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La galleria d'arte

Part V sent by Packy and uploaded on data 13/February/2003 21:19:56


La superficie liscia, senza possibilitàalcuna di trovare riparo m'induceva una sensazione di freddo, omeglio di gelo, poi io riflesso nel vetro mi vedevo a quattrogambe completamente nudo impotente, ero sfinito e mi sentivotutto indolenzito, dopo i massaggi di Prisca sfido chiunque aessere meglio, loro con la loro mole mi potevano fare quello chevolevano. Ogni attimo che passava avevo sempre più laconsapevolezza che un uomo di 7-8 cm non aveva nessuna chance nelcompetere con donne di quella stazza cioè di corporatura normale,queste femmine amavano stimolare le loro voglie praticando ilruolo delle dominatrici, in ogni caso ognuna aveva il suo sporcostile.

Sentii la giovane padrona di casa chiedere alle sue ospiti:-"Accomodatevi, io vi preparo il tè con i pasticcini, nelfrattempo divertitevi un pochettino con il nostro amichetto,scommetto che non sta più nella pelle, o no!" esclamòrivolgendosi a me, s'abbassò e arrivo con il suo gigantescovisino a pochi metri, per te io ho una riserva speciale personale,s'infilò un dito nelle scarpe l'odorò ed me lo allungòdicendomi:- "Questa è l'anteprima preparati.." m'arrivòuna ventata terribile, s'alzò e ridendo si diresse in cucina,chi non stava più nella pelle era sicuramente Cinzia che miraccolse da li non certo con finezza, non curante della miadelicatezza, se fin ora non avevo niente di rotto era un puromiracolo e mi depose ai suoi piedi, e lei da seduta mi disse:-"Bene ora per iniziare, comincia a baciarmi i piedi, ma nonle dita, il collo dei piedi e fatti sentire su dai". Iltappeto in lana della sala per via della mia statura mi rendevamolto difficoltoso avanzare, la lana m'arrivava sopra le cavigliein più all'altezza di 7-8 cm da terra l'odore dei loro piedi omeglio la puzza si sentiva, eccome si sentiva, serpeggiavaovunque infatti qua giù a distanza di poche decine di metri l'undall'altro si trovano sei piedi femminili giganteschi stanchi esudati da una lunga giornata di shopping, non erano certo freschi.

