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La scelta

Part III sent by Jryan^ and uploaded on data 15/February/2003 21:28:17


La bellissima Gigantessa si era stancatadei modi di Giusy, e naturalmente sfruttò fino in fondo l'immensopotere che aveva per le sue dimensioni nei nostri confronti.Tenne la piccola Giusy tra le dita del suo piede destro per tuttoil pomeriggio; prima lesse un libro sul divano con i piediincrociati sul tavolo, divertendosi a muovere le dita sopra ilcorpicino della povera domestica, poi andò a fare unapasseggiata alla spiaggia facendo vivere l'inferno allapiccolissima ragazza sul suo enorme piede e in fine, tornata acasa con i piedi insabbiati si sfilò i sandali dal tacco altoliberando la prigioniera dalla morsa delle sue dita per poispogliarsi ed andarsi a fare una doccia rigenerante dopo ladifficile giornata appena trascorsa, e per scaricare la tensione,gettandola però come un esserino insignificante in una elegantescarpa nera chiusa con il tacco alto dalla quale sicuramente nonsarebbe potuta fuggire.

Per quanto mi riguarda, restai tutto ilgiorno in giro per l'enorme casa di Vanessa, che sembrava sifosse dimenticata di me. Camminavo per l'enorme pavimento come uninsettino nel tentativo continuo di salire su un divano o su unmobile senza però mai riuscirci. Quando Vanessa tornò a casadalla passeggiata io le corsi incontro e lei quasi stava perschiacciarmi, ma fortunatamente , posando con un boato tremendoil gigantesco piedone a pochi centimetri da me mi vide e mi portòin camera con lei per poi posarmi sul pavimento. Mentre la dea sistava facendo la doccia io raggiunsi la scarpa dove era statagettata la povera Giusy. Salii sulla punta liscia e con fatica misporsi verso la tomaia oscura dalla quale proveniva un odorefortissimo. Fiutai l'aria e poi esclamai preoccupato:<< Ehi!Giusy!! Come stai?>> mi rispose una voce singhiozzante :<<Non ce la faccio più!>> non riuscivo neanche a vedere lapovera Giusy che probabilmente giaceva nel buio della tomaiadella scarpa , proprio dove la bellissima Vanessa posava le suestupende dita, e continuai :<< Oddio! Mi dispiace. noncapisco cosa le abbia preso, speriamo che la smetta dimaltrattarti così, ti posso dare una mano per uscire dallascarpa?>> Giusy mi rispose muovendosi lentamente,probabilmente nel tentativo di arrampicarsi sulla suola :<<Non lo so, credo che il bordo sia troppo alto. ma non ce lafaccio proprio più a sentire questa puzza!>> Tesi le maniverso il basso sperando che si incontrassero con quelle di Giusye pensai tra me e me :<< Se solo al posto di Giusy ci fossiio sarebbe la più bramata esperienza erotica della mia vita!! MaVanessa sembra tirarsela con me anche adesso che non sono quasipiù un uomo!!>> le mani di Giusy afferrarono le mie ,allora io cercai di tirarla su , ma nella posizione in cui ero :sdraiato sulla punta della scarpa con le braccia tese verso ilbasso, Giusy era molto pesante :<< non ce la faccio così .aspetta un attimo.>> Giusy continuò a stringermi le manidicendomi :<< No , ti prego non mi fare cadere di nuovo !>>io non me la sentii di lasciarla e cercai a fatica di tirarlafuori , ma scivolai sulla liscia punta della scarpa caddi a miavolta nella scarpa insieme a Giusy che inziò a lamentarsi:<<NO! Non ce la faccio più!!>> io allora le dissi di salirmisulle spalle , lei lo fece , e grazie al mio gesto riuscì aduscire dalla scarpa ; mi sorrise e poi mi di sse tendendomi lemani :<< vieni! Forse ce la faccio a tirarti su.>>solo quando Giusy fu fuori dalla scarpa la vidi finalmentechiaramente : era sporca di sabbia e con il viso distrutto dall'infernoche aveva vissuto.

