo venni accompagnato in cucina, una volta deposto sull’immenso tavolo posto al centro del locale, Nicole e Sonia dandomi di spalle aprirono il frigo e dopo aver preso qualche cosa da un ripiano e sempre dandomi di spalle iniziarono a mangiucchiare, ad un certo punto una di loro si voltò verso di me, Sonia aveva in mano un piatto con sopra una gigantesca torta alla crema, realizzai subito le loro intenzioni, in quanto avvicinandosi verso la tavolo, si leccavano le dita in modo molto sensuale.
Era Sonia che dirigeva le operazioni, chinatasi su di me con l’enorme piatto in mano mi disse “Spero che a te piacciano le torte alla crema, non sprecare fiato inutilmente, anche se così non fosse, sappi che a noi due non potrebbe fregarne di meno eh eh..”, Nicole con una delicata presa indice-pollice m’afferrò e una volta sollevato ad un 5 o 6 metri sopra la torta mi lasciò cadere, sprofondai nel dolce, arrancavo come un forsennato, non avevo ancora capito che era peggio, la soffocante panna montata e la morbida e appiccicosa crema vaniglia, mi stavano tirando sotto, mi sentii quasi morire quando una fragola sproporzionata mi rovinò addosso.
Un trambusto, e poi un rumore strano e poi più niente, lentamente mi ripresi e adagio, adagio riuscii quasi ad uscirne, una boccata d’aria finalmente, mi tolsi la crema dalla faccia e finalmente aprii gli occhi, avevano depositato il piatto sull’immenso pavimento in piastrelle della cucina, un attimo di smarrimento e al richiamo di Sonia volsi lo sguardo verso l’alto, restai allibito, il punto di vista era impressionante, a pochi metri sopra la mia testa, Sonia, protraeva il suo gigantesco piede verso me, questo rigorosamente scalzo, lentamente si faceva sempre più vicino, la puzza veniva mitigata dall’asfissiante odore e sapore dolciastro della torta, oramai il suo ditone era a pochissimi centimetri da me, io cercai inutilmente di sottrarmi, ma inutilmente, quella salvezza che poc’anzi avevo conquistato guadagnando la superficie della torta, venne in un lampo vanificata, la pressione era quasi insopportabile, mi sembrava impazzire, con dei titanici movimenti in avanti e in dietro, squartò la torta, trasformandola in una poltiglia sforma, non abbastanza, ci si mise pure Nicole, la quale si stava sbizzarrendo a calciare con le dita dei piedi le fragole sparse qua e la, facendo di me un bersaglio quasi immobile.
Sballottato, e addirittura trascinato nel miscuglio da quelle poderose bordate non avevo speranza alcuna di sottrarmi alle loro sevizie, a turno si cimentavano con quel sadico gioco di piedi, pensavo d’aver visto tutto, ma m’illudevo, Sonia, accomodatasi su uno sgabello, appoggiò il calcagno e con la pianta sollevata e le dita protese verso me m’ordinò “Bene, Giorgino, ora datti da fare con la lingua, puliscimi i piedi..”, io non ne potevo più, la torta o quello che ne restava era gelida, era stata appena tolta dal frigo, e io avevo oltre alla fatica e alle contusioni, avevo appunto anche freddo, stavo tremando non ne potevo più e così reagii “Brutta stronza che non sei altro, va a fa un culo…” , che avesse capito non vi era dubbio, infatti non riuscii nemmeno a proferire altre parole, il suo piede si depositò sopra e lentamente, ma inesorabilmente iniziò a pressarmi, mi sentivo esplodere, era finita, urali come ultima disperazione, ai miei implori, intervenne Nicole, la quale le intimò di fermarsi, ne susseguì una vivace discussione, evidentemente l’amica aveva interessi opposti, allentata la presa, Sonia scostò il piede e mi disse mentre io mi stavo riprendendo da quella terrificante avventura “La prossima volta, ti assicuro che non ci sarà nessuno a salvarti, che ti serva da lezione e adesso comincia a leccare e ora per punizione mi fai pure anche l’altro piede, il quale non è sporco, ma attenzione, li alterni, una leccata qua e poi un’altra la, eh eh eh, così ti sorbisci pure una buona salutare puzza di piedi, pensa che bontà, vaniglia al odor di piedi…” stava andando nel cosiddetto brodo di giuggiole, il tono della voce, da dominatrice, sicura di se come non mai, era anche coadiuvato dai movimenti della sua mano destra, la quale sollevata la mini, era già penetrata sotto gli slip, i quali grazie ad una falsa trasparenza mi permetteva di percepire tutti o quasi i suoi movimenti, oramai, c’aveva infilato pure due o tre dita, la mia situazione la stava