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Vendetta o semplice antipatia

Part III sent by Jryan^ and uploaded on data 25/June/2005 19:43:25


Quando Maria arrivò sotto casa sua parcheggiò la macchina e con movimenti bruschi afferrò la borsa, il cellulare ed iniziò a tastare con il suo bel piede il tappetino, alla ricerca dei suoi sandali. Io ebbi appena il tempo di realizzare che dovevo fare in fretta se non volevo perdermi l’unico passaggio verso la stanza della mia ragazza, del tutto ignara di avermi li sotto di lei.

Camminai allo scoperto e poi feci una corsa verso l’infradito mentre il suo enorme piede destro mi si posò di lato con un boato. Saltai sulla calzatura e mi andai ad aggrappare alla cinghia poco prima che Maria infilasse la sua proporzionata e sensuale estremità al suo interno, infilandola. Mi ritrovai tra il suo bell’alluce ed il secondo dito, letteralmente abbracciato alla cinghia. Sentendo l’odore forte del piede del mio amore mi sentii un po’ strano, forse un po’ umiliato; in quel momento non ero niente per lei…un granello di polvere tra le dita dei suoi piedi. E pensare che le piacevo tanto e che mi mostrava sempre con grande entusiasmo il suo amore!
Dopo un breve tragitto , durante il quale pensai solo a tenermi forte, finalmente arrivammo nella camera di Maria. Lei si sfilò subito le infradito e si gettò sul letto, arrabbiata e preoccupata per me. io mi sedetti sulla suola della sua scarpa, per riprendere fiato e cercai, di rilassarmi. Guardando verso il letto vedevo solo le piante dei piedi della mia ragazza penzolare, un po’ sporche, eppure dalla forma allungata , con il tallone rotondo e le dita lunghe. Ricordai quanto fosse morbida e soffice la pelle delle piante dei suoi piedi quando le baciavo o quando lei mi ci accarezzava ovunque poco prima di fare l’amore, o subito dopo. Ricordai il suo sguardo dolce e penetrante, i suoi occhi azzurri, la sua espressione intensa, il suo sorriso, incorniciato dai lunghi capelli biondi; tutte cose che ora non riuscivo nemmeno a vedere tanto erano lontane e irraggiungibili. Tremai al pensiero che la amavo, tremai al pensiero che adesso, quelle cose stupende erano più distanti da me, e che al confronto di Maria non fossi che un piccolo esserino insignificante. Al contempo però avrei voluto adorarla, per dimostrarle quanto mi piacesse.
Insomma, era strano ciò che provavo; mentre quando Michela mi aveva rimpicciolito e calpestato provavo solo rabbia e voglia di vendetta, adesso, sul pavimento della stanza della mia Maria, oscillavo tra la paura di perderla e di essere inadeguato a lei e la voglia sfrenata di iniziarle a baciare i piedi e di sottomettermi a lei, come , già tante volte avevamo fatto per gioco. Questa volta però sarebbe stato un gioco esponenziale, dato che adesso, Maria, era veramente la mia padrona; la padrona della mia vita, del mio destino e della mia felicità. Sarebbe bastato un suo passo falso, o una sua distrazione a cancellarmi dalla faccia della terra. Ero completamente alla sua mercé, e ne ero estasiato.

Ad un tratto Maria si alzò dal letto ed io sollevai le braccia per farmi vedere , lei però non posò lo sguardo su di me, semplicemente prese a spogliarsi: si levò la camicia ed il reggiseno,mostrandomi i suoi bei seni, non tanto grandi, ma bellissimi. In breve rimase in slip e guardando dal basso il suo sedere ebbi subito un’erezione; era piccolo e rotondo, sapevo per esperienza che era anche sodo e liscio e non so cosa avrei dato per poterlo accarezzare; anzi, data la situazione avrei voluto che Maria mi si fosse seduta sopra. Incantato dalla sua bellezza non mi accorsi che la mia gigantesca ragazza si era voltata e stava camminando nella mia direzione. Sollevò un piede per infilarlo nell’infradito ma lo arrestò proprio nel momento in cui io mi preparavo a saltare via per non essere calpestato: mi aveva visto.
<< Ricky!>> esclamò. Io alzai lo sguardo; avevo ancora la pianta del piede di maria sospesa sopra la testa, ma oltre le sue dita un po’ divaricate c’era il suo viso che , da lontano, mi sorrideva. Maria posò subito il piede a terra, generando una ventata odorosa che mi pervase le narici. Poi si chinò su di me e guardandomi dall’alto disse :