Fino ad ora non mi ero ancora trovato davanti ad una moltitudinedi femmine giganti, non so cosa mi poteva succedere se non leavessi soddisfatte, potevo iniziare con Cinzia, ma a terminarecon Prisca ce ne voleva ancora, e per me solo salire sino alcollo del piede di Cinzia poteva già essere un'impresa, leiindossava delle scarpe rosse con il tacco in tinta con ilcompleto, il suo vestito ora lo potevo solo scorgere in parteinfatti io le vedevo solo le gambe sino alle ginocchia, in ognicaso la sentivo che m'impartiva ordini e minacce a ripetizione,io con difficoltà riuscii ad salire sulla punta della scarpaliscia, raggiunsi il nylon scuro del collant, l'odore non era cosìterribile forse perché non aveva ancora tolto le scarpe, io conle mie manine adagio adagio arrivai al collo del piede ed iniziaia baciarglielo, li notai i ricami che le sue calze avevano,lentamente però percepivo che lei si stava eccitando, infattinotai che divaricò le sue gambe ed vidi una mano raggiungere l'orlodel vestito ed alzarlo, passarono pochi secondi sollevò la gambadove ero riposto e l'appoggiò sul tavolino, da li cambiò la miaprospettiva, la sua lingua stava già correndo sulle sue labbraed il suo sguardo provocante non prometteva niente di buono, lasua mano lavorava già negli slip, lei chiese a Daniela ditoglierle la scarpa e di passargliela, Daniela fissandomi comeper dire guarda cosa ti fa ora, mi prese e mi scaraventò sultavolo, tolta la scarpa la odorò ed mi disse:- "Questo lodevi sentire, o meglio provare anche tu è veramente toccante",io cercai d'annaspare a ritroso sul vetro, ma inutilmente vennifacilmente catturato e sollevato per poi essere gettato all'internodella scarpa di Cinzia, un fetore pazzesco, con violenza fuigettato all'interno a testa in giù nella punta, era un caldoumido, ora io sporgevo dalla scarpa solo con le gambe e Danielasi stava divertendo mettendomi un dito in mezzo alle mie gambepremendo sui miei genitali e teneva la scarpa in modo che la basedove il piede appoggia fosse posta verticalmente da li bloccatocome ero non potevo muovermi, mi prese e mi sollevò e mi riposein modo che la mia testa sporgesse dalla scarpa, tutto attorno lepareti della calzatura erano quasi umidi dietro a me la piantadella scarpa quella superficie grazie alla luce riflessa al suointerno sembrava lucida, dal tanfo era senz'altro il sudore diCinzia, ovunque dove appoggiavo le mani era bagnato, ed eraripugnante, Daniela perfidamente sembrava percepire sempre inogni momento il mio stato d'animo, con le sue ditina ripassava levarie superfici dell'interno della scarpa per poi odorarsele eleccarsele prima di allungarmele fino alla mia faccia, in ognicaso le dita unte dalla sua saliva mi avevano raggiunto nella miaposizione ero bersaglio preferito di Daniela, lei ora con unaforza spaventosa, mi girò con la faccia verso il fondo dellascarpa mi mise un dito alla destra ed uno alla sinistra del colloa mo' di forca, così iniziò a sollevarmi, lentamente mi stavaportando alla zona tallone lei mi parlava e diceva:- "Suschiavo pulisci per bene tutto, ah ah ah", m'accorsi cheeravamo in cima perché venni in contatto anche con l'etichettadel modello della scarpa, le scarpe non erano nuove e l'etichettasi stava lentamente staccando, quelle etichette hanno un adesivomolto appiccicoso grazie a Daniela quella colla m'avvolse quasicompletamente ungendomi tutta la testa ed il torace, nel mentreche porse la scarpina a Cinzia io mi girai e me la trovai difronte alla gigantesca faccia di Cinzia, lo sguardo era malefico,non aveva modificato il suo tono di voce parlava normalmente eraviolento per le mie orecchie era terrificante se sommiamo allamiscellanea di odori anche il suo fiato. Lei mi diceva:- "Ohh,ma che bel uccello che ho trovato nella mia scarpina, aspetta cheti do una passata…", praticamente si fece buio, non mistava leccando stava solo esercitando una pressione con la lingua,non avevo nessun appiglio e ripiombai tutto chino nella puntamalgrado che anche per me fosse stretta, lei smise e consoddisfazione mi disse:- "Wow che divertimento abusare di tecosì, è veramente piacevole", capovolse la scarpa e miritrovai nella sua gigantesca mano, fece cadere la scarpa a terrae m'avvicinò alla sua bocca e mi baciò il suo rossetto m'avvolsetutto, mi succhiava e leccava il suo alito era asfissiante.