Provai una grandissima rabbia versoVanessa , non la potevo pensare così impietosa verso una ragazzacosì indifesa. Con voce strozzata dissi a Giusy:<< No, nonce la fai, non ti preoccupare, aspetto qui che Vanessa mi liberi,tu fagli capire che sono finito nella scarpa, che se per caso sela infila sono finito!!>> Giusy mi sorrise ed annuì perpoi dirmi :<< Grazie..>> con voce dolcissima. Io lesorrisi a mia volta e poi mi lasciai scivolare fino alla tomaiadove mi sdraiai comodo fiutando l'aroma fortissimo diffuso nell'ariadelle estremità della stupenda , seppure impietosa, Vanessa.Poco dopo Vanessa uscì dalla doccia , si asciugò in bagno e poi, nuda e con i capelli bagnati camminò verso il letto guardandoin terra per non rischiare di calpestare uno di noi due e si fermòpraticamente sopra le scarpe facendo gocciolare l'acqua tiepidadai suoi capelli ; vederla dal basso , nuda innalzarsi sopra dime, con il prosperoso seno che non mi permetteva di vederle perintero il viso fu eccitantissimo.

La Dea disse vedendo la piccola Giusyseduta sulla morbida moquette vicino alle sue scarpe :<<sei riuscita a uscire dalle mie scarpe? Bravissima! Spero soloche la lezione di oggi ti sia servita, tu adesso non sei che unpiccolo animaletto per me e quindi non devi lamentarti perchésono la tua padrona!>> e così dicendo calpestò la piccolaGiusy sotto i polpastrelli delle dita del piede. Poi la prese inmano e le disse :<< io adesso mi preparo per andare a cenaal "gabbiano" , dicono che si mangi bene, a te e alpiccolino vi lascio sul tavolo della cucina con acqua e cibo.>>Giusy annuì e poi cercò di indicare a Vanessa la scarpa perfarle capire che io ero intrappolato li dentro, Vanessa lerispose :<< piantala di gesticolare, piuttosto cerca il tuoamico qui per il pavimento, non vorrei che finissi perschiacciarlo. e aspettatemi vicino alle scale.>> deposeGiusy ai suoi piedi e fece per andare all'armadio, Giusy larincorse aggrappandosi al rotondo tallone della donna ch e sifermò solleticata e scrollò la piccola dicendole :<<Ti hodetto di andare ad aspettarmi alle scale , se poi ti schiaccionon te la prendere con me!>> Giusy le urlò:<< tiprego, ascoltami!! Lui è nella tua scarpa!!>> Vanessaallora si chinò , la prese tra indice e pollice e la portòvicino alle scale per poi tornare in camera.

Giusy osservò la gigantessa allontanarsie poi scoppiò a piangere :<< Non posso aiutarlo..>>singhiozzò e sperò che la bella Vanessa avesse preferito allescomode scarpe eleganti dei bei sandali. Vidi la stupenda Vanessatornare da sola in camera. Avevo il cuore in gola, ero sicuro cheGiusy non fosse riuscita a farsi capire ed osservai attentamenteogni movimento della bellissima dea che passava e ripassava sopradi me prendendo abiti dall'armadio. Si fermò ad un tratto sopradi me, ancora nuda , mostrandomi la sua gigantesca ficatruccandosi allo specchio. Io la guardavo e si mescolò allapaura una piacevole eccitazione che quasi mi offuscò a tal puntola mente che non capii che il mio destino era segnato: Vanessainfatti finito di truccarsi indossò un top nero sull'enorme senonudo , e sedendosi sul letto mise una minigonna bianca per poitornare sopra di me ; vidi che non aveva indossato gli slip ed ilsolo pensiero mi fece sentire in paradiso. Avevo un erezione taleche quando vidi le bellissime dita del piede della dea infilarsinella scarpa mi trovai sul punto di venire senza neanche essermisfiorato. In un istante le morbide , calde e gigantesche dita diVanessa mi schiacciarono sulla tomaia e sercitando su di me unapressione fortissima; l'odore era tremendo , quasi non riuscivo arespirare per quando era forte.