<<Come hai fatto ad arrivare quI?!>> io le feci un sorriso sedendomi nuovamente sulla suola delle sue infradito, dove era rimasta stampata l’impronta del suo piedone.

<< Stai bene?!>> mi continuò a chiedere. Io le feci cenno che non mi avrebbe sentito e comunque le urlai :<< tutto bene amore!>> e le feci cenno “ok” con la mano. Lei capì quel tanto che bastava per rilassarsi e fare un sorriso di sollievo. Poi continuò ad esaminarmi:
<<bravo amore mio! Sei riuscito a salvarti da solo! Sei bravissimo!>> e così dicendo si chinò fino a posarmi le sue enormi labbra carnose su tutto il corpo, comprimendomi sulla suola del suo sandalo. Schioccato il bacio si alzò in piedi e guardandomi mi disse :

<<Quanto sei piccolo amore! Sei proprio carino!>> e sollevò un piede per poi portarlo sopra di me e posarmi le sue pesanti e carnose dita sul corpo, per sentirmi. <<il mio alluce basta per calpestarti tutto!>> osservò scherzando e comprimendomi un po’ sotto il suo dito, poi, allontanò il piede e chinandosi nuovamente mi prese tra indice e pollice per sollevarmi fino al viso :

<< ti faccio male?!>> mi chiese , ed io le risposi di no, tra l’altro un po’ ironico, dato che fino ad un attimo prima mi aveva messo sotto il suo piede. << Sono proprio contenta che stai bene e che, soprattutto, stai qui nelle mie mani! Chissà che ti ha fatto quella stronza!>> Io scossi il capo, ricordando i brutti momenti che avevo passato. Maria mi strinse al seno, comprimendomi con la sua mano sulla sua tetta e dicendo:<< ti amo!>> e poi si sedette sul letto e mi depositò sul materasso davanti a lei.

<<Non devi preoccuparti, ora basta comprare un rimpicciolitore e ti faremo tornare normale! Devi solo aspettare fino a domani!>>
Io sorrisi ed mi avvicinai alla sua gamba per iniziare a baciare la sua pelle vellutata. Maria allora esclamò :<< ma che intenzioni hai? Così piccolo non possiamo mica fare l’amore!>>
Mi disse facendo cenno “no no” con l’indice.

<<Piccolo come sei puoi giusto baciarmi e laccarmi i piedi!>> e un attimo dopo incrociò i suoi bei piedi davanti a me, mostrandomi le belle piante, enormi e soffici. << Inizia quando vuoi!>> mi disse scherzando mentre muoveva sensualmente le dita e strofinava tra loro le belle estremità. Io iniziai ad adorarla, le baciai e leccai prima il tallone, poi l’arco plantare, che era la parte che le piaceva di più che le baciassi, poi fu lei a porgermi le dita e a permettermi di mordicchiarle e leccarle i polpastrelli. Gemeva di piacere ad ogni tocco della mia lingua e ad ogni solletichino provocato dalle mie labbra, standosene con gli occhi chiusi e porgendomi un piede dopo l’altro. Io ero eccitatissimo, anche perché sapevo che quelle attenzioni la facevano bagnare e già trasalivo al pensiero di trovarmi a tu per tu con la sua enorme fica.

Ad un certo punto, esausto , e con la bocca pregna del sapore dei piedi di Maria, mi fermai. Subito la mia gigantesca ragazza mi disse :<< Ma come ? hai già finito? Io mica ti avevo dato il permesso! Per punizione ora farai la fine di una qualsiasi formica!>>
E dicendo così fece scendere lentamente il suo piede su di me, fino a posarmelo sopra, tenendomi sotto la sua pianta, compresso sul materasso.

