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Weekend

Part I sent by Jryan^ and uploaded on data 15/February/2003 20:35:20


Era l'autunno di sette anni fa. Io ero untranquillo ragazzino delle medie, intento a divertirmi , agiocare, a giocare, a fare sport e a passare pomeriggi interi acasa delle mie migliori amiche Da. e A.

I giorni si susseguivano veloci e confusi senzache io potessi rendermi conto di chi stessi diventando. Tra lamia insicurezze e le mie paure andavo formando una personalitàcomplessa e in alcune sfaccettature eroica; tanto debole quantopiena di forza. In quegli anni pensavo che la stupenda amiciziatra me e le due sorelle non sarebbe mai finita, e forse sarebbestato così se cresciuto non mi fossi voluto mettere con Arianna,rovinando tutto. Passavo a casa loro intere giornate spensieratoe contento, e Daniela , la madre, era diventata per me come unazia; lei era una donna alta , mora , di matura bellezza. Avevacirca quarant'anni, dedicava la vita alle figlie ed era dolce esevera allo stesso tempo. Mi trovavo col tempo ad ammirarla, micolpiva l'impeccabilità della sua immagine, era sempre perfetta, sia a casa che fuori; nei lunghi pomeriggi che la vedevo a casaintenta a prepararci la merenda , a controllarci e a volte anchea giocare con noi se ne stava con i capelli legati , il truccoappena accennato e con indosso una camicia bianca abbinata ad unbel paio di jeans, che nonostante fossero vecchi le calzavanoperfettamente, ai piedi portava delle pantofole comode con iltacco appena accennato oppure amava camminare scalza, ricordoancora la tranquillità che era per me sentire quei morbidi passial piano di sopra, erano il ritmo della nostra giornata.

Quando invece usciva era il massimo dellabellezza, vestita casual o con capi più eleganti era semprevestita benissimo , sensuale , fine , sapeva portare tutto; disolito indossava una camicia un gilè blu e una gonna fino alginocchio scura, e che dire delle scarpe che indossava; daglistivali invernali ai sabot estivi faceva impazzire chiunque ,compreso me. I suoi piedi erano un trionfo nella forma nelleproporzioni e nella maestosità. In primavera iniziava adindossare dei sandali infradito con il tacco alto, si smaltava leunghie leggermente lunghe di rosso acceso ed era stupenda, ilmassimo dalla punta dei capelli alle dita dei piedi. Eh si, eraveramente un sogno per me quella donna.

Fu anche la prima con la quale parlai di sesso;già sapevo la meccanica, quella l'imparai in televisione, ma leimi aiutò a capire la parte più nascosta di me; un giorno ,infatti,io Da e A stavamo giocando a nascondino per tutta la casa,ricordo ancora che era un assolato pomeriggio di aprile, iomentre Da contava corsi in cucina dove Daniela era intenta apreparare la cena, ero alla ricerca di un nascondiglio sicuro edero a corto di idee così chiesi fremente :<< Daniela! Dovemi nascondo?!>> la donna sorridendomi e stando al gioco sivoltò verso di me e disse : << non saprei.>> intantosi sentiva Da terminare di contare , così io continuai: <<Dove mi metto ? dove mi metto?! Non mi voglio far trovare per unsacco!!>> Daniela allora decise di collaborare al mioscherzo e alzò la lunga tovaglia del tavolo e mi disse :<<corri , infilati qui sotto! Vedrai che non ti trovano!>> Dafinì di contare e io mi nascosi veloce sotto il tavolo, Danielaprese una sedia e si sedette davanti a me nascondendomiperfettamente e disse :<<così non ti troveranno mai ,adesso ci divertiamo !>> rise e si sistemò accavallando legambe. Ed eccomi li, per puro caso mi ritrovai con il piede nudodi Daniela a due centimetri dalla faccia, le unghie smaltate dirosso e l'odore diffuso, mi sembrò un sogno. Daniela divertitaascoltava le figlie cercarsi per tutta casa e correre da unaparte all'altra, Da trovò A e poi si diede da fare nel cercareme. La si sentiva correre e ridere insieme alla sorella per tuttacasa e Daniela rimaneva ferma seduta davanti a me sussurrandomisorridendo:<< e quando ti trovano qui sotto!>>

