Oltre il sospetto
Part I sent by Jryan^ and uploaded on data 25/June/2005 19:28:21
Il caffè non era dei migliori, come al solito. Aveva però un sapore piacevole e berlo la faceva rilassare. Se ne stava seduta al tavolo di un bar, con il quotidiano appena stampato appoggiato sulle gambe, pronta a scappare per andare al lavoro. Quel giorno il sole era alto e l’estate iniziava a divenire insopportabilmente torrida, come al solito a Roma. Alessandra si alzò dopo aver finito il suo caffè, lasciò cadere delle monetine nella mano del barista e salutò per poi uscire ed avviarsi a piedi verso la sua agenzia.
Una fresca brezza mattutina le accarezzò i lunghi capelli neri ed il viso abbronzato, insinuandosi sotto la camicia bianca. Fermatasi, aspettando che il semaforo diventasse verde per poter attraversare l’incrocio trafficato, si sistemò la gonna di jeans che le arrivava poco sopra il ginocchio e poi lanciò un’occhiata ai suoi piedi; soddisfatta di aver indossato quei suoi nuovi sabot aperti, che le lasciavano provare la piacevole sensazione di fresco tra le dita smaltate di un rosso acceso.
Aveva trentadue anni e lavorava in un’agenzia di investigazioni dopo essersi laureata in giurisprudenza. Era il miglior lavoro che aveva trovato, e in fondo ne era molto contenta. Non avrebbe mai sopportato di fare l’avvocato.
Il semaforo divenne verde e si rimise in cammino verso il suo ufficio. Quando vi fu giunta, la sua segretaria, Maria, le portò una cartella e la salutò. Dopo essersi un po’ intrattenuta con l’amica Alessandra aprì la cartella e prese a sfogliare i documenti che vi trovò dentro. Con disinvoltura si sfilò le scarpe e si spinse un po’ indietro con la sedia per poi incrociare i piedi sopra la scrivania ingombrata. Si trattava di una delle solite dichiarazioni rilasciate da un cliente il giorno prima che , non essendo soddisfatto di come la polizia portasse avanti le indagini sull’omicidio della zia, si era rivolto alla famosa agenzia. Il caso era stato affidato a lei.
Fu interrotta nella lettura dal capo, che bussò alla porta ed entrò.
<< Buon giorno Alessandra. Hai ricevuto i documenti?>> disse Eugenio, un uomo elegante , con alle spalle una brillante carriera.
Alessandra ripose :<< Si , li stavo leggendo proprio ora.>>
Eugenio annuì soddisfatto passandosi le dita sui folti baffi bianchi. Poi, prima di uscire, infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni di velluto, disse:
<<Vai a parlare con il ragazzo… a mio avviso è una situazione abbastanza complicata.>>
Alessandra rispose :<< Si certo. Grazie.>>
<< Non devi ringraziarmi, sono felice di affidare casi come questo ad una persona preparata come te!>> disse Eugenio e poi uscì dalla stanza.
Alessandra, poco dopo, lasciò il suo ufficio e raggiunse la sua auto nel garage. In breve si ritrovò in mezzo al traffico della capitale e mentre procedeva a spasso d’uomo sulla salaria, diretta nella villa fuori città del cliente, si ripassò la dichiarazione lasciata da quest’ultimo e prese a ragionare sulle circostanze in cui era avvenuto l’edificio.
Riuscì ad arrivare a casa del cliente solo a metà mattinata e fu accolta in casa da una cameriera di colore che la fece accomodare in salotto.
Qualche secondo più tardi scese dal piano superiore, avvolto in una vestaglia, un ragazzo sui 25 anni, nipote della defunta zia. Si presentò con i capelli arruffati ed un’espressione del viso assonnata. Quando si ritrovò davanti ad Alessandra, però, si sentì un po’ in imbarazzo, data la sua bellezza, e subito si scusò.
