Prede umane.
Part III sent by ARGO and uploaded on data 09/May/2005 00:47:37
Mi ero accasciato un attimo su quell’enorme letto dato che le braccia mi dolevano. Strofinare tutta quella superficie liscia e scivolosa in meno di mezz’ora non era impresa da poco. Ma il collo degli stivali sembrava irraggiungibile per me, così mi arresi. Dopo un paio di minuti entrò in camera mia sorella, si avvicinò e dopo aver dato un veloce sguardo agli stivali, mi guardò sorridente dicendo: “Hey, hai fatto un bel lavoretto! Ma vedo che non hai ancora completato l’opera….” Passando un indice sulla parte alta di uno degli stivali si accorse di un po’ di polvere. Io allora preoccupato cercai di difendermi :” Katia hai ragione, ma lì su era troppo alto per me! Come potevo arrivarci! Ti prego, lo sai che li avrei puliti tutti!”. Allorché mia sorella si sedette di lato affianco a me e poggiò gli stivali a terra. Guardandomi dall’alto con aria divertita disse: “ Lo so, era solo per provocarti e per vedere che tipo di schiavetto sei…..- a quel punto io nervoso la interruppi- “ Katia, la devi smettere! Quale schiavetto e schiavetto! Io sono tuo fratello e non puoi trattarmi così! Adesso smettila e lascia in pace anche quelli che sono in soffitta!” Ma mia sorella reagì e non mi permise di finire, allungò una mano verso di me e allungando l’indice, mi diede un colpetto che mi fece cadere disteso di schiena. Poi lei mi premette sul torace col dito, prima dolcemente,poi aumentando la dose, fin che iniziai a gridare perché mi stava facendo davvero male. Allora lei, senza mollare la presa ma allentandola leggermente mi rispose:”Forse non hai ancora capito….tu farai tutto quello che voglio, altrimenti ti lascio con qualche mia amica e stai tranquillo che ti attenderà una morte certa. Non ti azzardare più a parlarmi così!! Ah, a proposito, io non sono più tua sorella ma la tua regina, ed ogni volta che mi rivolgerai la parola mi darai del lei, chiamandomi mia dea. Spero di essere stata chiara, altrimenti sono cavoli tuoi!” Lei mollò la presa e alzandosi mi disse; “Ora facciamo una prova” Si tolse l’accappatoio, rimanendo solo in ciabatte e dopo averlo poggiato sul letto vicino a me disse: “Allora piccolo schiavetto, adesso hai l’onore di vedere la tua dea nuda. Inchìnati e dimmi cosa ne pensi!” Allorché io, senza pensarci due volte, mi inchinai di fronte a lei e dissi:”M…m…mia dea……lei è veramente stupenda!” Ero davvero sconvolto anche perché mia sorella si denudò così, di fronte a me, e vederla così enorme che mi umiliava in questo modo mi faceva una certa impressione.” Bravo il mio fratellino!” mi disse, dopodichè andò verso l’armadio e iniziò a vestirsi, indossando una gonna di jeans lunga fino alle ginocchia, gli stivali che avevo lucidato ed una t-shirt con la scritta davanti”the power”. Fa anche la spiritosa, pensai. Poi mi prese in mano, questa volta delicatamente, mi portò in direzione del bagno e disse:”Ora farai i tuoi bisognini, credo che ne avrai bisogno. Poi ti metterò in una vaschetta della cucina e ti laverai.” Evidentemente si era calmata e si era accorta delle mie condizioni. Una volta arrivati in bagno mi depose sul bordo del wc e disse con un lieve sorriso: “Fai quello che devi fare” Ma io ero talmente imbarazzato ed ancora intimorito che non riuscivo a fare nient’altro che fissarla in quegli occhi di ghiaccio. Così lei si accorse della situazione ed abbassandosi portò il suo volto di fronte a me ereplicò: “Ah, capisco, è timidino il signorino!! Va bene, esco cinque minuti, ma non fare il furbo, altrimenti…..” Io già capii e no potei far altro che dissuaderla dicendo:” D’accordo, non preoccuparti, farò come vuoi!” E lei dopo essersi alzata,leccandosi il labbro superiore mi rispose:” Oh, se c’è uno che dev’essere preoccupato non sono di certo io!! Ah,ah,ah!!” Si girò ed uscì fuori, allorché cercando la giusta concentrazione ( e non era facile in quella situazione ) riuscii nel mio intento e quando lei rientrò io ero già a posto. Tirò lo sciacquone e prendendomi senza dire una parola mi portò in cucina. Accese la luce e dopo avermi poggiato sul tavolo prese una vaschetta di plastica di quelle che si usano per gli alimenti, aprì il rubinetto del lavandino e dopo averla riempita, si voltò e la poggiò di fronte a me. Mi disse:” Su, l’acqua è tiepida, ora fai il bagno mentre vado a sfamare gli altri vermi che sono di sopra, altrimenti se muoiono con cosa gioco domani!Ah,ah,ah!!…….sì, ho capito, ti vergogni! Ora vado ma sbrigati, la tua dea ti vuole fresco e profumato, stasera ci sono delle sorprese, mmmmmhh!!….” Detto questo se ne andò con la scatolina che doveva contenere il cibo per gli altri ed io volevo dirle che ne avevo anch’io bisogno, ma era tardi, stava già facendo le scale. Allora senza perdere tempo mi spogliai e mi immersi in quella vaschetta.