La tortura smise quando la padrona di casa giunse con i pasticcinied il tè, la mia dominatrice mi ripose a terra e mi mise il suopiede sopra, ora la mia faccia e le mie gambe sporgevano all'esternodella pianta del piede, infatti la sua arcata della pianta l'avevaalzata leggermente, ma non troppo, con una leggera pressioneavrebbe potuto farmi male e molto. Se la scarpa era sgradevole ilnylon del collant era addirittura bagnato dalla puzza, i delicatiricami che lo ornavano e li dove ero bloccato ve ne erano moltierano come delle piccole spugne pregne di sudore, ad ogni piccolomovimento vuoi anche per la discussione animata che si era accesae vuoi anche perché Cinzia lo faceva apposta, si riversavano sudi me rigagnoli terribili, il suo piede trasudava, non ne potevopiù. La mia preoccupazione ora era vivere, cosa fosse discussodalle signorine, non è che me ne potesse fregare qualcosa, inogni caso ridevano. Afferrai unicamente l'ultima frase di Danielasempre lei la stronza:- "Dai togliti il collant, e fallocadere dentro!", Cinzia non ci pensò sopra s'alzò in piedisollevò la gamba e si tolse la calza le altre due Prisca eDaniela guardarono soddisfatte e la giovane ragazza per aiutareCinzia, manco ne avesse bisogno s'affrettò a catturarmi e misollevò da terra e mi portò proprio sopra la voragine di nylonpuzzolente sospesa da Cinzia, "tre-due-uno-via", caddiper almeno 15 metri fin giù giù nella punta, la il tessutomolleggiò leggermente era come essere in una sauna, sollevaronola calza alla loro altezza ed iniziarono a paspeggiarmi, astrizzare la calza. Lasciarono cadere per terra la calza in mezzoalla sala, io ero impossibilitato a muovermi, perché ilsintetico era molto pesante e scivoloso, riuscivo a stento adimenarmi un poco, le quattro libidinose stavano degustando idolci e il tè, a un certo punto ebbi una sensazione, attraversola calza vedevo scuro, intravidi solo delle gigantesche ombre chesi stavano avvicinando la sensazione fini quando sentii levibrazioni del parquet causate dai loro passi farsi più forti evicine, una bordata terribile, un piede gigantesco stavaarmeggiando con la calza mi stava toccando con le dita, di chifossero non lo potevo determinare ad un tratto mi sentiisollevare con tutta la calza, una voce quella di Cinzia:- "Adessovediamo come mi calzi", capii, ma troppo tardi per preparami,lei fischiettando allargando il collo della calza infilò ilpiede, mi trovai sotto la pianta del piede, e lei tirando i bordidel collant, mi ci aveva compresso ero bloccato giù nelle dita,l'arcata anatomica che si ha tra le dita ed il resto del piede,era adatto alla mia testa.

Ora se lei avesse camminatonormalmente appoggiando il piede mi avrebbe schiacciato. Invececon molta cautela s'avvicinò al divano e si sdraiò poi allungòle gambe e le porse alla più giovane e le chiese:- "SuJessica, così bello teso è carino da massaggiare e poi anche seti dice di no cosa te ne frega, e se lavori bene lo vedi dal suopisellino". Ora sapevo come si chiamava la diciottennepadrona di casa, dalla forza che faceva sulla calza le piacevagiocherellare con il piede di Cinzia, ad un tratto mi trovaidavanti a Daniela la quale prese il piede e se lo portò vicinoalla bocca, esclamò:- "Lo sai Cinzia che il tuo aroma m'arrappatutta", Jessica si divertiva a rimirare l'azione di Daniela.Cinzia le disse:- "Su allora leccameli, e tortura per beneil mio ospite, che ce l'ho già tutta bagnata", infatti mitrovai ancora ad essere seviziato da Daniela ed in modo moltoperfido, il nylon di Cinzia non mi permetteva molti movimenti, inquella situazione Daniela non faticava molto a giocherellare dilingua ogni colpetto m'alitava contro volutamente la troia losapeva che per me con le proporzioni che avevo nei loro confrontiera come essere gettato in una fogna. Prisca bisbigliò qualcosaalla mia seviziatrice e pure alle altre due, una risata edimprovvisamente un movimento di gambe, e Cinzia tolse pure lacalza, e dove ero io si premunì d'avvolgermi con la mano, forseanche per non farmi vedere cosa stavano macchinando. Ad un trattomi sentii precipitare e andai a finire nel soffice, a quel puntogli odori ne avevo subiti tanti non facevano più differenza, e aterra mi girai e supino sollevai la testa e le vidi tutte equattro, avevano tolto le scarpe, io comincia a dimenarmi il quelmucchio di stoffa, ma cosa era, o meglio cosa erano, inciampai eandai con la faccia dove c'era il tipico alone ed la puzza dimerda, compresi si erano tolte le mutande e le avevano ripostetutte in un mucchio per terra ed io c'ero caduto dentro, èmeglio dire mi ci avevano messo loro.