<<Non si preoccupi! Posso immaginare che per lei questi non siano giorni facili!>>
<<No, appunto. Vivevo con mia zia da ormai molti anni! Precisamente da quando venni a fare l’università qui a Roma.>>
<<Doveva esserle molto affezionato!>>
<<Si lo ero. Era una donna magnifica.>>
Ci fu un momento di pausa e poi il giovane chiese :
<< Le posso offrire un caffè ? o qualsiasi altra cosa ?>>
<< No Grazie, ho appena fatto colazione!>> rispose Alessandra.
<< Va bene allora, ma si senta libere di chiedere qualsiasi cosa desidera!>>
<< Lo farò. Grazie.>>
<<Allora… vuole vedere la camera di mia zia ?>> disse il giovane.
Alessandra rispose :
<<non subito. Prima vorrei farle qualche domanda!>> e così dicendo accavallò le gambe e si mise comoda sul divano, iniziando a far dondolare al piede il sabot.
Il giovane la osservò con un’espressione che tradiva il suo interesse per la bellezza di Alessandra, ma ugualmente rispose con precisione alle domande che gli vennero fatte.
<<sua zia ormai è morta da più di due mesi. Il luogo del delitto è rimasto incontaminato?>>
<<si, assolutamente. Nessuno è più potuto entrare in camera sua da allora.>>
<< Molto bene, mi sa dire cosa le ha detto la polizia ? Cosa hanno trovato? Hanno una pista ?>> << No. Hanno fatto un sopralluogo, un verbale e se ne sono andati. Non sono venuti nemmeno specialisti ad ispezionare la camera. Hanno dato un’occhiata in giro dei ragazzetti e poi via.>> <<come immaginavo. Allora può anche accompagnarmi nella camera di sua zia. Vedrò di ispezionarla io.>>
<<Non le servono altre informazioni?>>
<<No, per il momento mi basta la sua dichiarazione alla mia agenzia.>>
<< Allora, prego, mi segua.>>
Il ragazzo l’accompagnò su per le scale e poi in fondo ad un corridoio, fino alla porta della camera, a quel punto si congedò dicendo: <<Vado a vestirmi, poi dovrò uscire per delle commissioni,lei faccia come se fosse a casa sua e per qualsiasi cosa chieda aiuto alla domestica. Arrivederci. Spero che ci si riveda presto e soprattutto che lei possa far luce su questa tragedia.>>
Alessandra si limitò ad annuire e a fare un sorriso al ragazzo, poi entrò. Dall’arredamento della villa e dalla bellezza del parco circostante , era evidente che la signora testoni avesse avuto ottimi risultati nel suo lavoro. Restando sulla soglia , Alessandra, sfogliò di nuovo la documentazione che Eugenio le aveva mandato e lesse che la zia del ragazzo era un’imprenditrice famosa. Subito, nella mente della investigatrice si profilò la possibilità di un assassinio di convenienza, ordito magari da quello stesso giovane emaciato, con quello sguardo furbo e l’atteggiamento che le era sembrato accomodante. Non volle però tirare conclusioni affrettate, così, in tutta tranquillità gironzolò per la stanza per ispezionarla con attenzione. Una vetrata si apriva su tutta la parete di fronte al letto a baldacchino e davanti ad essa era posta la scrivania della signora Testoni, uccisa proprio mentre era intenta a lavorare. Controllando il vetro della vetrata , Alessandra, notò subito un piccolo foro di pochi millimetri. Escluse che si trattasse di un foro lasciato da un proiettile poiché se lo fosse stato il vetro avrebbe avuto delle incrinature a causa dell’impatto e anche perché l’avrebbero dovuto sparare in orizzontale, e davanti alla vetrata non v’era alcun edificio o albero abbastanza alto.
Come era abituata a fare, Alessandra, si tolse le scarpe e continuò a girare per la stanza con circospezione. Camminare a piedi nudi l’aiutava a concentrarsi, e già altre volte, proprio le piante di piedi l’avevano aiutata a rintracciare piccoli indizi che fortuitamente calpestava.