Katia entrò in soffitta esordendo:” Forza stronzetti, la vostra padrona è arrivata! Inginocchiatevi tutti!!” Oltre ai due che erano con me vi erano altre quattro scatole che contenevano una ventina di ometti in totale,di cui cinque erano donne. Erano tre gli ultimi catturati ed erano subito stati “addestrati”, poiché terrorizzati si inginocchiarono anche loro. Solo uno in un’altra scatola stava dormendo pesantemente, forse distrutto da quello stress e non sentì Katia entrare, così quando lei se ne accorse, lo prese in malo modo per la testa tra pollice ed indice. Questi sussultò e si spaventò tantissimo aprendo gli occhi, poiché si ritrovò di fronte il volto gigantesco di mia sorella che gli disse entusiasta: “Bene, tu porco, sarai il prossimo candidato!” Così dicendo lo depose in una scatola vuota vicino alle altre e l’ometto terrorizzato, iniziò a gridare:” M…mi…mi scusi mia dea, non l’ho sentita arrivare, ma…. candidato per cosa!!! L’ ometto era terrorizzato perché non riusciva a capire cosa voleva Katia da lui, ma sapeva di certo che non era niente di buono. Mia sorella senza dargli più retta distribuì il cibo agli altri omini, tutti tranne che lui. “Ora ringraziatemi!!” Disse con tono altezzoso, dopodichè tutti gli ometti si allungarono a pancia in giù gridando: “ Ti ringraziamo nostra dea, per essere tuoi servi. E’ un grande onore essere ai tuoi piedi ed alla tua volontà”. Evidentemente li aveva obbligati ad imparare quelle assurdità e ne approfittava per umiliarli quando voleva. Così sorridente uscì dalla soffitta dando una squadrata all’ometto che aveva isolato che non prometteva niente di buono. Si recò in camera per controllare il suo cellulare. Aveva ricevuto una chiamata e lei rifece il numero per rispondere. “Sì?, ah sei tu. Allora, come eravamo rimasti…..sì, 10 euro per mezzora, sì…….no, no, no, non preoccuparti, è docile come un agnellino e poi,…..mmmmhh!!!……voglio vederlo soffrire un po’, altrimenti che l’ho rimpicciolito a fare! ……mmmmmhh!!…non vedo l’ora!!….sì, va benissimo, ciao!!”
Feci appena in tempo a rivestirmi quando Katia sbucò in cucina. Si abbassò su di me, quasi sfiorandomi col naso e mi accorsi che mi stava annusando. “ Mmmmhh!!….ma bravo….adesso va meglio.” Io caddi all’ indietro quando lei iniziò a parlare poiché, colto di sorpresa, non è che ero tranquillo trovandomi il volto di Katia così vicino. Si distaccò un po’ e mi afferrò con una mano. Mentre iniziava a camminare mi disse:” Ora ti porto di sopra, tu intanto riposa, tra un paio d’ore avrai un po’ da fare!” Mi disse questo con un cenno di sorriso, quasi a prendermi in giro, e la cosa non mi piaceva. Entrati in soffitta, Katia mi depose delicatamente al solito posto e ordinò a tutti di riposare. Poi mi disse:” Vado a trovare qualcun altro di voi, le mie amiche si vorranno divertire!” Si allontanò tranquillamente lasciando tutti perplessi per quelle parole. I due uomini che erano con me chiesero se stavo bene e, rispondendogli che era tutto a posto, si preoccuparono se avevo notizie della ragazza. Ma purtroppo non ebbero notizie da me e dato che oramai sembrava scomparsa i nostri pensieri non tardarono a tirarne le tristi conclusioni. Ci allungammo in un angolo della scatola per cercare di riposare solo che non vi riuscivo, ripensando ai momenti trascorsi prima con mia sorella ed alle parole che mi aveva rivolto. Passarono dieci minuti e tutti riposavano, forse abituati ormai a quella situazione. Arrivavano solamente dei leggeri mormorii provenienti dalla scatola degli ultimi arrivati, probabilmente ancora sconvolti. In un angolo potevo notare il tappo per i bisogni ed al lato opposto un contenitore simile, probabilmente quello del cibo. Mi avvicinai e, notando che vi era qualcosa dentro, mi tornò tutta la fame che in quel momento avevo isolato e mi avventai su quella roba. Una volta sazio mi tranquillizzai un po’ ed andai a distendermi vicino gli altri due. Il sonno così mi si celò davanti gli occhi ed un attimo dopo già dormivo.
