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L'Ostaggio

Part VII sent by Packy and uploaded on data 27/March/2004 15:56:25


Oltre che beffarda la sua risata era cinica, inoltre essendo a pochissimi metri dalla sua enorme bocca mi era impossibile non subire il suo nauseabondo alito mattutino. Ridendo n’amplificava il nefasto effetto su di me, d’istinto cercavo di volgere il capo a destra o a manca, ma essendo vincolato con tutto il corpo non ebbi esito positivo! Sempre più prossimo alle sue labbra, li l’alito era una fogna, improvvisamente, comparve la punta della lingua, luccicava dalla saliva, n’era pregna, io li immobile, impotente, da solo a lottargli contro.

Fu un attimo, la punta della lingua mi colpì all’addome, l’effetto fu come prendere una bastonata, il guaio che non si limitò ad un unico colpo.Ne seguirono degli altri, tra cui talune volte non disdegnò pure di far correre tutta la sua lingua sul mio corpo, con la sua bava mi stava letteralmente affogando. Sghignazzava, e canticchiava in modo infantile, si poteva dedurre che si stesse divertendo come una ragazzina, ed era proprio così, purtroppo io ebbi la forza per un estremo impeto “Ma la vuoi chiudere quella fogna, mi stai asfissiando con il tuo alito…”, lei non si scompose più di quel tanto “Eh eh, ho l’alito pesante stamattina… tieni…” e amplificandone l’espirazione mi rovescio potenti ventate puzzolenti addosso, io urlai dalla disperazione e lei con soddisfazione “..vedi io sono consapevole che certe cose alle tue proporzioni sono sgradevoli, e te le faccio subire di proposito, se poi tu me lo manifesti pure, ti saluto, io ci vado a nozze,…ecco questo non volevo farlo, ma se insisti…” un rapido movimento e m’infilò all’interno della sua bocca, cioè, meglio, infilò l’enorme pene, io pregai che il tutto si limitasse al minimo indispensabile. Il suo momento ludico ebbe fortunatamente fine e paga mi portò davanti ai suoi occhi e aggiunse, “Non è ancora finita, ti faccio fare un giretto in un altro buco, prima però faccio colazione”
Non si necessita di molta immaginazione per capire a cosa si riferisse, alcune cose le avevo capite, capii pure che alle sue molestie il silenzio era il minore dei mali, e in più compresi che Stefania sostanzialmente si comportava come una bambina viziata mai cresciuta, a lei tutto era dovuto. Queste mie deduzioni non m’avrebbero certo salvato, però era giusto farsi un suo profilo, in future circostanze conoscere certi aspetti della sua psiche, avrebbe potuto essere vitale. Mentre io meditavo lei si stava saziando, dopo alcuni minuti mi risollevò “Scusa, mi stavo dimenticando, cosa vuoi, caffè o latte?”, io “Latte, grazie” un grazie, ogni tanto forse m’avrebbe risparmiato supplizi inutili, in un attimo mi ritrovai a testa in giù e poi SPLASH, a bagno nella caraffa del latte e una voce tonante dall’alto “bevi a sazietà”, io avrei sperato che in quell’occasione m’avrebbe slegato, niente da fare. Dalla mia scomoda posizione la sentii chiamare Barbara con una campanella, la quale arrivò quasi subito e portò via il vassoio della colazione, io purtroppo restai li, con la consapevolezza di cosa mi sarebbe accaduto da li a poco. Prima che Barbara uscisse dalla camera, Stefania la fermò “Oggi parto presto, al massimo tra un paio d’ore, preparami la valigia e sistemala in macchina.”
Barbara annuì e lasciò la stanza. Rivolgendosi a me aggiunse “Già me la vedo, a patteggiare uno scambio per riaverti e io a farla strisciare eh eh, qualsiasi cosa mi voglia proporre niente mi smuoverà, ho però un dubbio, e sai quale?”, io con in cenno del capo “No, non ho idea, sei tu quella che pensa qua!”, “E bravo il mio nanerottolo, appunto, dicevo che ho il dubbio che tu per lei conti ancora qualche cosa, la sfuriata di ieri potrebbe essere una messa in scena e niente di più.”
Alle sue parole raggelai, non glielo diedi ad intendere, ruotando il vibratore mi scrutò, ed esclamò “Bene ora ti do un anteprima del tuo destino al mio servizio, certo che legato così come un salame eh eh eh, sei ridicolo,…” nel frattempo scostò il fine lenzuolo che la copriva, restai abbagliato della sua bellezza, la scrutai giù fino alle punte dei piedi, che dire, una scultura, non celando il suo piacere scostò leggermente la sua cortissima camicia da notte, non portava gli slip e se ne poteva vedere pure la sua delicata peluria pubica. Inutile dire che in un attimo mi ritrovai immerso, il movimento ondulatorio dal basso verso l’alto aumentò di ritmo, alle mie proporzioni non mi fu difficile pure notare che gli aromi e profumi vaginali stavano aumentando, lentamente anche la peluria si stava bagnando assai e non solo quella, infatti, in un baleno mi ritrovai fradicio pure io. La libido stava liberando in lei qualche cosa di magico, era stimolata, infatti, legato com’ero ogni suo movimento corrispondeva ad una tortura. Ogni tanto non disdegnava pure regalarmi qualche intensa leccata, così per infierire e anche per assaporarne gli aromi. Purtroppo si cimentò pure con la tecnica dell’inserimento, oramai era il piacere derivato che dettava le sue azioni. Urlai, ma con l’unico risultato di stimolarla, dopo un buon quarto d’ora le sopraggiunse il godimento, almeno credo, infatti, ansimando i suoi versetti mutarono da muggiti senza senso, in godimento puro carico di piacere, il tutto passò e sollevatomi assieme al fallo sorrise dicendomi “Mhmm, mica male per essere la prima volta, vedrai che perfezionerò questa innovativa tecnica eh eh, adesso vieni qua, un poco di divertimento te lo meriti pure tu…” mi ritrovai pressato contro le sue mastodontiche labbra, io imprecai, ma invano, infatti, in meno che non si dica mi ritrovai avvolto dalla sua saliva, con delicatezza iniziò a leccarmi, alternando il tutto con delle succhiate. Effettivamente era piacevole, non realizzai nemmeno, in breve che il mio pisellino rispondendo agli stimoli di Stefania si drizzò, non le avrei mai dato questa soddisfazione di mia spontanea volontà, purtroppo, li dopo giorni senza nessun sfogo la mia natura di maschio fece il resto. Lei soddisfatta commentò “Eccolo qua il mio ometto, pensavi di resistermi, mi odi questo lo capito, però sono talmente figa che il tutto passa in secondo piano eh eh eh…”, io con spirito no riuscii a far scena muta “Certo che sei sicura di te stessa, ma chi si loda s’imbroda, probabilmente io sono l’unico maschietto che sei riuscita a farti negli ultimi tempi, molto brava, alto non più di 7 centimetri e legato come un salame..”, nelle mie precarie situazioni era da irresponsabile comportarmi così con lei.
Lei seccata “Arrogante, bene, si vede che non hai ancora subito abbastanza, sarà divertente insegnarti l’educazione, ma non adesso, un altro giorno eh eh eh, è inutile che sgrani gli occhi, ma ti dovrai abituare a questa tua nuova realtà di schiavetto da signora ah ah ah. Ora finisco quello che ho iniziato, mhmm SLURP SLURP, non riuscii a trattenermi e raggiunsi quel misero orgasmo, il mio leggero spruzzetto, rallegrò la gigantessa che non si fece pregare e completò l’opera con delle poderose leccate.