Io quatto quatto cercai d'allontanarmi,inutile dire invano, con un poderoso calcio Daniela mi lancio dinuovo in mezzo, la stessa mi disse:- "Nessuna ti ha dato ilpermesso d'allontanarti, sguazzaci dentro un attimino poifacciamo un giochino, tu in base ai colori ed agli odori ci dicia chi appartengono, hai capito? Poi se azzecchi continuiamo conlo stesso gioco, ma con le calze", io risposi in modo secco:-"Andate tutte e quattro a cagare, brutte lesbiche, io alvostro gioco non partecipo", di risposta ottenni che Jessicaallungò nella mia direzione il suo piedino, e mi compressetotalmente nelle mutande, da una parte un tanfo di piede tipicoda scarpa di ginnastica atroce, dall'altra una miscellanea diodori da biancheria intima di giornata, la sentivo dire:- "Impareraiad strisciare piccolo verme, ora apprezza tutti i nostri odori,godili per benino leccale tutte e adesso dicci di chi sono per unesempio quelle in cui tu adesso ti trovi!", il suo piede eraancora su di me non sapevo se era peggio la minaccia di essereschiacciato o le sue calze spugnose che trasudavano odori da ognimaglia, mi rassegnai e le assecondai con il loro perfido gioco,le regole cambiavano a ripetizione, infatti anche se azzeccavoloro cinicamente per umiliarmi mi dicevano che era sbagliato, esi divertivano pure a spingermi qua e la con i loro fetenti piedi,a un certo punto io d'istinto cercai la fuga, non mi guardai allespalle, ma senti solo i passi della mia inseguitrice che stavanoaccelerando, il parquet man mano che lei si avvicinava vibravasempre di più, ad un certo punto dal sussulto del pavimentovenni pure scaraventato a terra, io ricurvo venni raccolto eraCinzia, mi disse:- "Il passatempo non ti piace più, carinogiochi sino a quando lo diciamo noi, e ora tu mi fai un piacere…",lei mi teneva sospeso ad una gamba ed io ero a testa in giù"…intanto che finiamo il tè i pasticcini e la nostradiscussione ci porti ai nostri piedi una per una le nostremutandine, e poi ci aiuti ad indossarle, capito?", intantoche m'impartiva gli ordini continuava a leccarmi e a succhiarmi,doveva avere un piacere morboso, si chinò sopra la biancheria emi fece fare un volo radente proprio per poi gettarmici dentro,lei s'alzò in piedi era gigantesca poi dirigendosi verso le atreamiche già sedute sulle poltrone mi disse:- "Su inizia conla prima mutandina e portacela qua che vediamo".

Iniziai a districare gli slip l'un dall'altro, era veramente un lavorosgradevole, immaginate a dover tirare un slip gigantesco per uncentinaio di metri infatti era la distanza che mi separava daloro, si divertivano a vedermi ad annaspare con il mio carico,sul parquet andava ancora, ma quando raggiunsi il tappeto soloper via della superficie lanosa lo sforzo da produrre per me eraalmeno del doppio, quasi ai loro piedi Cinzia mi fece notare:-"Quelle sono di Jessica", Jessica "Si penso chesono le mie..", io mi diressi nella sua direzione ai suoipiedi la chiamai, lei mi prese e mi appoggiò sul tavolino cimise un dito in mezzo e lo odorò, con un gesto di stizza m'allungòl'indice al naso io cercai d'arretrare, ma lei con l'altra manomi bloccò alle spalle così fui costretto ad odorare la puzza d'urinami pigliò e mi gettò in mezzo alle sue gambe le quali nelfrattempo le aveva allrgate mi spinse sino alla vagina e mi disse:-"Ora dimmi se è lo stesso odore!" intanto leicontinuava ad armeggiare con le sue gigantesche dita, si stavabagnando *Lecca pure, non avere paura eh eh eh", dopo alcuniminuti mi prese ed mi caccio il viso nelle mutande e mi disse:-"Non sarà mica lo stesso odore? Ma capisci qualche cosa sio no? Questa è la puzza di una vagina libidinosa di 35-40 anni,penso proprio quella di Cinzia", le gettò a terra e midisse:- "Molto cinicamente, no queste non sono le mie,queste appartengono a lei, ora gliele porti", poi mi ci fececadere dentro, io ricomincia tutto unto e bisunto dei liquidivaginali di Jessica e di bel nuovo presi un orlo dell'indumento eandai da Cinzia, mi ci vollero almeno cinque minuti araggiungerla, lei mi vide e s'alzo in piedi, si chinò perindossarle, ma con un gesto fulmineo mi ci scaraventò dentro ein meno che non si dica mi sollevò assieme, si curò per bene difarsele aderire e poi iniziò ad massaggiarmi, poi iniziò aridere mi tolse dalla scomoda situazione e mi disse:- "Saisei proprio un cretino, queste non sono le mie, meriteresti unapunizione", mi appoggiò a terra si tolse l'indumento e loscaraventò di nuovo dove c'erano gli altri slip, con il braccioteso e l'indice m'ordinò tacitamente di rifare tutto, perevidenziare la mia situazione mi diede una spinta o meglio uncalcio, infatti venni gettato per almeno un 5-6 metri arrivaisino al bordo del tappeto, esplose una risata assordante, ioallibito mi girai nella loro direzione, vidi soltanto un'ombrasfrecciare sopra la mia testa, un colpo alle mie spalle, unascarpa stava ruzzolando sino alla parete della sala, qualcuno mel'aveva tirata, se mi prendeva addio, io terrorizzato inizia acorrere in direzione degli slip e ricominciai di bel nuovo. Nemancavano due quelle di Daniele e di Prisca, io sapevo a chiappartenevano, infatti ci avevo passato buona parte dellegiornata, arrivai appunto da Daniela e lei mi raccolse e michiese:- "Hai sete?", qualcosa stava tramando, esitai erisposi di si.