Mi svegliai un attimo prima che mia sorella entrasse, poiché mentre veniva verso la soffitta stava parlando a gran voce con qualcuno. In pochi secondi tutti sussultarono per le grida di alcune persone. Altre povere vittime di una folle. Poggiò la confezione con quelle vittime che gridavano aiuto piangendo e lei era felice di quelle grida. Si avvicinò poi alla mia scatola –prigione e l’uomo più anziano né approfittò per un chiarimento. Si inginocchiò e disse:”Mi perdoni mia dea, ma potremmo sapere dov’è la ragazza che era con noi?” Evidentemente l’uomo ci teneva e non poteva pensare che Katia se la prendesse anche con le donne. Il viso divertito di Katia non fece una piega e prontamente gli rispose:” Ah, che schiavi gentili che ho!- disse portando un indice vicino all’uomo, iniziandolo a tastare come se fosse un pupazzo di gomma-…mmm!….bè, era triste per il suo ragazzo, così l’ho mandata a fargli compagnia!Ah, ah, ah, ah,!!” Rise passandosi poi la lingua sulle labbra per sottolineare la tragica morte della ragazza. Un brivido di terrore percorse noi tre ometti increduli, sapendo del fidanzato e non potevamo credere ad una cosa simile. Poi Katia allungò una mano verso di me ed io sconvolto cercai di allontanarmi. Katia mi agganciò per una gamba e mi trascinò indietro, divertita dal mio stato d’animo.”Cosa c’è, hai paura di me, la tua dea? Fratellino, dovresti sapere che è un’onore dare la vita per me!” Era talmente sadica che non sembrava più un essere umano, poi continuò:” Ora vieni con me.” Mi poggiò sull’altra mano e mi portò in camera, dove prese una borsetta e mi ci infilò dentro. Non capivo più niente, mi avvolse l’oscurità e pregai che tutto andasse bene.
Le gridavo di lasciarmi in pace ma lei rispose di far silenzio altrimenti mi ci avrebbe lasciato tutto il giorno lì dentro.Venni sballottato poi dappertutto quando la borsa si sollevò e Katia iniziò a camminare.Dal rumore stava scendendo le scale e credo si dirigesse verso il salotto. Perché mi portava lì? Gli altri giochetti con me li aveva fatti in camera. Non capivo. Mia sorella,mentre poggiava la borsa,poiché questa ora era stabile, disse: “Posso offrirti qualcosa, un thè, un succo?”E sentii stupito un’altra voce femminile, direi molto giovane, rispondere:”No, grazie, sono le nove e ho cenato solo mezz’ora fa, sono piena. Gradirei solo un goccio d’acqua fresca sai, con questo caldo…..” E mia sorella:” Sì, hai ragione, non c’è niente di meglio!” Dal rumore si capiva che mia sorella era andata ad accontentare la ragazza e tornò dopo pochi secondi. Un forte scossone mi rimise a sedere nella borsa e la voce della ragazza ora era più vicina :”Allora,fammelo vedere dai, sono impaziente!” La sua voce era un po’ provocante e la cosa iniziava a farmi insospettire. Cosa volevano da me? La borsa si aprì e per un attimo vidi la mano di Katia allungarsi e cercare qualcosa, me. In un attimo mi prese e, depositatomi sulla superficie fredda di un tavolo, riaccorsi che era quello del salotto. Mia sorella allontanò la mano e disse:”Ta-dà!!…Bè, allora come ti pare, mi credi adesso?” E l’altra: “Oooohh!!!…ma….ma….è incredibile!!