eccitando non di poco, l’unica mia speranza era che da li a un attimo oltre ai suoi piedi non le avrei dovuto pure fare la vagina, prospettiva terrificante e eccitante allo stesso momento, ma ero sfinito per permettermi di fare congetture di sorta. Inizia a leccargli le piante dei piedi, come lei m’aveva ordinato, un ombra mi raggiunse, mi voltai e la vidi, Nicole, mi ero scordato completamente della mia salvatrice imponente sopra di me accosciata a gambe aperte, si era accesa una sigaretta e poi quel favoloso completino rosso che normalmente le arrivava fino a metà cosce, ora in virtù di quella posa sul davanti le arrivava a malapena al bacino, si era tolta pure le mutandine, visione stupenda, m’incrociai con il suo malizioso sguardo, sulle prime non l’avevo considerata una bellissima ragazza, però, a pensarci bene, quella sua grazia, abbinata alle sue gesta tremendamente femminili, come l’aspirare con grazia il fumo della sigaretta, la rendeva tremendamente appetibile. Forse la mia fantasia stava galoppando, ma non avevo altro a cui attaccarmi, mi voltai, dopo un severo richiamo di Sonia,e mi ritrovai davanti alle pareti carnose delle sue piante dei piedi. Dopo alcuni minuti di solerte lavoro, mi voltai nuovamente, Nicole ora sempre a gambe divaricate, si era seduta appoggiandosi ad uno dei mobili infissi della cucina e cospargendosi la peluria del suo pube con la crema mi disse “Non stancarti troppo, eh eh, dopo hai un servizietto da fare pure qua…” l’unica mia speranza era che, la panna finisse oppure Sonia inventasse qualche altro gioco. Io alzai lo sguardo e rivolgendomi a Nicole dissi “Non ne posso più…” non finii la farse, Nicole rivolgendosi a Sonia disse “Lo stronzetto ha ragione, fallo diventare più grande, no so 15-20 centimetri, cosa vuoi che faccia, se fa il cretino oppure disobbedisce, uno schiaffo e lo stendo”.
Incredulo Sonia accettò e in breve con l’azionamento del misterioso telecomando il desiderio di Nicole si tramutò in realtà, la mia prospettiva era decisamente cambiata, ora almeno riuscivo ad emergere dalle cosce di Nicole, la quale con un gesto m’intimò d’avvicinarmi, allungò una mano dietro la nuca e con estrema facilità mi accasciò fino a farmi sprofondare nella panna che le ricopriva la peluria, ero di taglia più grande, malgrado questo Nicole al mio confronto era ancora enorme, la stimai in circa 15 metri, mi ero abituato a fare le proporzioni, in quanto, la mia statura a dipendenza dei capricci di Sonia oppure di Francesca variavano di volta in volta. M’aveva bloccato la testa tra pollice e indice e ora mi stava portando a spasso, era impossibile, improvvisamente accadde quello che io temevo fin dall’inizio, con il pollice e l’indice dell’altra mano libera si era allargata le labbra vaginali, e lentamente ma con cinica precisione mi fece arrivare con la testa li in mezzo, in breve mi trovai con la testa completamente inserito, non ebbe difficoltà, bagnata com’era, era quasi un problema ad impedirmi di penetrare, fortunatamente le mie dimensioni mi furono d’aiuto, infatti, lei si limitò a tenermi contro con un dito riposto dietro la mia testa, mi mancava il respiro, e forse perché stufa oppure grazie al mio sgambettare mi lasciò libero, per tutto il pomeriggio le due troiette si cimentarono in performance di svariato genere, di studiare però manco l’ombra. Verso sera Sonia si decisa a farmi fare un bagno, non ne potevo più, per rientrare mi ridusse nuovamente stimai sui 5 centimetri e uscendo dalla palazzina, dopo aver salutato Nicole mi disse “Bene ora a noi due, se non mi sbaglio mi hai mandato a fa un culo, e puoi ringraziare la mia amica, eh eh, ma questa me la paghi, ti avevo anticipato una serata romantica con la mammina, si cambia programma, sempre con lei, ma non più romantica, sai pensavo piuttosto pietosa, stanotte di pentirai d’essere nato o si!”, l’affermazione, detta così da lei, era terrificante cosa aveva in mente, lei vedendomi così turbato “Ti ricordi stamattina, quando ti avevo chiesto di scopare, tu hai pensato bene di rifiutare, e hai visto le conseguenze, sono convinta che sabato prossimo, se ci sarai ancora e bene precisare, m’implorerai, vedi io voglio solo giocare con uomini in mio totale potere, imparerai a strisciare e ubbidire ai miei ordini delle donne, ah ah ha”
Continua...
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