Le sue ricerche andarono avanti a lungo senza dare esiti importanti. Nessuno , come aveva letto nel documento, aveva sentito spari, la donna era morta senza riportare ferite, era come se si fosse addormentata all’improvviso. Alessandra pensò allora di recarsi a fare delle domande alla cameriera, in modo da cercare di chiarire al meglio la situazione. Stava camminando verso la porta, tenendo i sabot in mano, quando sentì sotto il piede qualcosa di molto piccolo e freddo. Si fermò e sollevò la sua estremità dalla moquette. Vide qualcosa simile ad un sassolino bianco. Si chinò e lo afferrò tra indice e pollice, per ispezionarlo. Si dovette sforzare per realizzare di cosa si trattasse : era un minuscolo casco, simile a quello che indossano i motociclisti. Perplessa ma non sgomenta, Alessandra lasciò cadere quel singolare oggettino nella tasca della sua camicia, per poterlo studiare con più attenzione una volta a casa. Si recò dalla domestica ma nonostante le domande non riuscì ad ottenere niente.
Dopo essere passata in agenzia tornò a casa e dopo essersi messa a suo agio, spogliandosi ed indossando una vestaglia leggera e trasparente, si sedette al tavolo del soggiorno ed accese la lampada posta sopra di esso. Con l’ausilio della lente di ingrandimento riuscì a leggere sul piccolo casco : << CN ricerche>>.
Lasciò il casco sul tavolino e andò alla scrivania della sua camera da letto per collegarsi ad internet con il suo portarile. Prima di farlo , però, ordinò una pizza.
Mentre ricercava sul web informazioni riguardo il Cn ricerche non si rese conto del tempo che passava e sussultò quando il fattorino citofonò al portone. Si alzò di scatto per andare ad aprire e voltandosi vide passarsi davanti agli occhi qualcosa; forse un moscerino o una zanzara. Infastidita , Alessandra, agitò la mano davanti al viso e poi corse al citofono.
Dopo aver pagato il fattorino tornò in camera con la pizza su un piatto, già tagliata. La posò sulla scrivania accanto al pc e sedendosi riprese la ricerca mentre mangiava distrattamente.
Nel silenzio dell’appartamento in cui viveva da sola, qualsiasi rumore la faceva insospettire, e così avvenne quando sentì un fastidioso quanto quasi impercettibile ronzio. Seccata al pensiero che la sua stanza fosse invasa da zanzare Alessandra spense il computer, sul quale comunque non aveva trovato informazioni utili e afferrò il giornale comprato la mattina che ancora non aveva letto. Lo accartocciò un po’ , pensando che l’informazione potesse pur essere sacrificata per salvarla dalle zanzare. Stringendo in mano quell’improvvisata arma di difesa, Alessandra cominciò a camminare in giro per la sua camera, guardando attentamente le pareti al fine di sorprendervi qualche insetto, ma non ne vide nessuno.
Non appena posò il giornale il ronzio riprese. A quel punto l’investigatrice si sentì troppo stanca e spossata. Anche se quella normale giornata di lavoro non era stata poi tanto movimentata provò l’irrefrenabile bisogno di riempire la sua vasca da bagno ed immergervisi dopo aver messo su un bel cd di musica classica. Poi sarebbe andata a letto, nella speranza che il sonno le avesse permesso di avere intuizioni sul caso dell’omicidio della signora Testoni.
Alessandra era nuda, in piedi davanti allo specchio del bagno, con la vasca quasi riempita e già piena di schiuma, quando udì nuovamente il ronzio. Questa volta non ci fece tanto caso e continuò ad esaminarsi il bel viso mentre si struccava; ad un tratto però sentì un sibilo breve ed un attimo dopo il vetro davanti a lei si infranse. Senza riuscire a realizzare cosa fosse accaduto, guidata solamente dall’istinto, la ragazza si gettò a terra e rotolò sotto il lavandino, come per proteggersi da qualcuno che le stessa sparando da chissà dove.