….fantastico!!” Mi voltai e rimasi sbalordito. Di fronte a me, a pochi metri (delle mie dimensioni ) Vedevo l’enorme figura di Alessia! Non è possibile, cosa ci fa qui!! Anche lei coinvolta! Ma ha solo quattordici anni!Rimasi fisso ad osservarla e notai anche ad una certa altezza i suoi occhini verdi che mi fissavano meravigliati. Alessia è per l’appunto una giovanissima ragazza, ma di una bellezza straordinaria. È un po’ bassina, forse 1,60 m, ma ha un fisico stupendo: tette non molto grandi, direi una seconda, ma un bellissimo culetto sodo, delle gambe snelle che terminano con due piedini da favola. Per non parlare del suo volto, che oltre ai bellissimi occhi che la illuminano si fa notare per il suo nasino quasi alla francese e una bocca piccola ma ben fatta. Il tutto contornato da capelli lisci a baschetto tinti di un rosso rame che le sta benissimo. E la sua bellezza vista nelle mie condizioni fa uno strano effetto. Anche nella mia paura riuscivo in quel momento ad avere una certa attrazione nei suoi confronti. Ecco perché gli vanno dietro praticamente tutti, anche persone molto più grandi di lei. Mi distolsi dai miei pensieri quasi subito, notando nei suoi occhi quella che poteva essere malignità nei miei confronti. Poiché lei però non è mia sorella ma poco più che una conoscente, iniziai a preoccuparmi davvero. Mia sorella le disse che siccome era la prima volta che lei maneggiava un ometto, doveva andarci piano, altrimenti poteva uccidermi senza che nemmeno se ne accorgesse. Rimasi pietrificato quando lei disse ciò guardandomi e provando un certo piacere in quelle parole. D’istinto iniziai a fare qualche passo indietro da Alessia che stranamente, non curandosi più di me, si mise chiacchierare con Katia di fatti loro, mentre Katia si accese una sigaretta. Io ero estraniato lì sul tavolo tra le due gigantesse e sembrava quasi che io non ci fossi più e mi ripresi un attimo. La cosa andò avanti per circa dieci minuti, quando mia sorella iniziò a passarsi una mano tra le gambe che io non potevo vedere, ma dal movimento del braccio e dall’ espressione sempre più eccitata del suo volto lo si poteva capire facilmente. In quel momento Katia disse:” Dai Alessia, io non resisto più!” Ed Alessia:”Allora faccio così come mi hai chiesto.” Poi si rivolse a me:” Tua sorella mi ha detto che sei particolarmente attratto da una parte del corpo femminile vero?” Mi disse in tono molto sdolcinato. Evidentemente si divertivano con quel sadico gioco perché la cosa mi puzzava di trappola e loro lo sapevano. Mi sentivo davvero strano e spaventato, osservato lì, così piccolo da due ragazze eccitate che pensavano di me come un loro giochino ed i loro sguardi erano davvero insopportabili.
Io non risposi alla domanda di Alessia e Katia intervenne:”Su, dai!….dillo alla nostra ospite!….devi scusarlo ma è timido!….mmmmhh!!” Disse questo sempre più eccitata e divertita. Allora prese la parola la giovane gigantessa:”Beh, tua sorella mi ha detto che ti piacciono moltissimo i piedi,no è vero?”Lo disse provocandomi con lo sguardo. Lei sapeva che io la guardavo con un certo interesse e si divertiva nella sua ingenuità ad umiliarmi così perché la faceva sentire superiore agli altri. E Katia :”Dai, che ti credi che non me ne accorgo come guardi una donna che passa con un sandalo aperto o con scarpe di una certa eleganza? Dai Alessia che non ce la faccio più!…ooohh!!…..ti faccio anche un po’ di sconto!!” Io ero davvero preoccupato, parlavano di piedi e volevano farmi qualcosa. Allora dissi a mia sorella: ”Ma cosa vuoi da me? Lasciami stare! Anche tu Alessia;smettila!”
Allora mia sorella mi disse:” Vedo che hai già dimenticato le buone maniere! Ora inginocchiati di fronte ad Alessia e chiedile scusa!” Intanto stava avvicinandosi con una mano e non volevo finire come l’altra volta. Così nella mia vigliaccheria mi inginocchiai verso Alessia e chiesi scusa per la mia arroganza. Alchè Alessia mi disse:”Vedi, tua sorella lo fa per te, non preoccuparti!” Io che avevo capito la lezione, mi girai verso mia sorella e le chiesi:”Mia dea, che cosa vorresti fare per me?” E lei sorridente:” Vai Alessia,procedi!”
