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Mattina

Part V sent by Jryan^ and uploaded on data 21/March/2004 20:12:13


Prima di partire Anna si levò i sandali, li posò sul sedile accanto e poi calpestò di nuovo la frizione sotto il piede nudo. Ingranata la prima fece scivolare l’altro piede fino all’acceleratore e lo ricoprì completamente sotto la pianta. Io osservavo quei movimenti con attenzione e mi sembrava che tutto procedesse a rallentatore, dandomi la possibilità di godermi ogni istante.

Quando Anna partì le vibrazioni del motore e i movimenti del suo piede ( ero sul piede con cui usava la frizione e il freno) iniziarono a far oscillare terribilmente il delfino. Tra l’altro l’aria iniziò a riscaldarsi e l’odore dei suoi piedoni si diffuse per tutto l’abitacolo. Inevitabilmente io iniziai a sudare. Anna guardava la strada e non notò minimamente la mia tensione; avevo paura di cadere sul tappetino, tra i pedali. Le mie mani sudavano in maniera terribile e il delfino d’argento si fece scivoloso. Fu questione di un attimo e persi la presa andando a cadere , leggero come una piuma, sul tappetino sotto il freno. Mi misi a sedere e stavo per alzarmi quando rimasi affascinato dallo spettacolo sopra di me: in primo piano vedevo i piedi di Anna che calpestavano i pedali , poi le sue gambe divaricate scomparivano oltre il sedile. Vedevo il suo bel viso , il suo seno che sobbalzava, insomma, da li avevo davvero una stupenda prospettiva. Ero li a contemplare la gigantessa al volante quando vidi il suo piede destro scivolare via dall’acceleratore e posarsi sul freno , con le dita divaricate per la pressione. Istintivamente mi riparai con le braccia poi però mi resi conto che li non correvo alcun rischio e che il pedale, insieme all’immenso piedone si erano fermati a più di cinque centimetri da me.

Anna si era appena fermata ad un semaforo, guardò in basso e si spaventò vedendo il suo ciondolino vuoto:
<< Ricky! Che fine hai fatto ? >> Io allora uscii allo scoperto , affacciandomi e salutandola da sotto il suo tallone, lei mi chiese:
<< stai bene? >> io annuii sorridendo:
<< ma sei caduto dal ciondolo? >> la domanda era retorica perché Anna si chinò senza aspettare una mia risposta, mi prese per un braccio , stringendomelo tra i polpastrelli delle dita fino alla spalla e mi posò sul sedile passeggeri, insieme ai suoi sandali.
<< Sono più tranquilla se ti tengo li! Tanto non ti da fastidio l’odore dei miei piedi vero? >>

Sorridendomi ripartì, anche perché le macchine dietro di noi iniziarono a suonare il clacson furiosamente.
Il viaggio proseguì tranquillamente, li sul sedile gli scossoni erano attutiti ed io riuscii a starmene comodamente seduto con la schiena appoggiata alla suola interna di un sandalo , che aveva ancora, stupendamente, stampata l’impronta del piede della gigantessa Anna.
Lo studio veterinario era una bella casetta di legno in un piccolo giardino. Lavorava li insieme ad altri colleghi , avevano tutti i tipi di attrezzature ed erano conosciuti in zona per la loro bravura.
Quel pomeriggio Anna era di turno, doveva lavorare fino alle sette, poi sarebbe arrivata la collega a darle il cambio.
Appena arrivati , Anna, mi depositò sulla sua scrivania , poi andò a cambiarsi in uno stanzino. Tornò con il camice bianco ed un bel paio di ciabatte infradito con la suola bassa.
Si sedette comodamente alla scrivania e mi diede una carezza con l’indice, praticamente appiattendomi sul legno freddo.
<< Piccolino , oggi dovrò fare parecchie visite e non so se avrò il tempo di divertirmi un po’ con te, quindi ti lascio qui sulla scrivania, tu cerca di confonderti tra i soprammobili quando entrano estranei..ok? >> io annuii.