Io sorridevo per la stupenda situazione, Danielanon pensava minimamente al fatto che avevo praticamente il suopiede destro davanti al viso e lo muoveva lentamente divaricandole dita e richiudendole, era stupendo. Tentato avvicinai il visoancora un po' ed ecco che le morbide e calde ditone del suo piedesi poggiarono sul mio viso, fu una sensazione stupenda, Danielame le tenne sul viso e disse :<< eccole eccole, stannoarrivando qui , stai zitto eh!>> io risi divertito e restaiimmobile con le dita dei piedi della donna sul viso, e lei nonsembrava essere imbarazzata e non sembrava avere intenzione dilevarmi il piede dalla faccia, anzi mi spinse indietropraticamente ricoprendomi dalla fronte al naso con la sua piantadel piede morbida e profumata e mi tenne fermo muovendoleggermente le dita tra i miei capelli. Per lei non ero altro cheun bambino ingenuo e non si rendeva conto quanto contenutoerotico ci fosse in quel gesto e nel vedere le sue gambe da lisotto. A e Da arrivarono in cucina  e iniziarono a guardarsiintrono , Da corse ad aprire l'armadio in fondo alla stanza ,vide che era vuoto e si voltò verso la madre che disse :<<Qui non c'è nessuno.>> Da si diede un'altra occhiataintorno e poi corse fuori dalla cucina, lo stesso fece A. Danielaallora mi levò il piede dal viso e affacciandosi sotto il tavolomi fece l'occhiolino per poi rialzarsi abbassando accuratamentela tovaglia. Posò i piedi sul pavimento e restò ad aspettare ,io ebbi un istinto irrefrenabile e mi chinai poggiandomi con laguancia sul pavimento davanti ai piedi di Daniela, lei fece perriaccavallare le gambe e mosso il piede mi colpì in pieno viso :<<Oddio. scusa!>> sussurrò , io mi rialzai e le sussurai :<<niente!>>lei si affacciò sotto e mi disse :<< ti ho fatto male?>>io stropicciandomi il naso scossi la testa e lei sorridendo midisse dandomi una carezza sulla guancia con il piede destro:<<scusa,resta seduto sennò ti riempio di pedate per sbaglio, dai che nonti trovano!>> io sussultai e vidi Da chinarsi sotto iltavolo ed urlare:<< tana!>> Daniela si alzò edesclamò:<< Noooo! Vi avevamo fregate!>> Da rise ecorse a toccare la tana che era giù in salotto ed A sicomplimentò con me per il mio nascondiglio dal quale uscii tuttorosso in viso per l'imbarazzo causato da Daniela che mi guardòsorridente , come se mi avesse capito.

La sera mi riaccompagnò a casa e non ricordocome uscì fuori il discorso dei suoi piedi, probabilmentestavamo ricordando il gioco del pomeriggio ed io con tantissimaemozione le dissi che secondo me aveva bellissimi piedi e che erauna bellissima donna. Lei sorrise bonaria e mi rispose:<<è naturale, sono la mamma delle tue amichette, sono l'unicaragazza grande che conosci, stai semplicemente diventando unometto!>> io timido non pronunciai più parola e lei nonsmetteva di guardarmi sorridente dicendomi :<< mi fai tantatenerezza!>> Ciò che accadde dopo fu una tremenda fatalità.In maggio andai a passare il week-end da Da e A , avrei anchedormito fuori ed ero quindi emozionatissimo. Il Sabato mattinapassò tranquillo e sereno , giocai con le mie amiche e poicorremmo a pranzo , Daniela ci aveva preparato per dessert dolcibuonissimi, così mangiammo volentieri tutto con l'obbiettivo digustarci il dolce, che come si fa con i bambini era , diciamo, ilpremio per aver mangiato insalata ecc.

Il pomeriggio mi sentii poco bene , ma senzavoler allarmare nessuno andai al bagno. Mi sentivo come sedovessi rigettare , e bianco e atterrito mi sedetti sul bordodella vasca con le mani sullo stomaco. Mi iniziò a girare latesta , chiusi gli occhi confuso, non so cosa mi stesse accadendo,ma mi sentii come cadere nel vuoto, provai esattamente la stessavertigine che si sente quando si sogna di cadere prima diaddormentarsi. Frastornato mi sentii allo stesso tempo scivolaredal bordo della doccia e rimasi in piedi solo allora il dolore siattenuò e dopo qualche istante scomparve, mi stropicciai gliocchi e mi guardai introno: mi trovavo su una vasta pianurabianca e tutto era bianco intorno a me, mi strofinai di nuovo gliocchi spaesato e mi riguardai intorno. Non capivo dove fossifinito , sentivo l'odore al limone del bagno ma non mi sembravadi stare nel bagno , probabilmente ero soggetto ad unallucinazione e non vedevo niente , vedevo tutto bianco, ma ilmio corpo lo vedevo uguale al solito e stavo in piedi su unagigantesca lastra bianca sulla quale si rifletteva la miaimmagine. Non capivo niente , così feci qualche passoguardandomi intorno e riconobbi il lavandino , la vasca , ilwater ed il tappeto: tutto era gigantesco , smisuratamente enorme.Tremai quando capii che per chissà quale motivo mi ero ridottoalle piccolissime dimensioni di un insetto; mi ero rimpicciolitoin seguito ad un mal di pancia e non ne capivo il perché, erairreale eppure eccomi li , piccolissimo , alto meno di duecentimetri sul pavimento del bagno. Probabilmente sarei apparsoagli occhi di una persona normale un piccolo puntino nero sulpavimento bianco , o poco più.