Di colpo una terribile morsa ritolse il fiato, era la mano di Alessia che mi colse alle spalle e mi avvolse. La gigantessa si alzò e si diresse verso una delle due poltrone ad un lato del salotto. Ero a decine di metri da terra e la presa che aveva su di me mi preoccupava poiché non era quella di mia sorella, abituata a torturare ometti.Si sedette su una poltrona e mi depose sul tavolinetto di vetro che si trova fra le due poltrone. Mollò la presa e sorridente andò ad appoggiarsi allo schienale. Accavallò la gamba destra sulla sinistra ed io ero ancora disteso dolorante a pancia in giù. Le dissi senza capire niente, ancora non mi ero nemmeno voltato verso di lei:”La prego, mia……offf!!……mia signora, mi sta facendo male, mi lasci andare, cosa vuole da me!”Intanto mia sorella si alzò e venne a sedersi sull’altra poltrona vicino a noi. Katia disse:” Faglieli vedere!”
Io mi voltai sedendomi come potevo e notai che Alessia aveva addosso una camicetta bianca dai bordi ricamati, una minigonna nera, dei calzini di seta bianchi ricamati molto corti che arrivavano solo alla caviglia sottile e delle scarpe nere aperte con una fibia che cingeva la caviglia sotto la fine del calzino e una stringa di cuoio sottile nera che cingeva il piedino tra le dita e la base del collo. Era di certo una bella vista, lei era molto attraente, ma in quelle condizioni pensavo ad altro.
Alessia si spostò col busto in avanti e la sua ombra mi coprì. Io ero molto in basso rispetto a lei poiché ero sul tavolinetto, ed ero a metà altezza tra la caviglia ed il ginocchio e nonostante lei fosse piccoletta, vedevo svettare di fronte a me qualcosa di immenso. Arrivò con tutt’e due le mani alla scarpa destra che era più in alto, a circa due metri da me, slacciò la fibia e sfilò lentamente la scarpa. Nel totale silenzio si udiva amplificato lo strusciare del piede nella scarpa che lentamente veniva sfilata. Alessia mi guardava con attenzione, ed ora anche lei era visibilmente eccitata. Io non potevo far altro che osservare ed in quei lunghi attimi di estasi cercavo di capire cosa volesse farmi. Voleva anche lei che le lucidassi le scarpe?Ma per chi mi hanno preso? Perché si divertono a trattarmi così?
Intanto Alessia inarcò il piede e depose delicatamente la scarpa dietro di me scavalcandomi. Poi scavallò le gambe e lentamente le riaccavallò portando stavolta la gamba sinistra in alto. Si divertiva molto in tutto ciò. Evidentemente era il potere che aveva su di me, forse dopo che io dovevo chiamarla dea o padrona ed ero suo schiavo. Fece lo stesso lavoro con l’altra scarpa, poi scavallò, unì le punte dei piedi e contemporaneamente alzò le gambe e poggiò le punte dei piedi sul bordo del tavolo proprio di fronte a me. Inarcò i piedi lasciando tutta la pianta all’esterno del tavolo e davanti a me vedevo solamente questi enormi piedini con i loro calzini uniti. La vista poi si alzava fino alle ginocchia e poi niente più, tranne i suoi occhi che mi scrutavano in lontananza.
Mia sorella era terribilmente eccitata. Intanto Alessia muoveva dolcemente le dita dei piedi sul tavolino mentre mi fissava, come per provocarmi. Sempre nel totale silenzio iniziò a strofinare lentamente i piedini sulla superficie del tavolo con un leggero movimento avanti e indietro. Ad un certo punto intervenne Katia:”…Oooohh!!….braaavaaaa!….sì……uuuuhh!!….guarda come è teso……mmmhh!!…il mio piccolo schiavetto!!….sììì, Alessia….continua pure!!!”
Continuò Alessia:” ….Mmmmhh!…certo, cara…..oohh!!…con vero piacere!!!….aaahh!!”