Dopo essersi accertata del mio stato, s’alzò in piedi e con disgusto mi gettò così com’ero sul letto, la vidi poi allontanarsi. Con tutti quei movimenti i legacci che mi vincolavano si erano allentati, un piccolo sforzo e riuscii pure a liberarmi, a quattro gambe ruzzolai nelle pieghe del lenzuolo, arrivai ai bordi del letto, desistetti dal tentare la discesa, ero troppo debole e mi rassegnai. Oltre la porta, la quale dava sul bagno della camera udii il tipico scroscio della doccia, riuscii pure ad addormentarmi, non per molto, infatti, uno strattone e d’impeto mi svegliai, un ombra enorme, in contro luce, la voce però inconfondibile mi fece ripiombare nella mia assurda realtà, “Ehi ti eri addormentato eh eh, allora sono abbastanza carina per te?”, la osservai da capo a piedi, nemmeno la sua perfidia riusciva a scalfire la sua bellezza, la sua pelle leggermente abbronzata luccicava, la camicetta gialla con fantasie floreali abbinata al gonnellino che portava le dava l’aspetto di una dea, vistoso il suo cinturone Moschino, di collant lei non ne aveva necessità questo anche in virtù del caldo afoso. Tutte queste mie annotazioni richiesero alcuni secondi, Stefania impaziente e seccata aggiunse “Allora, sono abbastanza figa per te oppure no?”, io non riuscii a trattenermi “Sei uno schianto, però devo dirti che hai un difetto…”, lei con una risata ironica sgranò gli occhi “Sentiamo…”, e io “Fuori sei stupenda, ma dentro sei vuota, sei senza sentimenti, sei solo tu e gli altri niente, oddio il mondo e chi ci vive, insomma sei crudele, ma prima o poi, vedrai che sarai tu a rimetterci, tutto quello che fai al prossimo in altra forma ti tornerà indietro….”, alle mie parole lei si fermò di scatto e mi fissò, non mi erano chiare le sue intenzioni, forse ero prossimo alla fine, ma oramai quello che è detto è detto. Lei troneggiava sopra di me, e per fissarmi meglio si mise in ginocchio accanto al letto e allungando un dito minaccioso nella mia direzione replicò “cos’hai detto moscerino? Hai forse deciso di non rivedere più tua moglie? Io cattiva eh eh, tu di donne cattive non ne hai ancora viste, non hai la più pallida idea di come possa essere una donna cattiva, di come sappia essere perfida quando lo vuole essere. Sai oggi sei fortunato, non abbiamo tempo, vorrei tanto lasciarti qualche giorno presso una mia amica, è abile nelle pratiche sadomaso su maschi, e ogni volta che la vedo continua a ripetermi le stesse cosa sui siti GTS in Internet, e cosa pagherebbe per aver un omino in sua custodia, mi sa che uno di questi giorni l’accontento eh eh eh!!!”