<<Ma porca troia! Proprio ora!>> pensò tra se, maledicendo il fatto di essere nuda ed indifesa, ben lontana dalla sua pistola, posata sulla scrivania.
Si concentrò sul ronzio, e ne individuò la fonte; con un rapido movimento dei suoi grandi occhi vide un piccolo velivolo bianco compiere una virata proprio sopra la vasca da bagno. Assomigliava ad un aeroplano, ma la fusoliera aveva una forma triangolare e le ali erano leggermente inclinate verso il basso. Era rapidissimo e volava mantenendo un assetto eccellente; si abbassò di quota e volando basso sul pavimento puntò nuovamente Alessandra, per poterla colpire con la sua strepitosa potenza di fuoco. La ragazza, però, non sembrò preoccuparsi, anzi, l’aver individuato la causa del ronzio, dello sparo e probabilmente dell’omicidio, le fece apparire un sorriso fuori luogo sulle labbra carnose.
<< Allora eri tu!>> disse mentre il velivolo procedeva verso di lei, pronto a far fuoco. A quel punto Alessandra si sollevò lentamente sulle braccia e poi, con un gesto rapido affondò la mano nell’acqua della vasca, per scagliarla verso quello strano marchingegno, che ne fu investito e precipitò a terra.
Alessandra, allora, si alzò in piedi soddisfatta e osservò il piccolo aereoplanino schiantato ai suoi piedi. Ci si chinò sopra per osservarlo meglio: era un apparecchio ipertecnologico, lungo circa 4 centimetri. L’astuta investigatrice stava quasi per afferrarlo ed esaminarlo, chiedendosi come si potesse comandare a distanza quel coso, ma proprio mentre il suo indice stava per posarsi sulla fusoliera, si aprì un portellone e ne uscirono lentamente e malconci due piccolissimi piloti.
Alessandra restò incredula, e con gli occhi spalancati osservò quegli omini, alti meno di un centimetro, camminare sotto di lei, per distanziarsi dall’aereo. Quando furono abbastanza lontani uno di loro si sdraiò a terra e l’altro gli si sedette accanto, gli levò il casco (uguale a quello che aveva trovato la mattina nella stanza della contessa testoni) e poi, avvicinando una sorta di piccola ricetrasmittente alla bocca disse :
<<Il mio co-pilota è ferito, chiediamo soccorso!>>
Alessandra sentì a voce di quell’esserino che dalla sua altezza non le sembrava nemmeno un uomo e rispose ironica :<<e se ferivate me chi mi soccorreva?>>
<<sono spiacente signorina, ma erano i nostri ordini.>>rispose il pilota, utilizzando quel portentoso amplificatore vocale.
<<Bene, siete due micro-assasini dunque!>>
<<negativo, siamo piloti regolari del CN ricerche. Il nostro ordine è venuto dall’alto e noi non siamo tenuti a sapere le motivazioni, dobbiamo solo eseguire. Spero che lei voglia aiutarci…>>
Alessandra allora disse, sempre restando chinata sui due piccoli uomini, del tutto indifferente al fatto che questi ultimi se la vedessero ergersi completamente nuda sopra di loro:
<<Fate sempre così? Se venite abbattuti chiedete aiuto al vostro nemico?>>
<< Negativo, siamo tenuti ad ingerire una pillola di cianuro.>>
<< Fatelo allora…>> rispose freddamente Alessandra, che ancora non riusciva a considerare umani quei due microbi.