D e A, preoccupate per me chiamarono Daniela;sentii chiaramente l'eco delle loro voci esclamare :<<mamma! G sta male, è in bagno da un po'!>> tremai alpensiero che quelle voci tanto familiari adesso appartenessero adue gigantesse, e rabbrividii nel sentire Daniela avvicinarsialla porta del bagno: il pavimento vibrava come se ci fosse unterremoto, ad ogni passo di Daniela echeggiava un sordo boato equando bussò sulla porta dicendo :<< G. tutto bene ? comestai?>> con il cuore in gola le urlai correndo verso laporta :<< Aiutami! Daniela sono diventato piccolissimo!>>lei naturalmente non sentì niente, bussò di nuovo e continuò:<<rispondimi! Se hai bisogno di aiuto entro.cosa ti fa male?>>a quelle parole mi fermai e feci un passo indietro terrorizzatoal pensiero che Daniela entrasse nel bagno; vidi la manigliaabbassarsi e la donna aprì la porta lentamente dicendo con unavoce sussurrata e dolce :<< ehi.tutto apposto?>> entrònel bagno si fermò sorpresa poco oltre la soglia constatando chenel bagno non ci fosse nessuno; lo spettacolo che mi si manifestòfu tanto terrorizzante quanto eccitante. Daniela gigantesca siinnalzava immensa sopra di me, la vedevo da una nuovissimaprospettiva che mi annichiliva, restai immobile sul pavimentobianco a poca distanza da lei a contemplarla: agli enormi piedismaltati di rosso indossava i sandali infradito dal tacco altoche li rendevano ancora più imponenti; le enormi ditacalpestavano la suola del sandalo e ne strabordavano fuori,sfiorando il pavimento sul quale minuscolo io stesso mi trovavoinerme; dalle sue estremità immense proveniva un odoreugualmente indescrivibile, forte e penetrante che non avreipotuto mai fiutare da persona di dimensioni normali. Le gambelunghe e belle svettavano in alto con eleganza, il senoprosperoso quasi non mi permetteva di vederle il viso , chelontanissimo da me appariva quasi sfocato. Come avrei volutovolare verso quel viso ed essere avvolto dallo sguardo di Daniela,e invece mi trovavo alla sua mercé ,in balia dei suoi passi ,alla stregua di un insignificante insetto. Daniela non avevaneanche notato quel minuscolo esserino sul pavimento checalpestava, restò perplessa non trovandomi al bagno e disse :<<Da , A, ma dov'è finito G?siete sicure che sia venuto al bagno?!>>Ed ecco che anche Da e A si affacciarono alla porta , vederle cosìenormi , loro , le mie amiche , mi fece fare istintivamente unpasso avanti , nella speranza che almeno loro mi potessero vedere.