M’afferrò, alzandosi in piedi m’avvicinò alla sua perfida faccia nel frattempo intensificò la sua morsa, i lineamenti del suo volto lentamente si tramutarono in ghigno e poi sfociarono in una poderosa risata “Ah ah ah cattiva io ah ah, dopo che ti avrò lasciato nelle mani delle donne che dico io, tu m’implorerai e per me sarai disposto a fare tutto, per ora mi limito a costringerti farlo, sai è pure divertente eh eh, io per il viaggio vorrei metterti in un taschino, ma come vedi da come sono abbigliata l’unico posto dove posso sistemarti eh eh è negli slip eh eh…” dicendo questo nel frattempo aveva già sollevato la mini e allargato l’elastico delle mutandine e oro mi trovato sulla verticale dell’apertura, mollò la presa e vi caddi dentro, in un attimo mi trovai avvolto nuovamente dalla sua folta peluria, l’elastico venne lasciato e mi ritrovai bloccato dal tessuto e il tutto in penombra.

Durante il viaggio udivo unicamente l’autoradio, ogni tanto però le imprecazioni di Stefania interrompevano l’armonia della musica, questo quando cercava di raggiungere Prisca, e non vi riusciva. Questo la irritava molto, il viaggio fino al laboratorio durò alcune ore, finalmente l’elastico degli slip s’allargò e la gigantesca mano della Ferri m’afferrò e mi depose sull’immenso piano di una scrivania, mi guardai attorno, eravamo nell’ufficio di Lorena. Alzai lo sguardo, c’era Stefania, e pure Mara, la lecca culo della situazione. Mentre io ero oggetto degli insulti della tirapiedi, Stefania per l’ennesima volta cercò di contattare Prisca, senza esito, fissai l’orologio a muro erano quasi le quattro del pomeriggio, l’appuntamento con Lorena previsto alle venti, quindi dovevo ancora attendermi molte angherie prima d’allora, ad un tratto Stefania esclamò “Accidenti, chissà dove cazzo s’è cacciata Prisca, Mara ti lascio lo stronzetto mi raccomando, fagli quello che vuoi, ma lo rivoglio intero e vivo, perché se necessario voglio che sia io a spiaccicarlo davanti agli occhi di sua moglie, mi sono spiegata?”, Mara con un ghigno mal celato annuì. M’alzai in piedi e mi sporsi fino al bordo della scrivania, attorno a me vi erano pie di carte da una parte, un porta penne colmo,dall’altra parte, il telefono, alzai il capo e a poca distanza da me vi era Mara sorridente, indossava una bellissima gonna con lo spacco fino alla vita, ne si potevano scorgere gli slip, scarpe aperte con il tacco, maglietta scollata, allungò la mano e afferratomi mi sollevò e al suo cospetto iniziò a leccarmi molto delicatamente, alternando il suo monologo “Sei fortunato oggi..SLURP..vedi ho ricevuto ordino tassativi…SLURP…ti devo riconsegnare intero e soprattutto vivo….SLURP…. questo però non m’impedisce di fare la maialina con te eh eh eh. Vediamo ahhh si, ma che bella ideuccia, con una giornata così calda, mi ritrovo i piedi sudati e cosa di meglio che farmeli massaggiare da te.”