Mi trovai schiacciato sotto l'alluce diVanessa , con la testa che sporgeva leggermente fuori ; capii chein quella posizione al primo passo della donna sarei morto,allora iniziai a dimenarmi da sotto quel morbido dito cheappiattiva il mio pisello sul mio addome. A fatica riuscii asfilarmi di li sotto e mi trovai dopo un movimento brusco diVanessa sotto l'arco delle dita, vicino alla pianta del piede; l'odoreera ancora più forte , ma almeno li non sarei stato schiacciatocome un moscerino. Vanessa si infilò anche l'altra scarpaesercitando sul piede sotto il quale mi trovavo io una pressionetanto immane che se fossi rimasto un istante di più sotto il suostupendo alluce sarei diventato una piccola macchietta rossa eniente di più. Vanessa camminò fino alle scale posò i piediuno alla destra e l'altro alla sinistra di Giusy e guardandolapiccolissima tra i suoi piedi disse :<< N on sei riuscita atrovare Riccardo?>> Giusy guardando le scarpe ai piedi diVanessa e vedendo la punta sformata dalla possenza dei piedidella donna si mise una mano su petto ed inziò ad urlare;Vanessa non ci fece caso , la prese nel pungo e voltandosi versola camera disse :<< Riccardo?! Esci fuori , vi metto incucina.>> sul pavimento non vide nessun esserino correrevero di lei , così scese le scale, mise Giusy sul tavolo dellacucina e lo imbandì con yogurt, tappi di bottiglia pieni d'acquae altri vari cibi nei quali noi avremmo potuto sguazzare a sazietà.

Poi disse a Giusy non avendomi ancoratrovato: <<Non ho idea di dove sia finito Riccardo, sonosicura di non averlo schiacciato.quindi sta facendo lo scemo.affari suoi, se non si fa trovare non mi permette neanche ditutelarlo. Quindi se dopo arriva in cucina digli di non tentaredi arrampicarsi e che rimanesse in un posto bene in vista chequando torno ci penso io a fargli mangiare qualcosa e a farglicapire che non deve stare a più di un millimetro dai miei piedi!>>Giusy singhiozzava disperata sicura che io fossi già morto,Vanessa prima di andarsene avvicinò il suo viso alla piccolaGiusy e le disse :<< Smettila di piangere per oggi, devirassegnarti, non c'è niente di male, se riusciamo a vivere inmaniera tranquilla arriverete sani e salvi a settembre e vi faròtornare normali, cercate entrambi di non crearmi problemi ,adesso piantala di piangere.!>> Giusy fu in un certo sensorincuorata dalle parole gentili rivolte lei da Vanessa, ma ildolore per la certezza della mia morte non le permetteva ditrattenere le lacrime e tanto meno di far capire in qualche modoalla gigantessa quale fosse la mia situazione.

Vanessa uscì salutando la piccola Giusye chiudendo a chiave il portone di casa; attraversò il vialettodel giardino ed uscì dal cancello chiudendoselo alle spalle perpoi avviarsi con un passo spedito verso il ristorante sul mareche io stesso le avevo consigliato qualche giorno prima. Lapasseggiata fino al "Gabbiano" si rivelò per me unavera e propria tortura; ad ogni passo sembrava si scatenasse unterremoto ed il continuo su e giù a quell'accelerazione pazzescami faceva sentire sul punto di vomitare; inoltre era frequenteche mi ritrovassi sotto la pianta o sotto i polpastrelli dovevenivo calpestato per poi scivolare via; era un continuo. L'odoreera ancora più forte poiché il bel piede nudo di Vanessadurante la passeggiata cominciava a scaldarsi e a sudare. Nonpotei avere un attimo di tregua per tutto il tragitto e michiedevo come facesse Vanessa a non percepirmi minimamente.Giunti al ristorante tirai un sospiro di sollievo, per lo meno ilpeggio era finito. Appena entrati sentii una musica soft moltorilassante, ed un sommesso vociferare; Vanessa si rivolse ad uncameriere dicendo:<< Buona sera..>> il cameriererispose:<< buona sera..>> e Vanessa continuò:<<Ho prenotato un tavolo in sala a nome di De Milo..:>> ilcameriere la interruppe :<< subito signora. Danielaaccompagna la signora al suo tavolo; è De Milo!>> una vocedolce rispose:<< Si, prego signora da questa parte..>>.

