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Stefania

Part I sent by oppip190 and uploaded on data 27/March/2004 15:59:09


Non so come, o quando, non chiedetemelo perché non saprei rispondervi, fatto sta che quel pomeriggio mi trovavo a casa della mia fidanzata. Per meglio dire di quella che era la mia fidanzata fino a due mesi prima, poi aveva trovato dei messaggi inopportuni sul mio cellulare e da quel momento non ci eravamo più visti.
Una ragazza come tante capelli castani lunghi poco oltre le spalle occhi marroni intensi ben fatta, un sorriso splendido e due labbra bellissime.

Era un pomeriggio di febbraio la temperatura era ancora un po’ rigida me fuori splendeva il sole. La casa era in ordine e vuota, lei sarebbe arrivata tra poco dallo studio medico dove lavora come segretaria.
Tutto nella norma insomma, eccezion fatta per il fatto che io facendo i dovuti raffronti ero alto non più di 3cm! Ovviamente ero senza vestiti.

Ero nell’ingresso, la luce entrava dalle finestre e dalla porta vetrata e tutto era enorme. Centinaia di metri mi distanziavano da qualunque cosa potessi vedere.
Decisi che quella era una posizione scomoda oltre che pericolosa, quindi cominciai ad avvicinarmi allo stipite della porta della sala, potevo vedere la gigantesca libreria, il divano, la moquette che ricopriva il pavimento si sollevava da terra molto più di quanto immaginassi, era comunque poco più di un gradino anche per me.
Mentre stavo per giungere alla “meta” vidi un’ombra dietro la porta vetri. Era gigantesca! Subito dopo il rumore delle chiavi nella serratura, io ero li vicino al salone immobile come imbambolato. Pochi istanti e la porta si apre. La sua ombra si riversa nell’ingresso, aveva il suo piumone, aperto. Sotto una maglia nera aderente, una gonna che arrivava alle ginocchia, un paio di stivaletti neri leggermente appuntiti  con un tacco non altissimo e le gambe erano velate con delle calze nere.

Si avvicina velocemente all’appendiabiti e vi posa la giacca. Poi viene verso il salone, io ancora immobile, un passo troppo vicino mi getta a terra. Lancia la borsetta sul divano e torna indietro diretta alla cucina.

Io sono terrorizzato e scappo nel salone cercano rifugio lasciandomela alle spalle. Percorro pochi metri quando sento: “NO MA CHE SCHIFO!”

Mi giro e la vedo. Mi ha visto e sta venendo verso di me! Pochi passi accompagnati dal tremore del pavimento. Io cado più per il terrore che per lo smottamento. Ormai mi è addosso io sono sulla moquette seduto a terra e la guardo, vedo che alza il piede, penso “E’ la fine”. Lo stivaletto si avvicina, ma si ferma a molti metri da me. Io guardo in alto e vedo che mi osserva in modo strano.
“MA…. COSA SEI?”

Si piega in avanti per vedere meglio quello strano essere, i capelli le circondano il volto e scendono verso di me.

“NO NON PUO’ ESSERE VERO!!”
“SEI TU!…PICCOLO BASTARDO”

Una risata echeggia nella stanza. Si accovaccia davanti a me e dice “BENE MI FA PIACERE RIVEDERTI.E’ COSI’ ANCHE PER TE SPERO? CREDI NEL FATO? IO SI E PENSO CHE OGGI SI COMPIRA’ IL TUO”
Detto questo vedo la sua mano che si avvicina, mi afferra con due dita, la stretta è insopportabile, mi posa sul palmo dell’altra mano mi avvicina al suo volto alzandosi. Sorride chiude il pugno attorno a me e inizia a camminare. Nella sua mano si soffoca quasi e posso sentire solo i suoi passi non capendo dova stiamo andando. Quando riapre la mano mi trovo in cucina lei e sedita al tavolo e mi guarda ancora con aria soddisfatta di supremazia.
“BENE ORA DEVO DECIDERTI CHE FINE FARTI FARE”
“SE SIAMO IN QUESTA SITUAZIONE E’ PERCHE’ QUALCUNO HA DECISO DI DARMI L’OPPORTUNITA’ DI VENDICARMI NON CREDI?”