Una volta a terra, fui lasciato solo, infatti, Mara si era assentata per un attimo alla toilette, il pavimento dell’ufficio era ricoperto dalla moquette, la sensazione era strana e sgradevole, era risputo che tale pavimento non era molto igienico effettivamente dalla mia prospettiva non mi era difficile notarne la sporcizia, ma le mie preoccupazioni si concentrarono su un’altra minaccia, un ragno proprio sotto la scrivania, Mara non lo aveva visto e purtroppo non era ancora ritornata. Il ragno era a pochi metri da me e si stava avvicinando minacciosamente, l’unica cosa era correre, e così feci, la cosa mi fu difficile, il manto irregolare della moquette inibiva i miei movimenti vanificandone l’efficacia. Oramai il mio cacciatore era a pochi metri da me, mi era addosso, mi guardai attorno ora ero solamente a metà strada tra la scrivania e la porta, guardai dietro di me, era finita, quel ragno alle mie proporzioni era disgustoso, in un lampo un’ombra e al posto del ragno l’enorme calzatura di Mara, la quale con il suo enorme peso il povero essere a otto zampe fu trasformato in poltiglia, alzai lo sguardo “Ah ah ah, ma poverino, ti ho salvato eh eh,…” toccandosi le mutandine aggiunse “… hai visto, per fortuna sono arrivata in tempo eh eh eh, la mia protezione mi sa che ti costerà una bella leccatina di figa, eh eh te, ma andiamo con ordine iniziamo con i piedi”, si tolse le scarpe e s’accomodò sulla poltrona d’ufficio e allungandone le gambe m’intimò di raggiungerla.