<< e poi, se ti comporti bene, più tardi , potrei di nuovo concederti qualche attenzione particolare… >> sorrise e si infilò una mano nelle mutandine, strofinò indice e medio tra i peli della sua figa e sulle grandi labbra e poi me le passò sotto il naso facendomi respirare a pieni polmoni quell’aroma divino. Restai inebriato e voglioso di saltarle addosso.. per un attimo desiderai tornare di dimensioni normali e farmi quella gran bella donna, poi però Anna si tirò indietro con la sedia, si sfilò gli infradito e poggiò i suoi bei piedoni sulla scrivania, davanti a me, facendomi di nuovo apprezzare in pieno la bellezza delle mie piccole dimensioni.
Circa dopo una mezz’ora arrivò il primo paziente: un bel gatto giovane che doveva fare un vaccino. Era accompagnato da una ragazza di circa 18 anni, vestita con mogliettina , pinocchietti e scarpe da ginnastica. Era molto carina , comq non ebbi modo di avere con lei alcun contatto. Me ne restai seduto sulla scrivania a guardare Anna che visitava il gatto sul grosso tavolo di metallo posto in mezzo alla sala. Quando la ragazza se ne fu andata , Anna si andò a lavare le mani e tornò verso la scrivania, mi guardò con malizia e io sperai che avesse intenzione di farmi qualcuno dei suoi servizietti ma , purtroppo , ecco un altro cliente.

Questa volta arrivò una signora sui 43 anni , accaldata e nervosa , con un bel cagnone , un terranova, che non appena entrò nello studio mi vide sulla scrivania ed abbaiò. Fortunatamente era al guinzaglio e ne Anna ne la signora se lo lasciarono scappare.
Le ore passarono lente e io ,annoiato , iniziai a passeggiare per la vasta scrivania, senza nemmeno più prestare interesse alle persone che entravano nello studio.

Fu proprio la mia distrazione a farmi rischiare grosso e a gettarmi in un vero e proprio incubo.

Verso le sei arrivò una ragazza insieme ad un gatto, io me ne stavo seduto sul bordo della scrivania , dalla parte della finestra e guardavo , fuori, gli alberi mossi dal vento e il cielo. La strada sembrava deserta e vi passavano poche macchine. Ero pensieroso e non vedevo l’ora che Anna smettesse di fare quelle visite :
<< potevo rimanermene a casa con Valentina! >> mi continuavo a ripetere. Essere alti 3 centimetri era stato relativamente piacevole fino al primo pomeriggio ma ora, da solo sulla scrivania, le mie dimensioni iniziavano a pesarmi e mi sentivo oppresso e malinconico.
Non mi accorsi che il gatto , nervoso e scattante si era liberato dalla presa della padrona e si era lanciato con un balzo , proprio nella mia direzione.

Solo quando sentii Anna urlare disperata :<< Oh NO! attento ricky! >> mi voltai lentamente. Il gatto mi fu addosso io tremai di terrore , senza nemmeno essere riuscito a capire del tutto che animale fosse quell’immensa massa di peli. Il gatto , fortunatamente non riuscì ad afferrarmi con i suoi artigli perché scivolò, ma io, mi ritrovai ugualmente investito da quel colosso e volai fuori della finestra.
Urlai per tutto il tempo in precipitavo verso la strada. Credevo mi sarebbe venuto un infarto!ero velocissimo e l’aria fischiava intorno a me.

<< AHHH! Anna!!! >> urlai a squarcia gola. Mi resi conto che ero diretto esattamente in un secchio dell’immondizia, poi impattai su qualcosa.

Restai immobile per assicurarmi che fossi ancora tutto intero , poi aprii lentamente gli occhi. Ero su una enorme busta nera , abbastanza morbida perché piena di erba appena tagliata.
<< che culo! >> mi dissi mentre mi rialzavo in piedi. Guardandomi intorno ero circondato da rifiuti e dalle alte pareti del bidone, fuori dal quale sentivo echeggiare la voce di Anna che mi chiamava; i suoi passi erano vicini, Anna mi stava cercando e di sicuro mi avrebbe trovato. Poi però la sentii allontanarsi.
Aspettai fiducioso che la gigantessa tornasse a cercarmi ma , passata una decina di minuti, iniziai ad agitarmi e cercai di arrampicarmi ed uscire fuori di li.