<<Si , era tutto pallido ed era entrato qui.ma dov'è finito?>> Daniela sbuffò e disse scaricando latensione e battendo un piede :<< Ma  non è che vi stafacendo uno scherzo?>> io caddi a terra a causa dellascossa tremenda e dalla forte ventata scaturita dalla gigantescaDaniela, speranzoso guardai in alto , ma mai i suoi occhi siposavano su di me e tanto meno quelli di Da e A. <<Daiandatelo a cercare.mi stavate facendo preoccupare!>>concluse Daniela e le due ragazze corsero a cercarmi per casasorridenti anche se un po' perlplesse. Daniela fece per uscire ,io , quasi con le lacrime agli occhi corsi verso di leiterrorizzato al pensiero di non essere visto :<<Daniela!Aiutami!! Sono qui!>>, la donna distrattamente abbassò losguardo e mi vide,e fermatasi mi fissò, io mi fermai ed alzai lebraccia verso di lei chiamandola , vederla guardarmi dalla suaaltezza, sentire i suoi occhi su di me mi fecero sentire unniente. Mi guardò per qualche istante perplessa facendomicredere di avermi riconosciuto , tanto che non potei evitare disorridere rincuorato , ma poi sollevò il piede sinistrominaccioso; vidi l'enorme suola sporca del sandalo con le ditache ne uscivano farmi ombra e abbassarsi  su di me , con ilcuore in gola mi alzai e mi misi a correre con tutte le forze perevitare che Daniela mi schiacciasse come una formica, l'enormepiede si posò alle mie spalle facendomi nuovamente cadere acausa della scossa. Tremante mi voltai verso il piede della Donnache così vicino emanava un odore fortissimo e assicuratomi diessere fuggito alla morte guardai verso il viso di Daniela edeccola continuarmi a fissare ma con un espressione più perplessa,pronunciò tra le labbra :<<ma che sei?>> capii chesdraiato mettevo in risalto la mia sagoma umana, così restaisdraiato nonostante l'istinto mi consigliasse di scappare il piùlontano possibile da Daniela che aveva appena cercato dispiaccicarmi sotto il suo piede come una cicca.

D'un tratto si sfilò un sandalo prendendolo inmano , e posò il suo maestoso piede scalzo davanti a me ,terrorizzato chiusi gli occhi cercando di rimanere fermo , anchese avessi voluto scappare ero talmente vicino al suo piede che aschiacciarmi ci sarebbe voluto un attimo. La donna senzaesitazioni mi poggiò pesantemente il suo alluce sopra,ricoprendomi del tutto, io tremavo compresso dal morbidopolpastrello, l'odore e il calore erano indescrivibili, Danielami tastò cercando di essere delicata , poi sollevò da me ilpiede per guardarmi di nuovo; io rimasi appiccicato al suo alluceper qualche istante e poi ricaddi sul pavimento , lei mi fissò edisse :<< ma ti fai calpestare così?>> e allora sichinò un po' per potermi vedere meglio, io mi alzai con le gambetremanti che non mi reggevano Daniela disse :<< mi fai penapovera bestiola, non scappi nemmeno , guarda che a me fannoschifo gli insettini !>> io allora non esitai e presi acorrere lontano da lei sicuro che mi attendesse una fine orribile,Daniela rimase stupita dalla mia improvvisa reazione , era comese avessi capito quello che mi aveva detto,e così disse :<<fermati! >> io inconsciamente all'ordine della madre dellemie amichette mi fermai e mi voltai , lei mi fissava con occhistupefatti ma ancora non mi riconosceva, sussurrò :<<èincredibile.>> poi mi disse :<< torna di nuovo vicinoal mio piede!>> io capii quale fosse la strada per farmiriconoscere da Daniela, così sorridente e insieme impauritocamminai verso di lei. La donna sempre più sconcertata fece unpasso indietro, disse :<< ma che cavolo sei?!>> io mifermai e alzai le braccia verso di lei nel tentativo di farlecapire che ero un uomo. Ma capisco adesso che al momento Danielanon avrebbe mai potuto immaginare che l'amichetto delle suefiglie si fosse ,chissà per quale fenomeno, rimpicciolito alledimensioni di un insetto. Infatti successivamente mi avvicinò ilpiede nudo, poggiando le carnose dita a poca distanza da me chepiccolo ed insignificante la osservavo attentamente in ognimovimento, divaricò le dita sprigionando un odore tremendo efacendomi sentire più piccolo di un granello di polvere e poidisse :<< arrampicati sul mio piede.>> io tremantenon esitai, era come se non ragionassi più, mi infilai tra lesue dita e poi salii a fatica sul dorso del suo piede dove mifermai tenendomi saldo , lei tenne il piede fermo guardandomi e poi con un movimento brusco sollevò la gambasottoponendomi ad un accelerazione tremenda che mi schiacciò suldorso del suo piede, per posare la sua estremità sul lavandino.Io persi la presa e scivolai sul bordo del lavandino dove mitrovai dominato dalla gigantesca pianta del piede di Daniela, chepoi si chinò avvicinando a me il suo enorme viso, io la guardaicon occhi arresi ma speranzosi , lei li sgranò e fece un balzoindietro mettendosi una mano sulla bocca.