Per la via più breve passai sotto la scrivania, era una di quelle chiuse sul davanti, di design moderno, mi ci volle un attimo, la sotto guardandomi attorno mi resi conto di un altro mondo, la polvere annidata in ogni dove, evidentemente le donne della pulizia non erano molto zelanti, sporcizia un po’ ovunque, piccolo materiale d’ufficio tipo graffette e pezzettini di carta, la mia attenzione si soffermò sul tappo della penna stilografica di Lorena, mi ricordai di quell’oggetto, perché fu un mio regalo per i suoi 35 anni, erano già passati quasi 4 anni d’allora, mi ricordo pure che avendola smarrita fu molto triste nel dirmelo, un episodio particolare, il quale mi toccò profondamente, li capii che sebbene lei fosse una donna in carriera, in gamba, fuori dalla norma, lei mi voleva bene anzi m’amava, alla luce dei recenti fatti, dopo quello che m’aveva combinato non ero più in grado di poter affermare la stessa cosa.
Finalmente mi ritrovai ai piedi Mara, la quale era comodamente seduta a gambe aperte, i sinuosi movimenti della mano nelle mutandine, erano provocanti e allo stesso momento assai volgari, purtroppo, era lei che dirigeva le danze, dal suo trono, come una dea disse “Bene eccoti qua finalmente al mio cospetto, per ora iniziamo con alcuni massaggi plantari, sdraiati sulla schiena e non protestare eh eh…”, la sedia scricchiolò sotto il suo titanico peso e prima lentamente e viepiù velocemente le rotelline arrancarono nella moquette, il pavimento vibrò, una sensazione del tutto impercettibile a Mara, si spostò fino a raggiungermi con un suo enorme piede, proprio sopra la mia verticale. La pianta era sporca, evidentemente calzando delle comode scarpe aperte tipo sandalo non le era certo difficile non togliersele in ogni occasione possibile, è assai normale farlo, fosse unicamente per godersi quella sensazione di frescura. Fui costretto ad attendere il mio destino, il puzzo di piedi e sudore erano atroci, e la cute luccicava pure. Con cura lo calò, curando di sollevare l’arcata plantare, li il derma era leggermente più delicato e non calloso, come il calcagno o i polpastrelli delle dita. Avesse dosato male una mossa, m’avrebbe stritolato, si dilettò pure a spingermi qua e la come fossi una pallina. La sensazione terribile allor quando mi puntò l’alluce all’addome, li la pressione si fece più intensa, le sue risate e i suoi odiosi monologhi completarono l’opera. Non so quanto tempo intercorse, ma improvvisamente squillo il telefono, Mara con disinvoltura sempre giocando con me, allungò la mano e sollevò la cornetta “Si, sono qua con il nostro topolino eh eh…….”, dicendo questo con l’altro piede mi costrinse a sdraiarmi sulle dita dell’altro piede e mi fece cenno di restarci, e intanto la conversazione andò avanti, evidentemente era la Ferri che stava impartendogli degli ordini. Io non capivo cosa stessero macchinando con me, ora lei sempre parlando al telefono alzò il piede a mezz’aria, e si accinse a calzare nuovamente il sandalo infradito, ero terrorizzato, pensai di essere prossimo alla fine. Il piede era quasi in posizione, io sempre nella scomoda posizione non potevo muovermi sarei precipitato. Fu un attimo e io mi ritrovai bloccato a gambe divaricate, infatti, l’infradito aveva un passante in cuoio che saliva dalle dita fino a raggiungere un altro passante trasversale, che mi ritrovai all’altezza delle mie ascelle, questo mi permise di aver unicamente libere le braccia. I suoi movimenti per alzarsi in piedi corrisposero ad un terremoto, i lividi, ora non li contavo più, adesso dovevo pure sopportare le escoriazioni dovute al cuoio delle sue scarpe. Dalla telefonata capii che Mara fu incaricata di tenermi sotto sorveglianza fin a quando non avrebbe ricevuto altri ordini. Riagganciò il ricevitore e con una risata piena di gusto rivolgendosi a me disse “Ah ah, alcune ore per torturarti un pochino, bene ora andiamo a far due passi.”

Inutile dire che dalla mia prospettiva il mondo attorno era diverso, ai lati scorrevano i corridoi e gli uffici, che Mara si divertiva a percorrere in lungo e in largo, sopra le titaniche gambe longilinee che nel normale movimento ondulatorio ne permettevano a tratti la stupenda visuale fin su agli slip. Quel che mi preoccupava fortunatamente non si verificò, infatti, temetti che nel camminare il robusto passante di cuoio del sandalo infradito, mi potesse stritolare, invece, non fu così, l’unico inconveniente, si fa per dire era la trazione sul mio addome dovuta al peso della calzatura la quale nel momento dell’alzata si riversava tutta su di me, non posso dire che la cosa non mi preoccupasse, ancora qualche centinaio di metri e di me sarebbe restato unicamente un corpicino esamine. Ero sfinito la pressione costante mi stava spaccando lo sterno, urlai, “Bastaaaaa, ti supplico…”

Ridendo esclamò, “Si hai ragione, non ne posso più devo andare alla toilette a far pipì.” In cesso allungò le mani sotto la mini e lasciò cadere gli slip, naturalmente mi finirono addosso, si voltò e si sedette sul water, non vedendomi dalla sua postazione, si liberò facilmente del suo intimo scaraventandolo a poca distanza, guardandomi disse “come va? Eh eh, ti piace passeggiare con me?”