L’impresa era impossibile per me , che alto 3 centimetri capii subito che quella parete di metallo, liscia ed alta una trentina di metri, rappresentava per me le sbarre di una prigione.
Il senso di impotenza , la stanchezza e lo stress mi stavano consumando; le ore passarono lente e il pomeriggio volgeva al termine. Da quel dannato secchio dell’immondizia vedevo le fronde di un albero illuminata dalla calda luce arancione del tramonto.
<< Cristina si preoccuperà quando, tornado a prendermi , saprà da Valentina che sono con Anna! Verrà qui e con Anna si metteranno a cercarmi! >> pensavo.

Quando sentii dei movimenti vicino al secchio mi alzai in piedi allarmato e poi vidi affacciarsi il bel musetto di un gatto; penso che nessun essere umano abbia avuto mai così tanta paura di un gatto!
Il felino mi vide e, agile, scivolò all’interno del secchio. Ero in trappola e quel maledetto animale mi si muoveva sopra incuriosito:
<<se non faccio qualcosa questo mi si mangia!! >> così mi misi a correre verso il lato della busta, da li sarei saltato giù per trovar e rifugio sotto i sacchi dei rifiuti; certo, magari non sarei mai riuscito a tornarmene in superfice e Anna non mi avrebbe mai più visto, ma almeno ero sicuro di salvarmi dal gatto.
L’animale però mi sferrò una zampata e mi mandò a sbattere sull’enorme parete di ferro.

L’urto fu terribile , iniziai a grondare di sangue dal naso e dal sopracciglio. Barcollavo tenendomi il viso e ,ormai , attendendo quella fine orribile, quando sentii di nuovo la voce di Anna: era tornata a cercarmi insieme a Valentina e a Cristina! Erano tutte venute li per aiutarmi! Sentii una timida felicità aprirsi un varco nel mio cuore, poi però vidi il gatto guardarmi con i suoi occhi spietati e abbassare il muso verso di me. Pensai a quanto avrei preferito morire calpestato sotto i bei piedi di Anna o di Cristina, a quanto sarebbe stato meglio essere mangiato da Valentina e chiusi gli occhi, tremando di terrore.

Poi sentii la voce si Valentina esclamare:<< è qui! >> alzai lo sguardo e vidi il gatto sollevato dall’enorme mano di Valentina, poi , sia Anna che Cristina si affacciarono e mi videro li nel secchio, malconcio e spaventato.

La mia terribile avventura si concluse con le carezze e le attenzioni di quelle tre stupende gigantesse. Tornammo a casa e salutai Anna e Valentina.

Cristina , tenendomi nella mano aperta, mi disse, rimanendo vicino alla sua auto:

<< Ricky, non sono tranquilla, così piccino e delicato! Ho paura che tu possa esserti fatto veramente male nel corso di questa giornata! La spalla prima, poi il volo dalla finestra… credo sia meglio portarti in ospedale! >>

io restai seduto sul palmo soffice della sua mano e non rispsosi, sapevo di dipendere dalle sue decisioni e , tra l’altro , una visitina non mi dispiaceva affatto. Ero ricoperto di graffi che bruciavano, il naso mi sanguinava ancora come il sopracciglio, la spalla mi doleva:
<< una disinfettata e una pomata sulla spalla e mi sentirò meglio! >> mi dissi.

Arrivati in ospedale , Crisitina si avvicinò ad un’infermiera di bell’aspetto, mora , con i capelli ricci che se ne stava seduta alla scrivania del pronto soccorso. La ragazza avrà avuto 26 anni ed indossava la divisa , il berretto e un paio di zoccoli.
<<senta, mi scusi, avrei bisogno che qualcuno medicasse lui! >> disse Cristina avvicinando la mano con me sopra al viso dell’infermiera. Questa rispose :<< buonasera… >> e poi indietreggiò perplessa dal gesto di Cristina, quando mi vide , però, sgranò gli occhi e fissandomi esclamò:

<< Ma che gli è successo? >>
<< è stato ferito da un gatto, e si è anche fatto male alla spalla sta mattina! >>