La cameriera dalla dolce voce della qualesarei stato curiosissimo di conoscere l'aspetto ci accompagnò altavolo e disposto il menu sul tavolo lasciò a Vanessa il tempodi mettersi comoda prima di ordinare. La bella Vanessa si sedetteaccavallando le gambe e iniziò a sfogliare il menu. Adesso lasituazione all'interno della sua scarpa era più sostenibile. Ilpiede sospeso in aria non mi schiacciava , e anzi , Vanessamuovendo lentamente le dita mi accarezzava quasi con dolcezza;solo l'odore era tanto forte da rappresentare ancora un fastidioinsieme all'eccessivo calore. Mi mancava l'aria e pensavo tra mee me che in un modo o nell'altro sarei dovuto svignarmela dallascarpa di Vanessa, probabilmente non avrei superato il viaggio diritorno. Prese le ordinazioni la bella Gigantessa si rilassòosservando il mare illuminato dalla luna piena e lentamente sisfilò leggermente la scarpa, mettendo a nudo il tallone carnosoe facendo giungere a me una piacevole ventata d'aria fresca eduna fioca luce che illuminò in maniera molto sensuale tutta lasua pianta del piede, io non esitai e pensai che per cercare diuscire dalla scarpa quello sarebbe stato il momento giusto, maproprio quando stavo per lanciarmi verso la suola della scarpadove poggia il tallone Vanessa, dondolandosi la scarpa, la rinfilò.Io finii sotto la pianta del piede , ero completamente calpestatosul viso sul petto sull'addome e sulle gambe da quelle morbida ecalda carne; pensai che se avesse posato in terra il piede adessoio sarei stato spiaccicato inesorabilmente, ma di colpo Vanessarisfilò la scarpa e io scivolai verso la suola dove poggia iltallone.

Da qui osservai il rotondo e roseotallone dominarmi completamente e poi la lunghissima gamba diVanessa svettare fino a scompari re nascosta dalla tovaglia chescendeva sotto il tavolo; era un punto di vista spettacolare, eanche se mi trovassi in pericolo di vita il mio membro non sembròessere assolutamente in pensiero. Di colpo un movimento brusco,un'accelerazione vertiginosa ed un boato; Vanessa aveva posato ilpiede a terra , tendendo però il piede poggiato sulla punta conil tallone quindi sollevato. Feci un respiro di sollievo e poiosservai tutto il gigantesco piede sfilare sopra i miei occhimentre Vanessa si toglieva la scarpa. Posò il piede nudo sulfreddo pavimento del ristorante per rinfrescarsi dopo lapasseggiata , io allora mi alzai e cercai di raggiungere il bordodella scarpa ed uscirne , ma questo era troppo altro; fu lastupenda gigantessa ad aiutarmi poggiando le dita del piede sullaparte posteriore della scarpa, a me bastò , con non pococoraggio, salire sul suo piede e poi scendere sul pavimento dopoaver scivolato sul dorso della stupenda estremità. Vanessa nonsi accorse di nulla ed accavallò di nuovo le gamb e lasciandouna scarpa a terra e divaricando le dita del piede nudo. Lasensualità della situazione era dirompente. Allontanandomi un po'dai piedi di Vanessa vedevo le bellissime gambe lunghe e lucidesvettare, e pensare che Vanessa non aveva messo gli slip mifaceva sentire ad un passo dal paradiso.

Rintontito non mi accorsi che stavoindietreggiando troppo e fui sorpreso da un boato alle mie spalleche mi fece cadere a terra; mi voltai e vidi l'enorme piede dellacameriera con che indossava un sandalo basso , dalla suola tantosottile che le dita toccavano il pavimento. Indietreggiai e poiascoltai le due parlare. Vanessa ordinò degli scampi e del vinobianco e la cameriera si affrettò a portare l'ordinazione incucina. Io guardai verso Vanessa e mi dissi :<< Devoassolutamente farmi vedere da Vanessa , altrimenti, se dovessirimanere qui da solo fare inevitabilmente la fine delloscarafaggio.>> Mi guardai intorno e vidi la tovagliaarrivare fino a poca distanza dal pavimento; probabilmentearrampicarmi fin sul tavolo sarebbe stato l'unico modo per uninsettino come me per far si che Vanessa mi potesse vedere. Cosìmi aggrappai alla tovaglia di seta e cercai di arrampicarmi, maera incredibilmente faticoso; la seta liscia mi faceva scivolarecontinuamente e la verticalità mi fece desistere dall'impresa,se solo fossi caduto da più in alto non lo avrei di certoraccontato a nessuno. Allora , appoggiandomi alla punta dellascarpa di Vanessa guardai le lunghe gambe e senza esitare saliisul piede della gigantessa per poi , dopo essere salito sul dorsoiniziare ad arrampicarmi sulla sua gamba. Notai che la salita nonera troppo ripida , e nonostante la pelle morbida e liscia mimettesse in seria difficoltà la scalata era fattibile. Mentre miarrampicavo con tenacia fui di nuovo investito da un forteerotismo osservando quelle gigantesche gambe profumate, ma cercaidi non distrarmi e continuai a salire st rofinandopericolosamente il mio membro sulla pelle liscia. Giunsi all'altezzadel ginocchio affaticato, paonazzo in volto e con le bracciadoloranti, guardai verso il basso e vidi il pavimentolontanissimo ed il piede di Vanessa prima per me tanto gigantesco, adesso lontano e piccolo.