Si tolse la maglietta e poi il reggi, mi accostòad una tetta e mi disse:- "Ti piace il latte?", io"Ma cosa!!!", Lei "Su dai non dire di no alla tuamamma, non fare il cattivello", con due poderose dita feceuna leggera pressione ed improvvisamente un getto biancastro micolpì in pieno viso, lo fece più volte, e poi m'accostò allamammella gigantesca ed iniziò a massaggiarsela, ogni tanto m'irroravaed mi leccava, e come lo gustava, cosi bagnato venivo pureleccato, quando mi leccavano per me era terribile, sentivo leloro lingue avvinghiarsi attorno al mio corpo, una sensazioneterribile. Cinzia si fece avanti a Prisca e mi chiese tenendo unpasticcino in mano:- "Ti piacciono i dolci?", iorisposi di no immaginando una qualche bastardata, intanto lei neaveva morsicato un pezzo, aveva la bocca piena e mi prese in manoaccostandomi alla bocca allungò la lingua piena di cremapasticcera e mi cosparse tutto, lei si divertiva a leccarmi pergustare il dolce. Prese un altro bignè ne morsicò meta eguardandomi lo diresse nella mia direzione fino a raggiungermi,ora io ero immobilizzato a terra, ed ero completamente immersonella crema di un bignè gigantesco, ora lei si dilettava arigirarmelo più volte su di me, mi diceva:- "Così sei unpoco più dolce, eh eh eh eh!!". Passai in rassegna tutte lelingue, infine dopo essere stato gustato anche da Jessica, vennirimesso a terra la giovane seduta mi sovrastava con i suoi piedi,si tolse le calze e mi raggiunse con un piede, ora si divertivagiocherellare con il mio corpicino ora lei semplicementeappoggiandomi il piede sulla schiena m'aveva plagiato sul tappeto,io avevo il mio viso rivolto verso il basso il suo piede erascivoloso riuscì a divincolarmi, m'alzai in piedi mi girai escappai, li sotto il tavolino c'erano scarpe puzzolenti in ognidove, mi guardavo alla spalle nella foga di correre andai acozzare contro una montagna di gomma erano le scarpe daginnastica di Jessica credo delle Nike, quella dove io ci avevocozzato era caduta lateralmente e io correndo appuntoaccidentalmente ci finii dentro, non feci nemmeno in tempo arealizzare che venni sollevato assieme alla scarpa, pazzesca lapuzza, ero scivolato in fondo alla punta e potevo vedere solo ilvisino di Jessica che mi diceva:- "Ti piacciono? Oracompletiamo l'opera, vidi un ombra e basta, la puttanella avevapreso una sua calza maleodorante e ce l'aveva infilata attraversol'unica apertura, il cotone fetente era un muro invalicabile ioora ero al buio completo, le sentivo a ridere. L'aria quasi mimancava, avevo l'impressione che io fossi stato per un attimodimenticato, improvvisamente il cellulare di Prisca, interruppequella strana quiete, Prisca rispose:- "Pronto, ah ciao!Come mai?…..

Continua...



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