Alessia prese i suoi calzini sull’orlo e alzando leggermente i talloni, iniziò a sfilarli, prima uno, poi l’altro e tutto a pochi passi da me. Ora i calzini arrotolati coprivano soltanto le dita ed una piccola parte dei piedi e lei, agganciandoli per le punte tra pollice e medio, finì di sfilarseli. Fece dondolare quei calzini davanti alla mia faccia, dopodichè li poggiò sopra una delle scarpe che si trovavano alle mie spalle.
Allora lei si ributtò contro lo schienale della poltrona soddisfatta, poi spinse leggermente i suoi piedi verso di me, si fermò e contiunuò a fissarmi sorridendo eccitata e quelle pause silenziose,interrotte solo dai suoi gemiti assieme a quelli di mia sorella mi terrorizzavano. Sì, perché non riuscivo mai a capire cosa avessero in mente, ed io mi sentivo i loro occhi addosso e vi assicuro che non era affatto piacevole. Ad un certo punto Alessia interruppe quel silenzio agghiacciante:” Bè, che te…mmmmhh!!…che te ne pare!…oooohh!….come ti sembrano le mie estremità!! Su, non fare il timido…aaaahh!…lo so che ti piacciono …uuuuhh!!!”Disse iniziando a toccarsi anche lei per l’eccitazione e mia sorella reagiva compiaciuta ad ogni azione umiliante che Alessia aveva nei miei confronti!
Io non potei far altro che acconsentire per non peggiorare la situazione:” Sì, mia dea, lei ha dei piedi straordinari, non ho mai visto niente del genere!”Ed abbassai lo sguardo. In effetti erano bellissimi, affusolati con dita abbastanza lunghe nonostante fossero di piccola taglia. Da così vicino si notava una pelle perfetta senza il minimo callo e anche le sue unghie erano ben curate e lucide senza nessuna smaltatura. Allorché Alessia:” Adesso…uuuuhh!!…voglio divertirmi un pochino….sìì!!….” Alzò leggermente le punte delle dita muovendole con delicatezza e avvicinandole a me e mordendosi il labbro inferiore mi toccò con l’alluce destro. “Hey, che faii!” Non mi piaceva per niente quell’atteggiamento. Alessia, dopo un gemito mi disse quasi sottovoce: “ Leccali!!” Io mi voltai verso mia sorella sconvolto e lei mi sorrideva di piacere dicendo:” Dai, sto aspettando anch’io…..oooohh!!….datti da fare!!!!” Ero scioccato. E’ questo che volevano da me,umiliarmi a tal punto da essere il loro insignificante leccapiedi!!Mi venne un minimo di reazione:” No….Katia, ti prego….no!….non puoi farmi questo!!…..smettetela per favore, sto impazzendo!!”
E Katia, abbassando la testa verso di me, quasi sfiorandomi con i suoi capelli lunghi:” …..oooohh!!!….poverino!…..ma tu sei…aaaahhh!!!…sei talmente stupido da credere - continuava con quel tono sdolcinato e pieno di piacere- …che ti abbia rimpicciolito…..mmmmhh!!…perché….perché mi avevi visto con quei due…..aaaahh!!!…….no! Era ….era una trappola……per….aaaahh!……poterti rimpicciolire,sì…….lo desideravo da un po’ di tempo…..mmmmmhhh!!….vederti torturato e umiliato da altre ragazze!!…uuuuhh!!…il solo pensiero mi fa impazzire e,adesso….oooohh!!….non…no puoi capirecome io….io e….aaaahh!!…io e lei stiamo godendo…..avanti,lecca!!”
Così allungò un indice verso di me.Io opposi resistenza, ma lei mi spinse inesorabilmente verso le dita del piede destro, leggermente divaricate quando impattai su di loro, Alessia mi strinse un braccio tra l’alluce ed il secondo dito in modo da non poter scappare. Il mio destino era segnato. Non potevo far altro che ubbidire. Così per un attimo guardai quell’enorme massa rosea che ogni tanto si muoveva per i gemiti della gigantessa. Alessia fremeva nell’attesa:”Forza schiavo, ora….aaaahh!!!…sono loro i tuoi padroni….oooohhh!!!…datti da fare!” Lei abbassò il piede aderente al tavolino ed io riluttante mi ci distesi sopra, appoggiai la mia bocca sul suo collo ed iniziai a leccare. La sensazione che provavo in quel momento era assurda. Mi sentivo un animaletto che loda il suo padrone e Alessia lo sapeva. La sua pelle era profumata,ogni tanto lei muoveva quasi impercettibilmente le dita sollevandole, ed io mi alzavo con loro poiché il mio peso doveva essere minimo. Lei impazziva di goduria e mi mise un indice sulla schiena tastandomi, mentre io ero costretto a leccare. Alcune volte la pressione del dito era forte e mi costringeva a fermarmi, finchè lei:” Com’è….aaaahh!!….com’è essere umiliati da una ragazza di appena quattordici anni?….oooohh!!…..continua senza fermarti!!…continua più in basso!….mmmmhh!!……leccami le dita!!…oooohh!!….da bravo schiavetto…la tua….aaaahh!!!….la tua padrona vuole un bel lavoretto!!” Io non ce la facevo quasi più. Stavo per scoppiare a piangere per l’umiliazione e la paura che le due mi incutevano. Se smettevo di leccare o dicevo qualcosa che a loro non piaceva, cosa mi sarebbe successo? Era terribile continuare a vivere in quell’incubo.