Non ci poteva credere : <<S-sei tu.? Macosa t-ti è successo?>> Occhi mutarono completamente d'espressione;mentre prima erano indifferenti adesso erano accesi di quelladolcezza che ero solito gustare quando paravo con Daniela, feciun respiro di sollievo; << è fatta.>> pensai, misentivo finalmente al sicuro, seppure piccolo come un insettoadesso la donna mi aveva riconosciuto e non avevo più niente datemere. Daniela restò immobile per alcuni secondi e poiavvicinando di nuovo l'enorme viso a me , che me ne stavo inpiedi sul bordo del lavandino , e disse:<< Dio mio.ma comeè possibile?>> io non smettevo di sorriderle e di tendereverso di lei le braccia , come se la volessi abbracciare; ladonna mi porse l'indice della sua mano che abbracciai commosso.Daniela mi disse a voce bassa :<< Non riesco ancora acrederci che sei tu, mi sembra di avere un allucinazione. maalmeno stai bene? >> io le urlai di si , e che non avevo lapiù pallida idea sulle cause della mia improvvisa restrizione,lei sconcertata sollevò l'indice al quale mi tenevo stretto e mimise delicatamente nel palmo della sua mano, largo , morbido ecaldissimo per poi dire:<< non sento una parola di quelloche dici , vedo solo le tue labbra muoversi.oddio , devi esserespaventatissimo, avrai anche una tremenda paura di me, cosìgrande.>> io continuai a risponderle di no, e che anzi , lostare nella sua mano mi dava un bellissimo senso di pace, ma leinon mi sentiva e continuò :<< Ti stavo anche perschiacciare come una formica.meno male che ti sei spostato. E poipoverino ti avrò terrorizzato quando ti ho messo sotto il miopiede. chissà che inferno ti ho fatto vivere.e chissà cheodoraccio ti ho costretto a respirare!>> io le facevo cennocon le mani di non preoccuparsi e le urlavo:<< Tranquilla,non ti preoccupare!!>> lei mi capì e continuò: <<scusami, non me lo sarei mai perdonato se solo ti avessicalpestato, non ci posso nemmeno pensare, che orrore! Adesso staitranquillo non ti accadrà niente, ti tengo al sicuro io ed evitodi farti finire tra le mani di D e A. Abbiamo due giorni ,troveremo una soluzione a quello che ti è successo.>> e sirinfilò il sandalo per poi camminare verso la porta tenendominella sua mano, ma si fermò e mi chiese:<< vuoi che chiamoa casa. vuoi mamma e papà? >> io non esitai e le fecicenno di no, preferivo di gran lunga essere aiutato da Danielache far venire un infarto ai miei genitori, e poi era megliosapermi sparito , piuttosto che ridotto a queste dimensioni.

Daniela probabilmente capì le mie motivazioni emi fece un sorriso per poi salire le scale ed andare in camera daletto. Mi adagiò sulla moquette alla base del suo letto e poiaffacciandosi alla porta gridò a Da e A:<< Tranquille , G.è tornato a casa , lo è venuto a prendere la mamma adesso, lastava aspettando davanti al cancello.>> si sentirono levoci delle ragazze prorompere in un sonoro :<<noooo!>>deluse e perplesse fecero per salire le scale e raggiungere lamadre che le fermò dicendo:<< no! Non salite sto perandarmi a fare la doccia, giocate giù, vi chiamo quando è oradi cena.>> Le due se ne andarono. Daniela si voltò versodi me dicendomi:<<avranno capito che c'è qualcosa distrano. non sono riuscita ad inventarmi nient'altro, sono tropposcombussolata!>> camminò verso di me posando i suoi enormipiedoni davanti a me e guardandomi dall'alto, costringendomi astare innaturalmente rivolto con il viso rivolto verso di lei midisse:<<mammamia quanto sei piccolo.>> mi avvicinòulteriormente un piede, io mi abbracciai ad il terzo dito chesporgeva dalla alta suola del sandalo non curandomi dell'odorefortissimo del piede della donna e gustando quel caldo inebriantedel suo polpastrello leggermente sudato, Daniela sorrise e disse:<<ma non ti metto paura? Da qui sopra sembri nient'altro che uninsettino! Sei così piccolo che ti potrei schiacciare interosotto il mio mignolo.>> io strinsi ancora di più l'abbraccioe lei sussurrò:<< come sei dolce. mi fai una tenerezza cheti mangerei!>> io, ero al settimo cielo, nell'abbracciareil suo dito, lei per niente imbarazzata rimaneva li, in piedisopra di me  costringendomi a respirare l'aroma dei suoipiedi sensualissimi.