Cercai di resistere alle vertigini e miimpegnai per risolvere un ulteriore problema : la gamba sinistraaccavallata su quella dove io mi stavo arrampicando si muovevacontinuamente mentre Vanessa roteava il bel piede nudo nell'aria, io mi trovavo costretto quindi a superare un tratto nonverticale , ma dove mi sarei dovuto arrampicare rovesciatorischiando veramente di grosso, a causa dei continui movimenti,di precipitare nel vuoto.La situazione era critica, e iniziavo aperdere la presa, ma il caso volle che la bella Vanessa decidessedi stendere le gambe poggiando i piedi sulla sedia dall'altraparte del tavolo, così, toltasi anche l'altra scarpa stese legambe e si pulì le labbra con il tovagliolo dopo aver gustato ilgustoso piatto di scampi. Io corsi così sulla coscia di Vaness aed esultai , contento per la riuscita della mia impresa. Sullamorbida e tornita coscia di Vanessa sentii l'aria pervasa di unodore celestiale, quello della figa della bellissima Gigantessadalla quale non ero molto distante. Eccitato camminai verso lagonna di pelle con la tentazione di calarmi tra cosce della donnaed gustarmi la gigantesca vagina; <<in fondo.>>pensai:<<li mi dovrebbe sentire per forza.>>. Capivoche mi accingevo a compiere un azione non tanto sicura e tantomeno corretta verso la bella Vanessa, ma fui come guidato dall'istinto, e scivolato sulla coscia fino al legno della sedia , propriosotto la gonna di Vanessa vidi la gigantesca figa pelosasprigionare davanti a me un aroma stupendo.

Mi sentii a un passo dal cielo, la figadi Vanessa era gigantesca ed io mi sentii annichilito al cospettodi tanta bellezza. Affondai con il viso e tutto il corpo tra ipeli neri e folti entusiasta e sentendomi l'uomo più fortunatodel mondo. Mi strusciai su quei peli per minuti , poi Vanessaistintivamente infilò la mano sotto la gonna sentendosistranamente stimolata, mi spinse involontariamente con le ditasotto le sue grandi labbra che iniziavano a bagnarsi, allora io ,seppure tentato di ficcarmi nella figa della Gigantessa mistrinsi all'indice di Vanessa che ritirando su la mano mi lasciòcadere nel suo piatto , tra l'olio, il limone e i pochi scampirimasti. Ero eccitatissimo , e scivolando sull'unto piatto cercaifarmi vedere da Vanessa che però guardava distratta il marefuori dalla vetrata. Osservai allora il suo viso bellissimo e isuoi occhi che quasi con disinteresse non di posavano su di me;pensai che per me era stato un onore sia stare intrappolato sottoi piedi di quella dea e ancora di più potermi annullare davantialla sua gigantesca figa. Il modo in cui mi sentivo eraindescrivibile, guardai i suoi enormi seni, avvolti dal top nero,posati maestosi e colossali sul bordo del tavolo, ed incantatorestai immobile ad ammirarla. Distratto com'ero da quellastupenda visione non mi accorsi che la cameriera stava perafferrare il piatto e portarlo via; sentii la sua dolce voce dire:<< porto via?>> e Vanessa rispondere sidistrattamente, alle mie spalle piombò l'enorme pollice delllacameriera che sollevò il piatto, io scivolai insieme all'olioverso il basso e mi spinsi per cadere sul tavolo cadendo sultovagliolo di Vanessa.