Non potei far altro che indietreggiare, sollevandomi leggermente dopo che lei tolse il suo enorme dito dalla mia schiena, rifermai sulle sue dita e ricominciai. Lei continuava ad agitarsi per la goduria e non si accorse che, muovendo il piede, a volte mi dava dei colpi tremendi sullo stomaco o sul volto. Una volta mi fece mordere la lingua per un colpo improvviso ed io gridai. Lei reagì:” Oh, poverino! Ti ho fatto male…….mmmmhh!!…scusami….ma non me ne frega niente…continua…..oooohhh!…..forza, o se mi va,……mmmmmhh!!…..ti schiaccio come un verme!!!…sì, forse è quello che farò!!!”
Quelle parole furono peggio dei suoi colpi. Mi inginocchiai, le chiesi scusa e le dissi che non lo avrei fatto più e lei mi sorrise in segno di approvazione. Dopo un paio di minuti che mi davo da fare sentii di nuovo la sua mano che questa volta mi spinse tra le sue dita. Con l’indice mi premette leggermente la testa tra il pollice ed il secondo dito facendomi capire che ora voleva lì la mia lingua. Mi venne un po’ di nausea ma i suoi piedi per fortuna erano puliti e vi era ancora un certo profumo anche lì. Ogni tanto stringeva le sue dita e quasi mi stritolava, segno che le piaceva poiché così mi sentiva più sua. Ad un certo punto scostò quel piede, mi diede un colpetto al petto facendomi cadere all’indietro e mi mancò il respiro per la botta. Ora ero disteso. Iniziai a risentire del trattamento avuto negli ultimi venti minuti e quasi non mi muovevo. Alessia si fece avanti:” …..mmmmhh!!…bravo schiavetto…..ora resta così….oooohh!!…..voglio sentirti meglio!!!” All’improvviso vidi sollevarsi l’altro piede e lentamente si dirigeva verso di me oscurandomi la visuale. Ad un paio di metri da me vi erano le sue dita all’altezza del mio bacino. Credevo che volesse schiacciarmi ed entrai nel panico. In quegli attimi pensavo davvero di stare per morire. Senza pensare mi allontanai cavalcioni con tutte le mie forze, ma sentii la voce di Katia che rideva. Mi ritrovai in una morsa e mi accorsi che era la mano di Katia che mi stringeva tra le dita. Sollevando lo sguardo vidi il suo volto eccitato, le sue labbra socchiuse per il piacere. All’improvviso mi serrò sulla superficie del tavolino con una certa forza e con le dita mi rigirò mettendomi di schiena a terra. Allora mi allargò le braccia che con due dita teneva ferme e vidi in lontananza il volto di Alessia che succhiava due dita della mano e con l’altra si accarezzava l’inguine sotto la gonna. Non riuscii a vedere le sue enormi cosce poiché mi si parò di nuovo davanti il suo piede. Sentii solo la voce di Alessia:” Mmmmhhh!!…..grazie…”
Io gridavo a squarciagola quando le sue dita si calarono su di me sfiorandomi senza però fare una pressione violenta. Poi vedevo le dita strusciare sul mio corpo avanzando verso la mia faccia.Allora Katia mi lasciò le braccia e tornò a sedersi dicendo:”…Devi fare LO schiavetto ubbidiente….mmmmmhh!!…hai capito?….oooohh!!!” Intanto Alessia continuava, anche parte della sua pianta era su di me,toccandomi fino ai miei piedi. Girai la testa di lato per protezione quando l’alluce raggiunse il mio volto e lo pressò sul vetro gelido del tavolino e mi faceva un po’ male poiché non sapeva dosare la forza. Ero consapevole che in qualsiasi attimo se avesse allentato il controllo, quella morbida superficie del piede mi avrebbe distrutto. Iniziai a piangere, non ne potevo davvero più e chiusi gli occhi. Lei ad un certo punto:” …ooohh!…cos’è…non…mmmhh!!…non ti piace, mio zerbino,mmmmhh!!….a me invece fa impazzire, oooohh!!!…..sìììì!….sei abbastanza morbido…..mmmmhh!!”