Purtroppo non fu il mio cervello a proferire, ma il dolore generale che stavo subendo, “Va a fa un culo troia!”. Lei “Male, tu non hai capito ancora una cosa, mai, e ripeto mai, contestare una donna che ha il coltello dalla parte del manico, mai…”, dicendomelo si era sporta leggermente, era molto carina, ma perfida, come la sua padrona, dal movimento della sua bocca capii purtroppo che si stava preparando a sputare, fu un attimo, e mi ritrovai avvolto dalla sua disgustosa saliva, e lei “Adesso silenzio, questo e per la troia…..”. Lentamente la saliva mi stava scivolando a lato e vidi dopo aver pisciato che si era munita di un fogliettino di carta igienica, dai movimenti se lo passò e lo stava per gettare nella tazza e poi sorridendo lo fissò e poi fissò me, la cosa non mi piacque molto, e ne avrei avuto ben donde più tardi, infatti, s’abbassò e delicatamente lo strusciò su tutta la lunghezza del mio corpicino. Disgustoso, purtroppo, la mia posizione non mi permise di sottrarmi all’unzione a base della sua urina. La passeggiata continuò, dentro gli uffici e fuori nel parco antistante, era oramai tardo pomeriggio.

Finalmente il cellulare di Mara squillò, sicuramente era Stefania, che la chiamava a rapporto. Dal colloquio fu chiaro che Lorena era arrivata, non avevo minima idea di cosa e come si sarebbero svolte le trattative, il contenzioso non ero io, ma bensì la tecnologia che mia moglie aveva sviluppato con successo, e che Stefania Ferri voleva a tutti i costi. Salimmo all’ultimo piano, li si trovavano appunto la sezione amministrativa e gli uffici della direzione, entrammo in un enorme ufficio, dall’arredo capii che si trattava della direzione, finalmente venni liberato dal mio giogo e riposto sulla scrivania, alzai lo sguardo, Stefania, Mara e con somma sorpresa l’assistente di Lorena, Gianna, la quale anni prima avevo scaricato per mettermi assieme a Lorena. Gianna s’avvicinò e ridacchiando, “eh eh, sappi che se fosse per me, sarebbe un piacere spiaccicarti con quel posacenere di cristallo, eh eh, vederti letteralmente esplodere, io penso che possa essere la punizione più appropriata, quello che ho passato per colpa tua non lo puoi nemmeno immaginare”, evidentemente il rancore era ancora vivo, una cosa avevo capito nelle ultime settimane, le donne non dimenticano mai, e appunto quando possono fartela pagare lo fanno e basta, fino a farti male! Non paga, m’afferrò per una gamba e mi sollevò a mo di trofeo e oscillandomi leggermente concluse, “Vedo che la tua amata mogliettina t’ha trasformato in un topolino di laboratorio eh eh, si vede che da te non ha avuto altre soddisfazioni, e hai capito a cosa mi riferisco eh eh!”
Da come Stefania afferrò la cornetta del telefono per chiamare Lorena, capii che non era tranquilla, forse le trattative non si stavano svolgendo come da programma, digitò i numeri in modo molto nervoso, “Sono Ferri, allora dove cazzo sei, sappi che sono io che da gli ordini, qua…… cos… la mia posta elettronica, sent…. cosa centra Prisca? T’avverto Lorena, se mi fai uno scherzo prima di restituirti tuo marito te lo passo nel frullatore….”, avviato il PC, aprì la sua posta elettronica, e fece scorrere fino a mettere in evidenza un messaggio che carpì la sua attenzione, dalla mia postazione fui in grado d’osservare tutta l’operazione, aprì l’allegato era un file video, un attimo di silenzio, una volta caricata l’applicazione seguirono le immagini , vi si poteva vedere una ragazza nuda, sgranai gli occhi, ma quella era Prisca la figlia di Stefania. Non fui il solo a capirlo, infatti, la Ferri si sedette allibita sulla lussuosa poltrona in pelle, e intanto le immagini continuavano a scorrere, finalmente il campo s’allargò, e io capii, Prisca si trovava in una immensa vasca in vetro, o meglio la vasca era normale era Prisca che era più piccolina, la prova ne fu che il campo s’allargò a sufficienza nel inquadrare anche Lorena, al quale accanto alla vasca in vetro si stava divertendo a stuzzicare la figlia di Stefania, finalmente