La cameriera si allontanò, io mi rimisiin piedi sporco di olio e dolorante per la caduta, solo alloraVanessa abbassò lo sguardo e vedendomi esclamò sussultando :<<ma tu..! Riccardo.che ci fai qui!?>> io tesi le mani versodi lei lieto che finalmente la mia avventura fosse finita, almenoper quella sera; Vanessa mi prese tra le dita e mi avvicinò alviso dicendomi :<< Ma come sei ridotto. e come ci seifinito qui??>> io esausto e senza fiato le feci cenno diaspettare e che la storia era lunga, allora la bellissima deadisse: << sei tutto unto e deperito.andiamocene a casa,almeno mi spieghi come hai fatto a finire qui..!>> si alzòdal tavolo e mi infilò nel suo top stringendomi tra i suoi dueenormi e morbidi seni dicendomi :<< Non so dove metterti,non ho tasche.quindi evita di eccitarti come un bambino!>>probabilmente aveva già sentito il mio membro cresceresolleticando una sua tetta. Pagato il conto tornammo a casa doveGiusy si sera addormentata rannicchiata vicino ad un cucchiainodi yogurt che aveva mangiato in abbondanza.

Vanessa mi sfilò dal suo top e mi posòsul tavolo dicendomi :<< mi vado a togliere le scarpe, mimetto a mio agio e torno.tu intanto mangia qualcosa .!>>Giusy si svegliò sentendo la voce di Vanessa e stropicciandosigli occhi si mise a sedere ; quando mi vide sorrise piena digioia e mi saltò addosso abbracciandomi, io caddi e me laritrovai sopra , nuda e per niente male , con la sua figa soprail mio membro: << Sei vivo! Sei vivo! Grazie a Dio!>>esclamava riempendomi il viso di baci, io sorridente laabbracciai e le dissi :<< si , tranquilla tutto bene, nonti potevo lasciare da sola!>> Giusy stringendomi alloracontinuò: <<te la sarai vista brutta, guarda come seiridotto; sporco ed esausto.dai, mangia qualcosa come ha dettoVanessa.>> si alzò da me e corse verso il cucchiaino diyogurt io la raggiunsi e succhiai un po' di yogurt per poi andarea mangiare un pezzettino di pane vicino al tappo con l'acquatiepida ma sempre dissetante. <<il viaggio fino alristorante è stato pazzesco, non pensavo che ce l'avrei fatta,ma stando rannicchiato sotto le dita del piede di Vanessa me lasono riuscita a cavare. poi.al ristorante per poco la camerieranon mi portava via con tutto il piatto!>> Giusy sgranavagli occhi e poi mi disse :<< Scusami, hai vissuto tuttoquesto per colpa mia. ma non sono riuscita a far capire a Vanessadove fossi.quella mi odia!>> io scossi il capo e le risposi:<< non odia nessuno di noi due, dobbiamo solamenteaccettare che così piccoli siamo per forza di cose alla sua mercée non lamentarcene; dobbiamo sopravvivere per più di un mese ,quindi fatti forza!>> Giusy annuì dubbiosa , ugualmenteinfastidita dall'atteggiamento superiore della bella dea.