<< questo ragazzo è ferito, perde molto sangue…>> disse con un tono di voce apparentemente straziato il piccolo pilota. Alessandra allora fece un sospiro e disse:
<<Tieni a mente che siete entrambi miei prigionieri. Vi soccorrerò solo perché ho bisogno di avere delle risposte da voi, e sono disposta a farvi di tutto per ottenerle. Quando avrò avuto ciò che voglio vi consegnerò direttamente alla polizia e vi denuncerò per tentato omicidio, quindi non tentate di impietosirmi!>>
Il piccolo militare rispose secco:<< Affermativo…grazie!>>
Alessandra scosse il capo sarcastica e poi si alzò in piedi. Prese a cercare sul mobiletto affianco al lavandino qualcosa per potervi trasportare quei minuscoli esseri umani e nel farlo spostò pericolosamente il piede destro in avanti, facendolo posare a pochi centimetri dai piloti. Questi ultimi, subita la violenta scossa sismica provocata dal passo, si ritrovarono al cospetto le colossali dita del piede di Alessandra, che emanavano un odore poco piacevole.
<< la prego di fare attenzione signorina!>> intervenne subito il pilota con il suo amplificatore vocale. Alessandra allora abbassò lo sguardo e si rese conto che c’era mancato veramente poco perché li schiacciasse sotto il suo piede.
<<beh, se siete tanto coraggiosi da farvi rimpicciolire da qualche pazzo e di pilotare un aereo grande come una zanzara in giro per la città, credo dovreste riuscire a sostenere anche l’interazione con una gigantessa!>>
<< Se sta cercando qualcosa per trasportarci può anche smettere. Abbiamo delle tute rinforzate, in grado di sopportare la pressione atmosferica e anche la presa delle sue dita.>>
Alessandra rispose :<< ah, bene! Potevi dirlo prima!>> e si chinò nuovamente, per poi protendere le dita della sua enorme mano verso i piccoli piloti. Quello ancora conscio si issò sulle spalle il compagno ferito che aveva perso i sensi , poi Alessandra lo afferrò tra i morbidi polpastrelli di indice e pollice. Cercando di essere delicata li trasportò fino alla scrivania della sua stanza e ce li depose sopra.
<< Tutto bene o vi ho spezzato qualche osso?>> chiese la ragazza
<< Tutto bene..>> rispose il militare
Alessandra si appoggiò con i gomiti al bordo della scrivania e facendo penzolare i suoi due seni sopra i due esserini , disse:
<<Cosa posso far per il tuo amico?>>
<< Puo portarmi del disinfettante, per il resto posso curarlo io, ho fatto un corso da infermiere da campo.>>
<<Incredibile che un cosino piccolo come te sappia fare tante cose!>> rispose Alessandra sbeffeggiandolo, ancora infastidita dal fatto che poco prima quel tanto gentile soldato avesse cercato di ucciderla.
<<dove è ferito?>> chiese prima di andare a prendere le medicine nello scaffale.
<<alla gamba, è rotta, ed un pezzo di lamiera gli ha lacerato la parte anteriore. Ha perso molto sangue, ma sono riuscito a bloccare l’emorragia grazie a questo coagulante spry.>>
Alessandra gli lanciò un occhiata un po’ stupefatta; non pensava che al mondo esistessero organizzazioni in grado di addestrare così degli uomini e poi mandarli alla morte con tanta leggerezza, in un mondo colossale. Fu catturata da una profonda curiosità, voleva sapere tutto a proposito della Cn ricerche, del destino che attendeva quei due, e di come si era svolto l’omicidio in casa Testoni: sicuramente la povera zia del suo cliente non era scampata allo sparo dell’aereoplanino.
<< A proposito!>> si ricordò Alessandra; il velivolo era ancora in bagno. Si recò a prenderlo e lo mise in una bustina sigillata, come prova della sua scoperta. Lanciò un’occhiata alla vasca piena di acqua bollente e schiumosa, pensò che non ci avrebbe rinunciato. Così raggiunse i piloti alla scrivania, assistette alla medicazione e quando fu ultimanta, con grande cinismo, Alessandra rivoltò un bicchiere vuoto sopra i due omini, intrappolandoli. Poi poté concedersi il tanto ambito momento di relax.
Continua...
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