Io balbetto qualcosa ma prima che riesca a concretizzare qualche parola, che difficilmente lei riuscirebbe a sentire, mi interrompe. “ZITTO VERME”
“VEDIAMO.. POTREI MANGIARTI COSA NE DICI? COSI’ TORNI AD ESSERE QUELLO CHE SEI!” Continua con una risata, poi mi afferra tra le dita per un braccio e mi passa la punta della lingua sul corpo, bagnandomi di saliva. La spalla mi fa malissimo in quella posizione. Io la guardo, vedo che tira fuori la lingua completamente e mi appoggia sopra.

Prima che possa rendermene conto ritrae la lingua nella bocca, io vengo trascinato dentro e vedo mentre si chiudono le labbra. Il buio. Non riesco a vedere nulla sento solo che la lingua mi solleva verso l’alto e mi preme contro il palato. Preme forte, respiro a fatica, tra l’altro la saliva comincia ad avvolgermi rischio quasi di annegare, ad un certo punto mi sento sbattere da un lato urto con qualcosa di molto duro, immagino i molari, preso tra lingua e guancia vengo messo sopra i denti. Li sento sotto di me. Mi agito muovo le braccia e sento gli altri sopra di me a poca distanza. Sono terrorizzato! Cerco di spostarmi ma tra lingua e saliva non riesco a fare molto. Mi tiene nella sua bocca per un tempo che non saprei definire. Io spero solo che mi ingoi in fretta almeno finisce questa tortura. Ad un certo punto mi riporta sulla lingua e mi sento scivolare. Finalmente. Invece rivedo la luce. MI sputa in un fazzolettino nella sua mano io mi agito cerco di ripulirmi il viso in modo da poter respirare!

Lei mi asciuga con un angolo del fazzoletto e mi guarda. “POVERO IDIOTA” “ADESSO TI FARO’ UN REGALO. ACCETTALO COME ULTIMO DESIDERIO”
Mi prende tra le dita, vedo che scosta con l’altra mano gonna e mutandine e mi lascia cadere dentro. Ancora buio! L’odore è fortissimo i peli mi avvolgono. Sento che si alza e inizia a camminare. Sono premuto tra la mutane e il suo corpo. Ad ogni passo vengo spinto sempre più verso di lei finché non arrivo a contatto del suo sesso. E’ umido, l’odore è fortissimo sento i suoi liquidi si di me. La cosa mi eccita molto ma prima che possa deliziarmi si ferma, vedo aprirsi l’elastico mi cerca un po’ e con più delicatezza questa volta mi prende.

“ALLORA CONTENTO DEL GIRETTO? BENE SIAMO ARRIVATI ALLA FINE NON HO PIU’ VOGLIA E TEMPO DI GIOCARE CONE TE. E’ ORA CHE CI DICIAMO ADDIO, VERME!”

Mi posa a terra su un tovagliolo di carta. “SAI ALMENO NON SPORCO A TERRA”
Io resto seduto e la guardo lei piano alza lo stivaletto e vedo la suola che copre completamente la mia visuale. E’ grigia c’è un po’ di sporcizia. Poco dopo un boato, il tacco si appoggia a terra. La suola si abbassa viene verso di me. Io mi sdraio, si appoggia, dapprima delicatamente. La sensazione è quasi piacevole, poi inizia a premere mi schiaccia non respiro bene. Inizio a battere i pugni contro la suola e penso ingenuamente “chissà se può sentirmi?”. La pressione aumenta, sono al limite provo a gridare esce un sibilo. Ad un certo punto la vedo sollevarsi.. di poco. Il tacco resta a terra la suola si sposta e vedo ancora il suo viso. Lei sorride. Io la guardo non capisco. Subito dopo sposta ancora la suola su di me e abbassa. Questa volta appoggia decisa. Lascia lo stivale così sopra di me per alcuni istanti. Poi alza il tallone per finire l’opera. Preme bene sul mio corpo cancellandomi.

Rimane così per un pochi istanti. Poi solleva lo stivale, sul tovagliolo resta del sangue sporco, gira la calzatura per vedere la suola. I resti del mio corpo sono li. Li osserva.
“VEDI MI FAI MENO SCHIFO COSI’ CHE COME PRIMA”

Fine.





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