Vanessa scese pochi minuti dopo in tanga, completamente nuda , si sedette posando i suoi prosperosi seninudi sul bordo del tavolo e mi disse senza fare caso al mioeccitamento, come se non la interessasse minimamente :<<AlloraRiccardo, per favore, adesso spiegami che cosa è successo stasera.e facciamo si che non accada più di ritrovarmi uno dei mieipiccoli ospiti nel piatto.>> io , sedendomi a gambeincrociate sul tavolo con accanto Giusy iniziai a raccontarle :<<Mentre tu facevi la doccia io sono andato da Giusy per cercare ditirarla fuori dalla tua scarpa ma.>> Vanessa mi interruppeprendendomi tra indice e pollice e avvicinandomi al viso:<<non ti sento, ti metto nel mio orecchio; cerca di parlarechiaramente e di non cadere!>> io annuii e la bellissimadea mi avvicinò al suo enorme orecchio , mi aggrappai al lobo epoi mi tenni stretto come se fossi un orecchino sostenuto dall'indicedella donna sul quale appoggiavo i piedi: << Prima sonoandato ad aiutare Giusy per tirarla fuori dalla sua scarpa , maper farlo ci sono rimasto prigioniero io. Giusy ha cercato difarti capire dove fossi finito quando , dopo la doccia, non mitrovavi , ma tu non l'hai capita e ti sei infilata le scarpe conme dentro andando al ristorante.>> Vanessa mi interruppedicendo : << eri dentro una mia scarpa ?>> io lerisposi di si e lei sconcertata disse : << come ho fatto anon schiacciarti?>> << sono riuscito a mettermi sottol'arco delle dita.>> <<non posso nemmeno immaginareche puzza li sotto eh?>> disse lei ironica, poi iocontinuai con il raccontarle della fuga dalla sua scarpa quandoha iniziato a dondolarsela al piede ,poi le raccontai dellascalata della sua gamba del colpo di fortuna quando lei decise distendere le gambe e poi mi arrestai , Vanessa mi incitò acontinuare e io con voce imbarazzata le dissi : <<poi dallatua coscia sono scivolato sotto la tua gonna.ho visto che nonindossavi gli slip, così ho pensato di farmi sentire da teproprio li , dove sei più sensibile.>> Vanessa alloraesclamò :<< Allora eri tu quel formicolio improvviso?!>><< si , poi aggrappandomi al tuo dito sono finito nelpiatto , ho rischiato che la cameriera mi portasse via ma allafine sono riuscito a farmi vedere da te.>> Finito ilracconto Vanessa scosse il capo e disse : << cose delgenere non devono più accadere, sta sera hai rischiato di finireucciso.>> guardò Giusy e le disse depositando me accanto alei :<< scusami Giusy.avrei dovuto ascoltarti.>>Giusy le sorrise come se quello scusarsi da parte di Vanessafosse la sua più grande vittoria.

Poi la bellissima dea continuò ironicarivolgendosi a me:<< in quanto a te spero che almeno ti siapiaciuto il soggiorno nella mia scarpa e la sosta vietata sottola mia gonna!!>> io le sorrisi. << Hai mangiatoqualcosa ?>> mi chiese Vanessa , io annuì e le dissi cheero sazio, lei allora avvicinandoci la mano invitò me e Giusy asalire sul suo palmo dicendoci: << Dai, andiamocene a letto.tu Riccardo ti lavi domani.tanto ormai non macchi più..>>Giunti in camera Vanessa ci posò in fondo al letto e poi ,presoil mio libro di Seneca si sdraiò incrociando i giganteschi piedipraticamente sopra di noi , facendoci sentire due insulsiinsettiini. Giusy mi disse :<< non credo sia prudente farcidormire qui!>> Io scossi il capo e stavo per incamminarmiverso il lontanissimo viso di Vanessa se questa prima non miavesse fermato posando il suo gigantesco piede destro davanti ame e divaricando le dita sprigionando un possente aroma:<<Riccardo, ti piacciono i miei piedi smaltati?>> io annuìguardando il lontano viso di Vanessa che spuntava tra i sue seninudi , allora la ragazza mi disse porgendomi le gigantesche dita:<< Beh, allora datti da fare e fammi un massaggio; tuinvece Giusy raggiungimi che ti metto nel cassetto del comò!>>Mentre io massaggiavo a fatica il gigantesco piede di Vanessasotto la pianta e sotto le dita che lei muoveva lentamente conpiacevole sfizio , Giusy fu depositata nel cassetto , doveVanessa aveva sistemato un po' di ovatta , giaciglio ottimale peruna notte di sonno. Giusy infatti dopo pochi minuti era già nelmondo dei sogni. Io invece stavo vivendo un sogno, massaggiando ipiedi giganteschi si una bellissima Gigantessa che poi mentreleggeva si divertì a calpestarmi con dolcezza tastandomi con ledita e sotto la pianta morbida. Ad un tratto mi afferrò conviolenza sotto le dita dei piedi e mi portò alla mano dove milasciò cadere dicendomi :<< Grazie per il solletichino,adesso vai a dormire !>> riponendomi nel cassetto accanto aGiusy mi disse :<<schiavetto.>> ironica :<<cerca di dormire e riposarti senza saltare addosso a Giusy,domani mattina venite in spiaggia con me.>>

Continua...



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