l’audio, la voce di mia moglie “Come vedi Stefania, sembra che anch’io abbia qualche cosa che a te è caro, o sbaglio?”, la Ferri si mise a sbraitare al cellulare, “Puttana, vo…..” lo scaraventò in fondo all’ufficio, evidentemente Lorena aveva interrotto la comunicazione, improvvisamente il telefono dell’ufficio squillò, Stefania rispose, “Sei tu stronza? Non t’azzar… tuo marito? È qua! Lo vuoi sentire… com.. il viva voce..” con una leggera pressione azionò il viva voce dell’apparecchio e con una spintarella mi costrinsero vicino al telefono, io sbraitai “Aiutoooo, Lorena, ti pregoooo…” e dall’interfono “Amore non ti preoccupare…” con una spintarella venni allontanato e Stefania riprese il colloquio “Lorena, se torci un capello a mia figlia, sappi che prima di cimentarmi ad ammazzarti il tuo beneamato maritino, gli strapperò le braccina…” con una calma di ghiaccio Lorena “Io a mio marito ci tengo, senz’altro, però sappi che il mio interesse è quello di una scienziata con il suo topolino di laboratorio più prezioso, non gli avrei fatto quello che gli ho fatto, insomma non vorrai mettere il piccolo Giorgino contro tua figlia Prisca”, in tutto risposta la Ferri liberò tutta la sua personalità di merda “Brutta troia, questa me la paghi, ti farò pentir….”
Lorena con una calma di ghiaccio “Sccchtttt, vedo che non hai cambiato il vizio, eri stronza quando mi hai assunta, mi hai sempre odiato, purtroppo sono più intelligente e brillante di te e come vedi anche in questa partita a scacchi i pezzi migliori li ho io eh eh, ti propongo un incontro, tra cinque minuti nella hall dell’istituto, ti consiglio di esserci eh eh”.
Imprecando la Ferri uscì dalla stanza, restammo soli con Gianna, la quale ora era un pochino preoccupata in quanto poc’anzi si era rivelata quale acerrima nemica di mia moglie, Gianna era consapevole che un eventuale accordo tra la Ferri e Lorena l’avrebbe messa in una posizione delicata. Infatti, il suo atteggiamento nei miei confronti mutò radicalmente, le sue attenzioni erano concentrate sulla mia condizione fisica, il mio corpo dopo alcuni giorni con Stefania era cosparso di lividi e ematomi. Dopo una buona mezz’ora, durante la quale fui costretto fronteggiare le avance delle due gigantesche donne, finalmente la Ferri entrò seguita da Lorena, le due sorridevano, li capii che forse avevano si erano accordate.
Lorena mi vide e corse da me, s’abbassò e disse quasi piangendo “Amore, come stai, o mio Dio, come sei ridotto, non avrei mai pensato che potesse finire così…”, io le volsi lo sguardo “Ti prego amore, liberami da queste donne sataniche…. farò tutto quello che vuoi tu d’ora in poi…”, Lorena esclamò “Certo, forse ho trovato una soluzione con Stefania..”, a quelle parole le due leccapiedi esclamarono in coro “Ma come… cosa, gli accordi non erano così Stefania…”, a quelle parole udii la Ferri come non l’avevo ancora sentita fin’ora, “Fuori, tutte e due, io faccio quello che voglio….”, vi fu ancora una timida protesta da parete delle due con sfuriata finale da parte di Mara, la quale vista la situazione avversa, m’afferrò e guadagnò l’uscita, la cosa fu fulminea, infatti, non appena sull’uscio si trovò osteggiata da Samantha e Jessica, l’amica della mia baby sitter, la quale non condivideva il fatto che io fossi così piccino nelle mani di donne senza scrupoli, Mara oramai era in trappola, mi sfoggiò minacciandole che se avessero tentato di fermarla m’avrebbe stritolato, ma senza successo, infatti Samantha come un fulmine le sferrò un pugno in faccia, il contraccolpo indusse Mara a mollare la presa, mi ritrovai a svolazzare a mezz’aria, fortunatamente Jessica non si perse d’animo m’afferrò prontamente. Dopo che Stefania incazzata nera, disse il fatto loro, le due donne, Gianna e Mara, vennero licenziate. Finalmente dopo quegli attimi, tutto si spiegò, Lorena aveva garantito la tecnologia al laboratorio e la restituzione di Prisca, ma in cambio di me e del copyright, ovvero i meriti, Lorena era una tipa molto materialista.