<< No, non mi ha capito! Come fa ad essere così piccolo? >>
<< non ne ho idea, l’ho trovato così sta mattina! >>
l’infermiera continuò a guardarmi incredula:<< non è possibile! >>
Cristina allora insisté :<< Senta è ferito, se c’è qualcuno che può medicarlo bene, altrimenti lo porto in un altro ospedale! >>
L’infermiera allora si alzò in piedi e disse porgendo il palmo della mano a Cristina :<< Me lo dia, ci penso io! >>
Cristina mi fece cadere nel palmo della mano dell’infermiera che si avviò in una stanzetta vicina guardandomi affascinata e dicendo:<< Mi aspetti qui, glielo riporto indietro ben curato! >>
Arrivati in una normalissima camera vuota, la ragazza mi depositò sul letto e poi si mise a controllare in uno scaffale che medicamenti avesse a disposizione. Io la guardavo camminare su e giù per la stanza facendo un terribile baccano con i suoi zoccoli di legno, e lei mi disse:

<< Sai , è la prima volta che mi arriva in pronto soccorso un ragazzo nudo alto tre centimetri! >> io risi , poi l’infermiera si sedette accanto al letto e bagnò un po’ d’ovatta con dell’acqua ossigenata.

<< vieni qui… penso che ti brucerà un po’! >> così mi prese tra indice e pollice e mi ricoprì con quel batuffolo d’ovatta. Sentii un bruciore terribile e iniziai a dimenarmi, cadendo dalla mano della ragazza. Rimbalzai sul letto e le finii sulle cosce. << devi stare calmo! >> disse lei afferrandomi di nuovo e riappoggiandomi sopra l’ovatta. Io mi dimenai di nuovo, il dolore era davvero troppo. Allora l’infermiera si spazientì e strinse la morsa del suo indice e del suo pollice. Mi immobilizzai sperando che allentasse la presa ed intanto lei continuava a medicarmi. Dopo un po’ mi rimise sul letto, tutto zuppo di acqua ossigenata e disse :

<< bene, ora aspettiamo che si asciuga e poi ti controllo la spalla! >>
io mi misi a sedere , dolorante e l’infermiera si sfilò gli zoccoli per poi stendere i suoi piedoni smaltati sul letto, accanto a me.
Restò a guardarmi un po’ seccata , muovendo nervosamente le dita dei piedi sopra la mia testa, poi mi afferrò di nuovo, per le gambe, ed avvicinandomi al viso mi chiese :<< quale spalla ti fa male? >>
Le indicai la spalla destra.

Allora la ragazza mi afferrò la mano ed iniziò a tirare, io pensai :

<< questa mi strappa un braccio! E poi non serve un dottore per questi interventi? >> così , con uno strattone mi divincolai dalla presa e caduto sul letto iniziai a correre via chiamando Cristina.

<< Ma dove vai pulce! Vieni qui! >>

cercò di bloccarmi la strada con il piede ma io saltai le sue dita e continuai a correre verso il lato opposto del letto. << tanto non puoi scapparmi! >> tuonò alle mie spalle e la vidi lanciarsi su di me , con le mani protese per afferrarmi.

Quando il suo enorme corpo atterrò sul letto io suo sobbalzato in aria, per poi atterrare pesantemente sul pavimento, davanti alla porta della stanza.

Rintontito stavo per rialzarmi quando sentii la voce di Cristina dire :
<< che succede? >> alzai lo sguardo e la vidi entrare nella stanza, il suo piede destro stava scendendo proprio sopra di me. Già mi vedevo spiaccicato sotto la suola dell’infradito, così provai a sottrarmi al piede della mia donna di servizio , ma un attimo dopo lei mi schiacciò come una formica, senza nemmeno accorgersene.
L’infermiera vide la scena ma fece finta di niente, così continuarono a cercarmi fino a notte inoltrata:
<< si , si è nascosto perché aveva paura di essere medicato! >> ripeteva l’infermiera e Cristina, ignara della mia sorte continuava a spargere ciò che rimaneva di me , sotto la suola del suo sandalo,per tutto il pavimento dell’ospedale.

Fine.


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