Allora Alessia iniziò a giocherellare col suo piede su di me. Passava tutte le sue dita sulla mia faccia, muoveva quella massa sul mio corpo avanti e dietro, a volte sollevandolo facendo rimanere su di me solo le sue dita. Poi lentamente premeva fino a che il dolore si faceva intenso e non riuscivo nemmeno a gridare e lei solo allora mollava la presa. Io le supplicavo di smetterla, ma peggioravo la situazione poiché era un ulteriore stimolo per loro. Poi mi tastava col tallone e di nuovo con le dita facendole correre sul mio corpo. Ora mi stava facendo davvero male e non dovevano esserepiù di quattro o cinque minuti che mi trattava così. Ad un certo punto tolse il piede poggiandolo di lato e speravo che avesse finalmente smesso. Poi si staccò dallo schienale della poltrona allungando una mano verso di me e, una volta raggiunto, mi colpì con forza, facendomi girare di 180 gradi a pancia in giù. Io supplicavo, ma niente da fare. Sul vetro del tavolino vidi all’improvviso riflessa la pianta del suo piede. Stava per ricominciare. Allora quando sentii di nuovo quella pressione sulla schiena e i gemiti di piacere delle due che si susseguivano, io persi ogni speranza e piangendo mi abbandonai a quel destino. Di nuovo lo stesso trattamento, per pochi ma interminabili minuti, ed ogni colpo che mi toglieva il respiro mi sembrava essere l’ultimo che potessi sopportare. Mia sorella ad un certo punto mi disse con estremo piacere:” Mmmmhh!!…lo sai… è bellissimo vederti così….oooohh!!….farti soffrire, venduto per pochi soldi,….aaaahh!!!…..e chissà cosa potrei farti ancora!!”
Alessia raggiunse l’orgasmo e finalmente tolse quel piede dal mio corpicino distrutto.
Con due dita mi voltò, si avvicinò a me col viso fino a sfiorarmi e, dopo qualche secondo di pausa mi diede un bacio sul petto coprendolo tutto e disse:”Mmmmmhh!!..sei stato bravo!…ma devi allenarti un po’, sei….sei ancora troppo disubbidiente e poco resistente!” E Katia, che aveva smesso di toccarsi e si era ricomposta:” Non preoccuparti, a questo ci penso io!”
Poi si risistemò anche Alessia,si rimise i calzini e le scarpe e si alzò in piedi. Si alzò anche mia sorella e Alessia, tirando fuori da una borsetta dei soldi, li porse a mia sorella dicendo:” Grazie, è stato fantastico!” E Katia ribattè:” Oh, sapessi per me !”Alessia allora uscì di casa e chiudendo ringraziò ancora mia sorella.
Katia poi venne con passi lenti verso di me ,mi prese,mi sollevò verso il suo viso e sorrideva. Non potei fare a meno di osservare quello sguardo diabolico. Lei si rivolse a me:” Bene! Spero che tu abbia capito che per me sei un escremento e se vuoi sopravvivere devi fare tutto ciò che ti verrà ordinato, altrimenti……questo era solo l’inizio!” Poi mi portò in cucina, presecon una certa fretta un contenitore, ci mise un tovagliolo e mi ci buttò dentro dicendo:” Scusa ma ora devo andare, sai….mmmmmhhh!!…sto ancora fremendo per quello che è successo ma non ho ancora raggiunto l’orgasmo. Quindi vado di sopra a divertirmi con qualcuno di voi, casomai uno di quelli nuovi! Ci vediamo domattina, mio bocconcino!” Le i se ne andò ed io ero lì dentro terrorizzato, sconvolto e quasi non avevo capito quello che mi disse mia sorella. Notai che a lei piaceva sottolineare i particolari, per poter sconvolgere di più le sue vittime, facendogli capire che ogni tortura per lei era un dolce passatempo. Quella sarebbe stata una delle più brutte giornate della mia vita,sempre che non stessi per morire.
Continua...
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