Mi liberò poco dopo e mi prese tra le belle dita della mano dicendomi :<< Scusa amore, ma così sei delle perfette dimensioni da schiavetto e baciatore di piedi!>> Mi tenne sospeso sulla sua bocca e standosene sdraiata con le gambe un po’ divaricate iniziò a leccarmi tutto il corpo, tenendomi a poca distanza dalla sua bocca. Ero in paradiso. Pensare che quella lingua, quando la baciavo , era così piccola confronto alla mia: ora era una massa enorme di carne e saliva che mi si strofinava addosso sensualmente, bollente. E che dite dei piedi con cui mi calpestava, che di solito ricoprivano appena la mia faccia, ora bastava il suo alluce per schiacciarmi.
Pensai che in quel momento potevo amare Maria al masismo; era il sogno più grande che mi potesse capitare.

Fu proprio il leccarmi ad indurre Maria a farmi scendere dalla sua bocca al suo seno e dal suo seno fino al suo pube ricoperto di peli, dove mi depositò con delicatezza. Si era sfilata gli slip, che ora stavano intorno alle sue caviglie ed i parte sotto i suoi piedoni. Mi guardò avvicinandomi il dito indice , aveva il viso arrossato e gli occhi con le palpebre un po’ abbassate, in un’espressione maliziosa che conoscevo molto bene.

<<ti va ?>> mi chiese solamente , io non risposi, semplicemente scesi verso la sua fica e prima che cadessi sul materasso, il suo dito mi bloccò, premendomi sulle sue grandi labbra, e facendomi poi scivolare fino alle piccole e al clitoride. Era bagnata e caldissima, stupenda. Facendo perso sul suo indice, che mi teneva premuto sulla schiena, iniziai a muovermi e a strusciarmi sulla sua fica e lei mi lasciò fare fino a quando la libido si impadronì di lei e decise di pensare a godere fino in fondo. Senza troppi complimenti mi spinse il copro dentro la sua figa, mi ci infilò quasi fino alle spalle, per le quali mi teneva con indice e pollice, poi cominciò a muoversi lei, strofinandosi il clitoride con la mano e sentendo al contempo il mio piccolo corpicino dentro di lei. Impazziva dal piacere e raggiunta l’apoteosi , ansimò e mi lasciò. Fece cadere le sua braccia lungo i fianchi e rimanendo con le gambe divaricate mi disse :
<< Che bello Ricky! Amore mio!>> e chiuse gli occhi, lasciandomi per metà dentro la sua figa.

Mi sfilai da solo mentre la sentivo respirare regolarmente; si era addormentata. Io mi rannicchiai in un angolo del letto, in modo da poter dormire senza dovermi preoccupare che muovendosi , Maria mi avesse potuto schiacciare. Soddisfatto la osservai enorme davanti a me e con la sua immagine impressa nella mente presi sonno a mia volta. Pensai che avrei voltuto vivere così per sempre. La mattina arrivò presto e portò con se la luce attraverso le inferriate della finestra. Aprii gli occhi e mi resi conto che non ero più sul letto. Cercai di mettere a fuoco l’ambiente intorno a me e mi resi conto solo dopo alcuni istanti che mi trovavo sul pavimento della doccia nel bagno di Maria, che vi entrò poco dopo, posando i suoi piedi ai miei lati e svettando sopra di me: << Ah! Ti sei svegliato amore! Meno male! Ma no ti svegli nemmeno quando ti prende una gigantessa?!>>
io la osservai ergersi nuda in tutta la sua bellezza e mi gettai sul suo piede per baciarlo, lei però mi raccolse e mi depose sul ripiano per il sapone. Accese l’acqua e mentre si iniziava ad insaponare mi disse ; << ora ci laviamo, e poi abbiamo un’appuntamento con Laura, che ha il rimpicciolitore! Sei contento?>> io annuì e un attimo dopo fui investito dalla spugna di Maria, che prese a lavarmi come se fossi un suo giocattolino.

Continua...


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