Poco dopo Daniela si sedette sul letto , si sfilòi sandali infradito e mi guardò sorridente li ai suoi piedi.Legandosi i capelli dietro la nuca mi disse :<<Non ho ideasu chi ci possa aiutare a risolvere questa situazione, spero solosia una cosa temporanea, e non sia nulla di grave la causa che tiha ridotto a queste dimensioni. Mi sembra comunque che tu stiabene ringraziando il cielo.>> accavallò le gambe tenendosospeso praticamente sopra di me il suo piede destromostrandomene la pianta larga e rosea, osservai il suo piedeannichilito dalle immense dimensioni di Daniela,e lei divaricòle dita dicendomi :<< ti piacciono i miei piedoni eh !>>sorrise e continuò:<< forse hai già trovato anche il latopositivo del tuo essere piccolo piccolo, certo , mai come adessoti godrai i miei piedi! Vero?>> io timidamente sorrisi edannuii , Daniela mi guardò teneramente ; come mi trovava dolcecosì imbarazzato e così preso dalla sua bellezza e dallabellezza dei suoi piedi, con i quali forse lei si stavadivertendo a stuzzicarmi , forse anche per sdrammatizzare lasituazione. Avvicinatomi il piede destro, praticamente tenedomelosospeso sopra mi disse :<< stai fermo , che ti provo aprendere tra le dita del piede.>> io osservai le ditadivaricarsi e poi l'alluce e l'altro dito stringermi con pocadelicatezza, Daniela mi sollevò e sorridente disse:<< tifaccio male?>> io scossi il capo, lei allora riabbassò ilpiede e mi lasciò sulla suola del suo sandalo , dove era rimastanitidamente stampata l'orma del suo piede e delle sue dita,allontanò il piede e mi disse :<<che carino , ci starestiproprio bene come parte dei miei sandali, perché non ti metti alposto dell'infradito?>> e rise.

Mi guardava con occhi sereni e pieni di dolcezzali piccolissimo nel suo sandalo, probabilmente le facevo una grantenerezza così piccolo , indifeso e alla sua mercé. Sidivertiva a sottomettermi usando i suoi odorosi piedoni chenotava  con sollievo che mi piacevano parecchio , e mi resiconto che in poco tempo divenni per lei una sorta di giocattolino.Io scesi dal suo sandalo tappandomi il naso per l'odore terribiledella calzatura di Daniela , lei disse:<<puzzano cosìtanto?>> io annuii camminando sulla moquette verso di leiche se ne stava seduta sul letto. Daniela allora prese un sandaloe lo annusò strofinando il naso sulla suola e poi disse :<<madai, non puzzano per niente, pensa se ti avessi messo dentro imiei stivali o nelle scarpe chiuse!>> io mi sedetti esaustosotto di lei , ascoltando distrattamente le sue parole. Danielanon esitò a mettermi sotto le sue morbide ditone del piedesinistro, comprimendomi sulla moquette a pancia in sottodicendomi:<< tu, piccoletto cerca di abituartici, perchénon so proprio per quanto resterai così piccolo!>> iosentivo i morbidi e sudati polpastrelli sulla mia schiena e nonriuscivo nemmeno a rispondere per quanto ero soffocato. Danielasollevò leggermente le dita per poi calpestarmi sotto il suoalluce facendo spuntare solo la mia testa e mi disse guardandomie sorridendo teneramente:<<sto scherzando, stai tranquilloche andrà tutto bene.>> io le sorrisi ma lei non accennavaa levarmi l'enrome piede di dosso, era come se sentirmipiccolissimo sotto i suoi piedi le piacesse, infatti mi disse:<<scusami, non riesco a non calpestarti, è troppo piacevole, faiun solletichino magnifico!>> e rise  sollevandomelo dasopra e posandomelo davanti in tutta la sua eleganza, io le urlai:<< basta che non mi fai male!>> lei non mi sentì maugualmente rispose :<< non ti sento.ma stai tranquillo ,non ti schiaccio!>> e sorrise per poi dirmi :<< beh,così piccolo un lato positivo ce l'hai , sei perfetto persolleticare i miei piedi!>> io scossi il capo perplessoseppure eccitato. Daniela mi aveva nascosto alle figliereputandole immature e pericolose per me, e guarda che cosa mistava facendo da venti minuti!