Nell’ufficio ora io ero li piccolo sulla scrivania e davanti a me come dee Lorena e Stefania.

Mara e Jessica furono incaricate di accompagnare le leccapiedi di Stefania e appunto di andar a prendere Prisca. Fissandomi Stefania, sorrise e bisbigliò qualche cosa a Lorena, la quale non  si trattenne e ghignando indusse Stefania a continuare, il tutto continuò per diversi minuti. Io ero li impalato, sfinito e impaurito, dopo tutto non avevo ancora capito se Lorena avesse ancora interesse a me oppure si trattava unicamente d’altri interessi. In quei attimi non feci a meno di notare come fosse abbigliata, Stefania era una stupenda donna, ma stasera anche Lorena non scherzava, con quella sua stupenda capigliatura stile Valentina, un trucco molto pronunciato camicetta maniche corte, molto scollata, gonna appena sopra le ginocchia, e il resto era la natura che le rendeva giustizia. S’avvicinò e toccandomi con l’indice disse “Ma ti senti bene? Sei sicuro, certo che gli ultimi giorni sono stati movimentati eh eh, so tutto, quello che ti ha fatto fare Samantha, come pure la cameriera di Stefania, Barbara eh eh, ma che maialino eh eh, più tardi mi racconterai pure cosa hai fatto con Stefania.”
Io non mi capacitavo ancora e risposi “Senti, non è che abbia molto voglia di raccontarti tutto quello che mi ha fatto subire…”, venni interrotto da Lorena “Amore, forse non hai ancora capito la tua posizione, io ti ho riavuto indietro, però tu se vorrai ritornare normale, mi dirai tutto quello che voglio sapere, come pure farai tutto quello che vorrò io, sai a me non va molto che tutte quelle che ti hanno messo le mani addosso te le sei fatte, porco!”
Io allibito e incredulo, “Ma come, come fai a sapere di Barbara?”, e lei “Sappi che è lei l’artefice della tua liberazione, bhè si fa per dire eh eh, ma lo sai cosa mi ha richiesto per aiutarmi, non immagini nemmeno, sai lei il ragazzo non ce l’ha, allora eh eh, mi scappa da ridere eh eh, mi ha chiesto di lasciarti alla sue amorevoli cure durante le sue vacanze!”, io frustrato mi ritrovai in ginocchio, “Si amore eh eh, è il minimo, ma non ti preoccupare ora, sai lei ha le vacanze solo a settembre, cioè tra un mesetto, nel frattempo io potrò conoscerti in arte moscerino da signora eh eh, naturalmente Samantha resterà in casa come ragazza alla pari, vedrai ora come sarà divertente, ora che sa come prenderti mhmm”. Incazzato “Adesso mi dirai pure che dovrò farmi fottere pure dalla Ferri?”, e Lorena “Sai non lo escludo, visto che uno di questi week-end l’ho invitata a casa nostra, mi sa che qualche leccatina ci scapperà, ma ora sei allenato eh eh, su dai non fare quel faccino, prima di Natale ti farò tornare normale, forse…., se resisterai fino ad allora significherà che il tuo amore è vero.” Dicendomi questo era talmente vicina che riuscì a sferrarmi un poderoso colpo di lingua sbattendomi a terra. Stefania interruppe l’idillio tra me e Lorena, e rivolgendosi a lei disse “Senti Lorena, questa è la lista degli stronzi che voglio nella mia voliera, alcuni li conosci anche tu….”, Lorena fece passare velocemente i nominativi, e annuì “Si alcuni non meritano altro ah ah questo poi eh eh, tu con qualche scusa falli entrare nella camera d’irradiazione giù in laboratorio e poi ci penso io.
Una volta affinato il loro diabolico accordo, io mi ritrovai nel taschino della camicia di Lorena, una cosa era chiara, il mio futuro si prospettava molto fosco, se penso solamente al fatto che Lorena adorava organizzare festicciole tra amiche di profonda data, chissà a quali altri sorprese avrei dovuto far fronte prima della promessa liberazione. Ero prigioniero in un mondo gigantesco, nelle mani di una moglie che avendo alcuni conti in sospeso voleva farmela pagare, e nel modo più perverso e impensabile.

Fine.


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