Daniela mi disse innalzando la pianta del piededavanti a me:<< dai, prova a farmi un po' di solledico!>>io mi avvicinai e con le mani iniziai a solleticare quellagigantesca pianta che mi sovrastava, Daniela ritraeva leggermenteil piede sorridendo e poi lo riavvicinava minaccioso , ad untratto non seppi resistere e iniziai a baciarle il tallone , leiscoppiò a ridere e con poca delicatezza mi pestò sotto la suasoffice pianta del piede e disse :<< ma guarda guarda. seiproprio un don giovanni!>> rise e poi continuò:<<continuaa baciare schiavetto!>> Baciai con foga il piede di Danielae lei mi posava sopra prima un piede , poi l'altro , poi l'alluce, poi il tallone , poi altre dita , ed io sempre li a baciare. D'untratto la porta si aprì e Daniela mi calpestò con violenzasotto il piede per nascondermi; era entrata Dalia che disse :<<mamma , a che ora si cena??>> Daniela rispose nervosa:<<alle . otto. come sempre , ma che mi chiedi!>> Dalia se neandò. Daniela sollevò il piede da sopra di me , io malridottomi alzai paonazzo e cercai di riprendere fiato. Lei mi disse:<<oddio scusa. non volevo farti male.>> poi mi prese nellasua mano e avvicinatomi al volto mi disse accarezzandomi sull'addomecon l'indice:<< sei bravissimo a baciare i piedi.poi stasera continuiamo se ti piace così tanto, adesso devo proprioandare a comprare un po' di cose e a cucinare. ma non mi fido alasciarti da solo , quindi verrai con me , scegli tu dove vuoiche ti metto.nella borsetta? Nella tasca dei jeans?>>apprezzai l'atto di Daniela e capii che tutte quelle piedate ,quei baci e quel suo sottomettermi continuamente  non eraaltro che un modo che aveva trovato per farmi stare benenonostante la tragicità della situazione. La guardai neglienormi occhi nei quali sembrava potessi sprofondare  e lavidi sorridente con uno sguardo dolce rivolto verso di me. Stavafacendo avverare tutti i miei desideri, tutte le mie fantasie eio le fui grato in quell'attimo che le sorrisi per poi abbassaregli occhi sulla sua mano.

Lei continuò:<< allora ? dove vuoi che timetto?>> io ero perplesso , non sapevo proprio dove misarebbe piaciuto stare, se ai suoi piedi, se vicino al suo seno oaddirittura vicino alla sua gigantesca " " , di certonon nella borsetta, lei vedendomi indeciso disse:<< dai.che ci vuole a decidere? Guarda che se non decidi ti metto inmezzo al mio sedere, poi voglio vedere come ti ritrovi!>> erise, io ancora esitai e lei continuò:<<vuoi che ti mettanella mia camicia ? comodo comodo tra il mio seno? Non tivergognare , non ce n'è motivo , oggi puoi chiedermi quello chevuoi, voglio solo che tu sia felice . e che naturalmente nonvoglia metterti in un posto dove finiresti ammazzato>> ioero nell'imbarazzo più assoluto e non sapevo che dire, alloralei decise per me dicendo:<<se non sai decidere alloradecido io.>> si infilò i sandali dal tacco alto e mi dissetenendomi tra indice e pollice e facendomi penzolare sopra i suoienormi piedi:<< io ti metterei lì, tra l'alluce e l'altrodito, vicino all'infradito, li non ti potrei schiacciare e tustaresti tra le dita dei miei piedi e magari ti potresti pureadoperare in qualche bacetto! Certo, soffriresti un po' di mal dimare! Ma se non decidi è lì che finisci!>> io allorapensai che sebbene allettante il nuovo ruolo da infradito nonavrei resistito che pochi minuti e poi avrei preso a staremalissimo , e altro che piacere , una tragedia. Daniela mi sollevòguardandomi e aspettando una mia decisione, ma poi si aprì laporta e Da disse alla madre che era tardi e se voleva andare afare la spesa si sarebbe dovuta sbrigare, Daniela con un gestovelocissimo mi lanciò sul letto.

Mi rialzai tremante per il volo tremendo Daliaentrata nella camera non sembrava avere intenzione di andarsene eDaniela faceva finta di niente. Da disse alla madre :<< dai, cambiati vengo anch'io.>> Daniela si trovò costretta adassecondare la figlia per non destare sospetti. Si voltò versoil letto e non mi riuscì a vedere , aveva gli occhi spaventati escrutava il lenzuolo alla mia ricerca e per vedere se fossiancora intero. Ma tra la fantasia coloratissima del lenzuolo iorisultavo invisibile. Mi guardai intorno spaventato e vidi a pocadistanza da me degli slip bianchi che sembravano puliti , accantoa dei pantaloni di velluto. Corsi sopra gli slip , probabilmenteli Daniela mi avrebbe visto se li stava per indossare. Daniela sisedette cautamente sul letto pregando che non ci fossi io  esi sbottonò i pantaloni per poi sfilarli , si alzò e si sfilògli slip neri per poi voltarsi verso gli slip bianchi, io rimasicon il cuore in gola: davanti a me si innalzavano le bellissimegambe di Daniela e la sua enrome fica mi sovrastava. Daniela mivide sui suoi slip e fece un sorriso, sollevata per il fatto chestessi bene, Da intanto si guardava allo specchio accanto alletto. Daniela mi prese tra indice e pollice e mi sollevòinsieme agli slip fino all'altezza della figa: la osservaiimmensa davanti a me e ne fiutai l'odore, Daniela mi avvicinò aifolti peli neri e mi ci mise in mezzo, io gli afferrai e Danielaallontanò la mano da me per poi infilarsi gli slip; sul punto dicoprirmi con l'indumento mi fece un occhiolino e poi si tirò sugli slip. Tutto divenne buio e caldissimo e dopo svariatisobbalzi Daniela e Da camminarono verso la macchina.

Io sentivo solo il forte odore della sua"" tra i cui peli ero completamente irretito, davanti ame la soffice seta di pizzo delle mutande che mi faceva vedere ipantaloni di velluto immersi nella penombra. Notai che a ognipasso scivolavo più in basso ed ero imbarazzatissimo, Danielaaddirittura cercava di ritirarmi su con un dito attraverso ipantaloni , ma non faceva altro che comprimermi sui suoi peli.Quando Daniela salì in macchina io ero sotto le sue grandilabbra umide, erano enromi . mi sentii un niente , ero spaventato, ma eccitatissimo. Daniela era contratta ed imbarazzatisisma, maaveva rinunciato a spingermi verso l'alto temendo che una leggerapressione mi avesse spinto dentro la sua vagina. E infatti cosìsarebbe stato. Addirittura quando Daniela dilatava inconsciamentee ricontraeva le grandi labbra io rischiavo di essere risucchiato.L'odore era celestiale, ma l'imbarazzo tremendo non mi permettevadi assaporare la bellezza di quella situazione. Cercavo dilevarmi da li cercando si riarrampicarmi più su , o tentando discivolare più in basso verso i glutei, ma ogni mio tentativo eravano, e non facevo che agitarmi sulle grandi labbra di Daniela ,sentii infatti qualcosa comprimermi sulla stoffa degli slip. erail clitoride, intanto la vagina di Daniela si umidivainvischiandomi. Daniela sospirava tra l'imbarazzo e il piacere ,Da la guardava perplessa. Daniela non poteva resistere e mentregiudava , velocemente abbasso la mano per spostarmi e spingermi ,se era necessario in mezzo al suo sedere dove già gli slip sierano insinuati. Ma al contatto con il suo dito mi infilò più afondo nella sua vagina , impedendomi quasi di respirare , allorasi contrasse e con forza mi trascinò in basso, si alzò un po'dal sedile e poi , quando fui compresso tremendamente tra i suoiglutei si risedette. Dalia chiese :<< mamma ma che fai?>>perplessissima, Daniela si scusò e disse:<< Scusami amore,avevo queste cavolo di mutande in mezzo al sedere!>>.

Daniela fece un respiro di sollievo mentreparcheggiava ormai giunta al paese vicino. Si alzò e chiuse losportello della macchina per poi incamminarsi con la figlia peril viale. Io ero in una condizione orribile: trasportandomi conviolenza in mezzo al suo sedere Daniela mi aveva strusciato lastoffa di pizzo degli slip sopra strappando malamente i mieivestiti e causandomi moltissimi graffi sulla schiena. In oltreadesso le mutande infilate tipo tanga tra i suoi enomrmi gluteimi comprimevano tremendamente. Speravo che Daniela non si fossepiù seduta, poiché ero anche in una posizione pericolosa doverischiavo di finire schiacciato. Daniela era tesa e più e piùvolte cercava di aggiustarmi dove pensava non mi avrebbeschiacciato risedendosi in macchina, ma a fatica riusciva aspostarmi delicatamente di qualche millimetro, facendo unafiguraccia tremenda per il viale affollato. Mentre Daniela era inmacelleria con Da , inesorabilmente io ripresi a scivolare versoil basso, Daniela non volle permettermelo e contrasse i gluteischiacciandomi tra essi: ero senza fiato e soggetto ad una forzatremenda non resistetti e svenni.

Tutto questo Daniela nel suo rendermi felice nonlo aveva di certo calcolato.

Continua...



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